La protezione spirituale

Il dramma di oggi non è la velocità della vita, le rinnovate esigenze e le dure lotte quotidiane che noi dobbiamo affrontare.. Il dramma vero è la mancanza di valori trascendenti che diano sicurezza. Il dramma è il distacco spirituale, che genera innumerevoli nomadi spirituali, indecisi, vagabondi. È la mancanza di stabilità e consistenza di vincoli personali, d’attaccamento a luoghi, ad una tradizione. In conclusione, la mancanza di protezione o radicamento in Dio.

L’uomo per essere creatura, per non avere la sua ultima sicurezza in se stesso, è un essere insicuro, un essere sempre a rischio. Nessuno può sfuggire da questa dimensione della condizione umana. Certamente ci sono molte maniere di evaderla, ma nessun’evasione può essere una vera soluzione. Se siamo stati creati per Dio, se Dio è il nostro ultimo destino, se da Lui veniamo e a Lui andiamo, non c’è un’altra soluzione che donarci radicalmente a Lui. La dimensione più profonda del nostro essere è la filiale. Un figlio solo potrà avere pace se si trova accanto a suo padre e a sua madre. E questo, di conseguenza, farà possibile il suo incontro con i fratelli. Cristiano, significa essere, nel più profondo, in Cristo, Figlio di Dio Padre: “Pensate quanto amore ha avuto per noi il Padre, per chiamarci figli di Dio e infatti lo siamo!” Essere cristiani significa avere ricevuto lo Spirito Santo, che non è uno spirito di schiavi per ricadere nel timore, bensì “uno spirito di figli adottivi” che ci fa esclamare: Abba! Padre! Lo Spirito stesso si unisce al nostro spirito per dare testimonianza di che siamo figli di Dio (cfr..Rm. 8, 15-16). Cristiano è colui che si sa fratello degli uomini. È l’esperienza di partecipare di una storia che è storia di salvezza, e che un giorno culminerà nell’eternità.

L’incontro con la Madonna nel Santuario, è innanzi tutto l’incontro di un figlio, di una figlia con sua madre. È l’esperienza di essere accolto, accettato, compreso, in tutta la mia realtà, con le mie luci, e le mie ombre, con i miei successi e i miei insuccessi, con il buono e il cattivo che c’è in me. Nel Santuario mi sento protetto, mi sento bene. “Tutti coloro che vengono qua per pregare devono sperimentare la gloria di Maria e confessare: Come si sta bene qui! Rizzeremo qui la nostra tenda. Questo è il nostro angolo prediletto!”, P. Kentenich, 18/10/1914) Nessun figlio può spiegare con parole quanto sua madre significa per lui. Molto meno possiamo farlo trattandosi della Madonna, Madre di Dio e Madre nostra. Ella ha un carisma materno misterioso, straordinario, universale, unico. Come insegna con certezza Puebla: “Maria, Madre, risveglia il cuore filiale, che dorme in ogni uomo. In questa forma, ci porta a sviluppare la vita del battesimo per il quale siamo stati fatti figli (DP 295).” P. Kentenich, prigioniero nel campo di concentramento di Dachau, manifestava quest’esperienza in maniera profonda e semplice:

La Madre mi ha accettato con bontà e come Ella solamente può farlo, si è impegnata a curarmi fedelmente in ogni circostanza della vita, affinché contento, un giorno, mi accolga l’aurora pasquale.

Ella è soprattutto, Madre e Regina di misericordia, perciò ci porta con maestria, a scoprire e ad accettare la nostra realtà, tutta la nostra realtà, cioè, anche la storia di peccati e di miserie che include la nostra vita. Ella ci fa scoprire, vitalmente, il mistero di Cristo, che non è venuto a cercare i giusti ma i peccatori. Vi do una stupenda testimonianza di S. Paolo:”è certo e degno di essere accettato da tutti questa affermazione. Cristo è venuto al mondo a salvare i peccatori e il primo di loro sono io” (cfr Tm. 1-15). Ella in Cristo ci porta a addentrarci sempre più nel mistero del Padre, e del suo amore per noi (“L’uomo e la sua vocazione suprema – afferma Giovanni Paolo II – si rivelano in Cristo attraverso la rivelazione del mistero del Padre e del suo Amore. Enciclica Dives in misericordia) Maria ci conduce a scoprire il mistero dell’amore misericordioso di Dio Padre per noi, per tutti e per ciascuno. Questa realtà è la base della misericordia con il prossimo, che nella vita pratica si esprime in atteggiamenti molto concreti: pazienza, disposizione a perdonare, speranza sempre viva nella conversione del peccatore, non giudicare, per non essere giudicato.

Ella l’insuperabile nel suo amore materno per i suoi figli, come buona madre predilige i più deboli, i più bisognosi, i più miserabili. Ella c’insegna che la protezione o il radicamento in Dio è il risultato di cercare in tutto la volontà di Dio e mettendola in pratica, Se come Cristo, la nostra norma è fare la volontà del Padre saremo protetti nel suo cuore. “Colui che mi ha mandato è con me, non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre quanto a Lui compiace (cfr Gv. 8, 29)”. La Madonna ha dovuto soffrire e sopportare molte difficoltà nella sua vita, ma ha vissuto sempre protetta e sicura nella volontà del Padre: “Ecco qui la schiava del Signore, sia fatto in me secondo la tua parola” (cfr. Lc. 1,38) .

La vita di molti figli e figlie di Schoenstatt è la testimonianza autentica che Nostra Signora a Schoenstatt, dal suo Santuario, ha regalato in abbondanza questa prima grazia del pellegrinaggio, la protezione spirituale. Il suo frutto è stato un atteggiamento di totale fiducia (e non di timore o di angustia) di fronte alla vita, alla morte e oltre la morte. E così deve essere. Il maggior dono che abbiamo ricevuto da Dio, e la norma fondamentale del cristianesimo è l’amore: “Dio è amore, – dice S. Giovanni -, e chi rimane nell’amore, rimane in Dio e Dio in lui…Non c’è timore nell’amore, ma l’amore perfetto respinge il timore (cfr, 1Gv. 4, 16-18) Una semplice e profonda preghiera di P. Kentenich sintetizza molto bene questa grazia della protezione:

Confido nel tuo potere e nella tua bontà.
A Te m’affido con filiale pietà
In ogni situazione la mia fiducia
sei Tu, o Madre; e tuo Figlio Gesù. Amen