Postato su 2020-05-28 In L'alleanza d'amore ai tempi del coronavirus, Schoenstattiani

In questi tempi abbiamo bisogno di persone che ci precedano – Gertraud von Bullion

GERMANIA, Bettina Betzner •

Nel bel mezzo del tumulto della I Guerra Mondiale, nel 1917, una giovane donna vive un incontro che le cambia bruscamente la vita. Per uno spettatore sarebbe un incontro insignificante, eppure è un momento decisivo. Dopo una preghiera in una stanzetta marginale dell’ospedale militare avvenne una conversazione tra due persone: quella conversazione le cambiò la vita. Attraverso il fratello Franz Salzhuber, la contessa Gertraud von Bullion venne a conoscenza dell’esistenza della Federazione Apostolica di Schoenstatt. Un gruppo di laici impegnati nell’apostolato in tutti i campi possibili, attraverso la pratica della fede cattolica nella vita quotidiana. Un campo di attività nel bel mezzo della vita quotidiana; questo attrasse e toccò il cuore di Gertraud, la giovane infermiera della Croce Rossa.—

Dopo la fine della guerra, Gertraud von Bullion si mise in contatto con il fondatore del Movimento di Schoenstatt, P. Joseph Kentenich, con la richiesta di aprire la Federazione Apostolica alle donne. Ma il suo desiderio non venne immediatamente soddisfatto. In quella federazione, formata principalmente da teologi, a quel tempo l’ammissione delle donne era qualcosa di impensabile. Ma Gertraud era una combattente e sentiva nel suo cuore un grande desiderio di lottare con passione per la sua fede, di avvicinarsi a questo battito decisivo del suo cuore. Mosse i primi passi e si mise in cammino.

E noi oggi?

In tempi di pandemia di coronavirus e di celebrazioni della Santa Messa sullo schermo, sentiamo un grande desiderio di incontro con Dio nell’Eucaristia. Cerchiamo la vicinanza di Dio in questo momento, nei momenti di contatto ristretto.

Come possiamo dare spazio al desiderio del nostro cuore?

Quali sforzi facciamo per avvicinarci al Dio della nostra vita e al desiderio del nostro cuore?

In tutti i cuori dell’universo

L’8 dicembre 1920, con determinazione e disposizione interiore, Gertraud si consacrò alla Madre suggellando la sua Alleanza d’Amore insieme con un’altra donna. Da quel momento in poi Gertraud e sua cugina Mariele Christmann misero le loro vite sotto la protezione di Maria. Si lasciarono guidare dalla chiamata di Dio a servire Dio e l’umanità. Non lo fecero per propria volontà, ma con profonda emozione e con la determinazione di entrare a far parte della federazione apostolica. Questa consacrazione delle prime due donne ebbe grandi implicazioni, che portarono alla celebrazione della prima Giornata delle Donne a Schoenstatt, nel 1921. L’ora della consacrazione e la lettera del giorno precedente mostrano il mondo spirituale interiore che Gertraud sperimentò. Tutto il suo amore era per il Dio Trinitario, il suo grande amore per l’Immacolata Concezione e per le persone. Voleva servirli e lo fece fino alla fine della sua vita.

“Gesù, mio Re, ti offro tutto il mio cuore, regna su di esso completamente e per sempre; ma voglio anche usare tutte le mie forze, tutto il mio essere, come strumento della tua Santa Madre, affinché anche tu possa regnare come Re in tutti i cuori dell’universo!”

Gertraud von Bullion

E noi oggi?

Come dimostriamo il nostro amore per Dio in tempi di coronavirus? Quali segni di amore e di fede mettiamo in pratica? Cosa siamo disposti a rischiare? Stiamo diventando creativi nel dare dei segno di questo rapporto con Dio? Viviamo delle nostre piccole chiese domestiche, dei nostri santuari domestici e dei santuari del cuore. Qui sta il nostro centro di controllo, il battito del cuore nella vita quotidiana, ciò che mi porta più vicino a Dio e al mio prossimo.

Prendiamo sul serio questa possibilità e il luogo per agire a partire da lì?

Voglio servire

Gertraud von Bullion era una personalità che viveva secondo il motto della sua famiglia, i Conti von Bullion e che, per la sua profonda fedeltà, orientò la sua vita secondo questo motto: SERVIAM, cioè Voglio Servire!

