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Postato su 2023-07-03 In Kentenich

Un altro sguardo su padre Kentenich: artista concettuale

P. Elmar Busse •

Se si esaminano le pubblicazioni su p. Josef Kentenich con i metodi di analisi qualitativa dei contenuti delle scienze della comunicazione o di ricerca di parole chiave del marketing, si trova come marchio o logo la barba bianca e come parole chiave: “canonizzazione anticipata”, “sempre” e dal 2020: “abuso”. In questa serie di articoli vorremmo dare uno sguardo diverso a Kentenich: né quello con la barba folta, né il candidato alla canonizzazione, ma nemmeno quello sospettato di abuso di potere o di abuso spirituale. —

Dopo la risposta molto positiva ai testi leggermente aggiornati scritti circa 30 anni fa da p. Elmar Busse, l’autore si è sentito motivato a presentare “altri sguardi” su P. Kentenich nello stesso stile, scritti in questo anno 2023. Speriamo, al di là delle consuete attribuzioni, di permettere uno sguardo nuovo e vivace sulla complessa figura del fondatore e di suscitare così la curiosità di occuparsi di lui più intensamente. Crediamo che ne valga la pena!

Nato in Argentina nel 1973, l’artista Tomás Saraceno ha una predilezione per i ragni e ancor più per le loro ragnatele. Nelle sue installazioni che riempiono lo spazio, tende sottili cavi d’acciaio che collega con piccoli pezzi a T o triangoli. Alcune delle sue installazioni sono accessibili. Dopo gli studi post lauream alla Städelschule di Francoforte, ha deciso di vivere e lavorare in Germania. Si è fatto conoscere grazie alle sue sculture alla Biennale di Venezia nel 2009, mentre a Francoforte una delle sue installazioni è stata esposta al Roßmarkt nel 2010/11.

Collegare cose che sono percepite come separate

In un’intervista ha dichiarato che con le sue ragnatele vuole “collegare cose che vengono percepite come separate”.

Il noto teologo e scrittore protestante Jörg Zink analizza la questione in modo simile quando formula il risultato di una connessione più intima con Dio: essere Uno con il tutto. Con lo spirito vivente, u niversale e trascendente. Non essere separati dalla terra. Non per essere superiori a tutto il resto, ma per appartenere e quindi per non cadere nella maledizione della mancanza di radici che è la causa di tante malattie che affliggono l’anima dell’uomo moderno. Non soccombere all’odio per la bellezza e la dignità delle cose che distrugge tutto ciò che è vivo oggi.

La tela del ragno o l’organismo dei vincoli

Padre Kentenich non ha mai creato un’opera d’arte nella sua vita, ma la preoccupazione di collegare cose (e persone) “che sono percepite come separate” era anche un desiderio del suo cuore. Sua è l’espressione “organismo dei vincoli”. La sua stessa biografia – sua madre dovette metterlo in un orfanotrofio di Oberhausen quando aveva otto anni e mezzo per poter lavorare – lo rese sensibile al tema dei legami. Non ebbe amici, né in orfanotrofio né più tardi durante gli studi, e soffrì di una sconfinata solitudine. Più tardi, c ome pastore, seppe dare e ricevere un’incredibile vicinanza: egli stesso interpretò questo cambiamento di personalità come un miracolo di guarigione che la Madonna aveva chiesto a Dio di compiere per lui.

Come teologo, naturalmente, andò più a fondo. Si chiese perché la Vergine potesse agire in questo modo. Le sue domande e le sue ricerche terminarono quando gli fu chiaro: una persona salvata dal peccato originale deve essere anche una persona pienamente capace di attaccamento. Solo 31 anni prima della nascita di p. Kentenich, era stato proclamato solennemente il dogma dell’immacolata concezione di Maria.

Nel linguaggio figurativo della caduta dell’uomo nel primo libro della Bibbia, si descrive come l’uomo comincia a vergognarsi (= attaccamento a se stesso disturbato), a fuggire da Dio e a nascondersi (= attaccamento a Dio disturbato), e infine – di fronte a Dio – a trasferire la responsabilità a Eva e a Dio stesso (“La donna che TU mi hai dato…” = attaccamento ad a ltri esseri umani disturbato). In questo contesto, la salvezza può essere interpretata come una crescente capacità di vincolarsi.

