Postato su 2014-03-08 In Giubileo 2014

La purificazione della memoria. L’arte di chiedere perdono e di perdonare

P. Carlos Padilla Esteban. Stiamo costruendo una rete di Santuari vivi per Maria nel suo Anno giubilare. La Quaresima e la Settimana Santa sono un’occasione per continuare offrendo il nostro Capitale di Grazie. Cominciamo un tempo di conversione, in cui riceviamo la Misericordia di Dio nelle nostre vite. La rete si compone di molti pezzi di corda uniti. Quanto difficile è unire! Quanto facile è separare! Maria sempre ci unisce.

 

Vogliamo chiedere a Dio, che purifichi la nostra memoria, il nostro cuore. La Chiesa ha guardato la sua storia, una storia di santi e di peccatori e ha chiesto perdono. Quando guardiamo la storia della Chiesa vediamo peccati e ferite e ci sentiamo responsabili di tanto dolore. La Chiesa, tanto umana, tanto di Dio, non ha un passato immacolato.

 

Quando leggiamo la storia di Schoenstatt, questi 100 anni che abbiamo percorso ci rendiamo conto, che nemmeno la nostra storia, la nostra memoria, è immacolata. Ci sono mancanze, ferite, peccati e offese.

Come si può purificare la memoria della nostra Famiglia di Schoenstatt? È una grazia che chiediamo, è un dono. Un Anno Giubilare è un Anno per ricevere il perdono di Dio e ricominciare di nuovo.

Al riguardare la nostra storia personale in Schoenstatt, nella Chiesa, ci accorgiamo del nostro peccato. Abbiamo offeso e ferito. Siamo stati offesi e feriti, la nostra memoria è stata danneggiata. Ci duole l’anima al sentirci feriti e al sapere che altri sono stati feriti dalle nostre parole e dalle nostre azioni. Vogliamo chiedere a Dio e a Maria che questo tempo sia un tempo, in cui consegniamo la nostra storia, i nostri dolori, le nostre piccole amarezze e chiediamo loro che ci purifichino il cuore. Solamente Loro lo possono fare. Soltanto Loro possono sanare le nostre ferite.

È, perciò, che in questo tempo di grazie, vogliamo ricordare la nostra vita ed imparare a chiedere perdono e a perdonare.

In certe occasioni ricordiamo la nostra vita e pensiamo che non abbiamo niente contro nessuno, che siamo in pace con tutti. Ma poi è sufficiente scavare un po’ nel passato e si scoprono tante ferite e tanti rancori. La nostra memoria custodisce nel cuore tutto quanto è successo. E al lasciare affiorare quello che è nel fondo, ritorniamo a sentire la frustrazione, il dolore, l’offesa. Sì, abbiamo nemici, ed hanno un volto concreto. Forse loro ignorano la loro condizione. Chissà forse non sanno nemmeno che ci hanno fatto danno e pensano che già l’abbiamo dimenticato. Ma no, perché la ferita si imprime nel profondo dell’anima! Quanto è difficile perdonare e dimenticare! È l’orgoglio che ci impedisce di voltare pagina? È la paura che ci feriscano di nuovo, che non ci lascia dimenticare del tutto per proteggerci e rimanere sulla difesa? Dobbiamo perdonare per percorrere i cammini già passati. Se non lo facciamo, non potremo muoverci con libertà. Avremo timore al dolore. Penseremo alla ferita e ci spaventerà che ritorni ad aprirsi.

Ma come si perdona? È una grazia che dobbiamo chiedere, perché non sappiamo come farlo. Perdonare per aver di nuovo fiducia, come dice P. Kentenich: “Avere fede nel lato buono che c’è nell’essere umano, nonostante le delusioni sofferte, nonostante gli errori, nonostante le dure lotte. Non perdere la fede nel lato buono che c’è nell’essere umano. Sappiamo per esperienza che quando qualcuno dice o fa capire: “non credo più in te. Tutto in lui si blocca”. È vero che il perdono di Dio, ci dà coraggio. E il saperci perdonati ci sana, ci libera. E il saperci perdonati dagli uomini porta alla luce il meglio di noi. Dio perdona sempre e dimentica, crede in noi. È un mistero, un dono. La sua misericordia deve aiutarci ad essere misericordiosi con coloro che ci offendano. Ma quanto ci costa perdonare!!

Al contempo è necessario imparare a chiedere perdono.

Forse siamo nemici di qualcuno e non lo sappiamo. Ci sarà una ferita con il nostro nome in qualche cuore. Forse lo sappiamo. Lo abbiamo fatto, abbiamo ferito, abbiamo mancato. Forse senza renderci conto. Pecchiamo con le nostre parole, con i nostri gesti o le nostre omissioni, perché anche quando tralasciamo di amare causiamo una ferita.  E quanto ci costa chiedere perdono! È di nuovo l’orgoglio, l’amor proprio? Può darsi, perché così agiamo sempre. Facciamo cose e poi ci giustifichiamo. Diamo la colpa alle circostanze. Cerchiamo altri colpevoli che  cancellino la nostra colpa. Ma facciamo danno. Quasi senza renderci conto lasciamo cicatrici in qualche anima. Spesso abbiamo parlato male degli altri. Abbiamo pensato e criticato nel nostro cuore una persona, una comunità, qualcosa che è differente a noi. Forse ci siamo sentiti superiori, non abbiamo approvato ciò che è nuovo. Forse abbiamo gareggiato con altre persone cercando il potere. O forse abbiamo evitato a qualcuno ferendolo con la nostra indifferenza. Chissà non abbiamo avuto il valore per iniziare un nuovo incontro migliore ed abbiamo lasciato passare il tempo pensando che così tutto si sarebbe aggiustato. Sì, abbiamo abbandonato feriti sul bordo del cammino ed abbiamo proseguito.

 

Perché ci costa tanto chiedere perdono? Forse talvolta non siamo coscienti di quello che facciamo. Lo facciamo, e non gli diamo importanza. Poi non diamo valore al danno, alla ferita, al dolore cagionato. Incoscienza? Immaturità? Egoismo? Non importano le cause.

Il più importante è guardare il cammino che abbiamo davanti a noi. Guardare ed avere fiducia. Sì, è quello che dobbiamo fare. Chiediamo perdono a tutti coloro che abbiamo ferito. Chiedere perdono ci fa vulnerabili. Ci apre la misericordia degli altri, ci apre al rifiuto o all’accettazione. Sana colui che chiede perdono e colui che perdona.

Il P. Carlos Padilla è Direttore Nazionale del Movimento di Schoenstatt della Spagna ed autore dei

Cento anni di cammino, uno sguardo su Schoenstatt

Originale: spagnolo. Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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