Il suo amore per il prossimo si rifletteva nella sua disposizione quotidiana a servire gli altri. Nel suo servizio si sentiva completamente impegnata verso chi la circondava, sia nel vicinato, con i più bisognosi, con le persone semplici e i loro figli, per i quali le piaceva fare giocattoli con le cose di tutti i giorni; sia nel lavoro a casa dei suoi genitori o con la sua famiglia, numerosa ed estesa; sia con i soldati nell’ospedale militare, dove lavorava accompagnando spiritualmente, tra le infermiere della Croce Rossa o le giovani donne della congregazione femminile. Non si vergognava di nulla e visse il suo essere cristiana fino alla fine. Non era il titolo di nobiltà la sua etichetta, ma lo erano la nobiltà del suo cuore e il suo profondo amore per Dio come padre e per Maria come madre.

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¡Solidarietà! Noi siamo qui per voi, restate a casa! Andrà tutto bene – Io resto a casa! Restate in salute!

In tempi incerti, le persone hanno bisogno di vivere dei segni di solidarietà e di comunione di una comunità, di una società – il bene comune è l’essenza di una democrazia ben funzionante, ma anche di una società umana; l’uno aiuta l’altro – tutti per uno e uno per tutti. Solo così i momenti di bisogno possono essere sopportati e superati insieme. Questo è più evidente che mai, oggi, e in tutto il mondo: dobbiamo rimanere uniti per superare insieme questo cataclisma. Non è solo l’individuo che conta, ma anche l’unione di tutti.

La malattia che può sconfiggerci

Ma la guerra lasciò il segno su Gertraud. Ella contrasse, come tanti altri, una malattia di guerra: la tubercolosi polmonare, dalla quale non guarì mai. In molti sanatori e attraverso diversi tipi di cure, cercò di superare la malattia, ma alla fine fu la malattia a vincerla.

Eppure l’ultima parola non è stata data dalla malattia o dalla morte, che era inevitabilmente davanti ai suoi occhi, ma da Dio, il Padre misericordioso. Ella credette in Lui e sperimentò il Dio della sua vita attraverso segni e gesti d’amore. Lui era lì per lei e lei era lì per Lui – fino all’ultimo respiro! Mantenne il suo atteggiamento positivo nei confronti della vita e s’incamminò verso Colui che amava indescrivibilmente e che la teneva tra le sue mani.

La paura del coronavirus

Il coronavirus ci tiene sotto controllo e a volte il fiato si ferma quando vediamo lo sviluppo della crisi nel nostro Paese, nel mondo. Gli effetti sono devastanti: sull’economia, l’educazione, la società e sulle nostre famiglie. Il sistema sanitario sta raggiungendo i suoi limiti. La gente è preoccupata e in preda al panico e desidera la normalità. Desidera una mano che li sostenga, desiderano cure e tenerezza. Spesso non sanno cosa succederà. La paura della malattia si diffonde e sconvolge molti.

Cosa mi dà pace? Dov’è il mio punto di stabilità interiore? Dov’è la mia fonte di energia? Cosa succede quando mi sento solo e perso? Chi mi sostiene, se nulla mi sostiene?

Servire fino alla fine

Gertraud von Bullion sperimentò la sua stabilità in Dio, in Gesù Cristo, in Maria, nel suo rapporto con loro. Fu grata fino alla fine e pronta a servire fino all’ultimo respiro, fino all’ultima goccia di sangue versato per Lui e per le persone, a cui offrì tutto il suo amore e la sua vicinanza.

La mia testimonianza personale

Il mio sostegno personale è la mia Madre e Regina nel mio Santuario domestico, il nostro padre e fondatore, la mia comunità della Federazione delle Donne di Schoenstatt.

In P. Kentenich, nel suo amore paterno per me, nei piccoli segni di attenzione attraverso le sue citazioni e i suoi testi. Guardare la sua immagine, dove sperimento la corrispondenza interiore dell’incoraggiamento. Sono piccoli dialoghi che provocano cambiamenti nel mio cuore. Sono dialoghi che ho con la Santa Vergine, con Gesù Cristo nel mio piccolo santuario domestico. È un dialogo e una lotta con il Dio della mia vita che mi manda ad essere lì per le persone. Per una famiglia che ha bisogno di sostegno nelle cose di tutti i giorni.

Per una collaboratrice molto ansiosa e preoccupata, perché appartiene al gruppo a rischio, e che è accompagnata dal panico e dalla paura. In quel momento il mio incoraggiamento è importante: conta su di me. La mia piccola oasi a casa mi dà la forza di parlarle con coraggio, ma anche con serenità sulla sicurezza e il mio sostegno nella fede.

 

 Originale: Tedesco. Traduzione: Gian Francesco Romano, Roma, Italia

 

 

 

 

 

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