Il bisogno di vincolo e la paura del legame

Lo psicologo infantile John Bowlby, insieme a Mary Answorth, scoprì e descrisse, dopo la seconda guerra mondiale, il legame personale come uno dei bisogni fondamentali dell’uomo e fu quindi inizialmente considerato un eretico nel panorama psicologico, all’epoca fortemente influenzato dalla psicoanalisi di Siegmund Freud, che imputava tutti gli impulsi e le motivazioni umane alla sessualità. Tuttavia, Bowlby e Answorth riuscirono a corroborare le loro teorie con esperimenti interculturali e documenti filmati, convincendo gradualmente gli scettici. Oggi, per gli psicologi e gli educatori, la necessità del vincolo è indiscutibile.

Ma, e questo è il grande paradosso degli ultimi decenni, nonostante questo bisogno, sempre più persone hanno una marcata pa ura delle relazioni e le evitano. Dall’articolo di copertina di Stern del novembre 2013, il numero di pubblicazioni sul tema dell’ansia da relazione è aumentato enormemente. Naturalmente, prima di Bowlby scrittori e redattori avevano un’idea dell’argomento, ma si trattava di destini individuali e non di un fenomeno di massa.

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Il pensiero meccanicistico

Padre Kentenich non chiama questo fenomeno “paura dell’attaccamento”, ma “pensiero meccanicistico”. Il contrasto tra i teorici e gli ideologi affetti dal pensiero meccanicista e il fondatore di Schoenstatt, preoccupato di osservare con riverenza e sostenere i processi vitali, è molto netto e lo espresse bene una volta l’entomologo francese Jean-Henri Fabre (*1823 – 1915) in un confronto descritto con i suoi colleghi. Armato di un bastone e di una lente d’ingrandimento, si aggirava per il paesaggio nel caldo torrido, accovacciandosi davanti alle tane per oss ervare con sconfinata pazienza il sorprendente comportamento del mondo degli insetti. Giudicava i suoi colleghi e i loro metodi nei laboratori: “Voi sventrate l’animale, io lo studio da vivo; voi ne fate un oggetto di terrore e di pietà, io lo rendo degno di essere vissuto; io lavoro all’aria aperta mentre le cicale cantano; voi sottoponete la cellula e il protoplasma ai reagenti; voi studiate la morte, io studio la vita”.

Queste due mentalità e strutture di pensiero fondamentalmente diverse hanno difficoltà a incontrarsi. Padre Kentenich osservava che il pensiero meccanicista si stava avviando a diventare lo stile di vita dominante in Germania e in Europa. E allo stesso tempo dovette rendersi conto che la Chiesa ufficiale non vedeva la portata di questi problemi e non li prendeva in considerazione nel suo lavoro pastorale. L’avvertimento di p. Kentenich al Vescovo di Treviri nel 1949 rimase inascoltato. Nel frattempo, le condizioni in Germania si erano sviluppate come Ken tenich aveva temuto. Nel 1961 scrisse in uno studio:

“Chiunque abbia dovuto sopportare molta mancanza d’amore e fame d’amore, soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, in genere rimane malato di incapacità d’amare per tutta la vita. Non per niente si parla ovunque della necessità di legarsi, della mancanza di legame o dell’incapacità delle persone moderne di legarsi. Non si tratta solo di una malattia contagiosa di tipo ordinario, ma di una terribile piaga che attecchisce non solo nelle relazioni umane, ma anche nel sacro seno della famiglia e porta scompiglio ovunque. Quanto spesso si deve ammettere che i genitori di oggi sono già figli di genitori con disturbi d’amore. Non ci si deve meravigliare se i loro figli non hanno più la forza di amare nella profondità fluente del loro essere, ma spesso tentano solo dei gesti d’amore toccanti e maldestri”.

Che cosa può apportare Schoenstatt al cammino sinodale della Chiesa universale?

Alla domanda su cosa Schoenstatt può apportare al cammino sinodale per una Chiesa che sia sostenibile, possiamo rispondere: Schoenstatt vuole aiutare a costruire una nuova cultura dell’Alleanza. Vuole, secondo le parole di Tomás Saraceno, “collegare cose (e persone!) che sono percepite come separate”. Pensate al vostro brano musicale preferito, al vostro libro preferito, al vostro autore preferito, al vostro luogo preferito nella vostra casa e nel vostro ambiente, al vostro passo della Scrittura preferito, alla vostra scena preferita della vita di Gesù. Ricordate le volte in cui avete fatto nuove amicizie. In altre parole: prendete coscienza della rete di relazioni, della “ragnatela” che avete tessuto e che vi sostiene oggi.

A questa rete dovete la vostra stabilità psicologica. Potete esserne sinceramente grati. Celebrate la vostra rete di vincoli e legami.

Originale tedesco. Traduzione di Pamela Fab iano, Roma, Italia

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