Postato su 2016-02-17 In Missioni

Torce vive che risplendono della fiamma del Santuario

PARAGUAY, Ricardo M. Acosta, Padre di Schoenstatt, Diocesi di San Lorenzo •

Il lavoro apostolico di “Schoenstatt per la chiesa” si è esteso ad ambiti diversi, una delle grandi vocazioni della chiesa in uscita sono le missioni. La missione Tupãrenda 2016 (la secondo edizione nella città di Itá) raccolse più di cento persone nella seconda settimana del nuovo anno; 5 giorni di intensissimo lavoro missionario in una città che si trova a 15 chilometri dal santuario Nazionale di Tupãrenda.

Il paradigma ecclesiastico e missionario de “l’uscita” ha una solida radice antropologica: l’essere umano si realizza nel dono, nell’uscita, appunto, da se stessi. Cominceremo osservando quelle persone che escono da loro stessi per incontrare l’altro e Dio.

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Missione Tupãrenda: compromesso, solidarietà e incontro

IL COMPROMESSO di ogni cristiano non sta nel rimanere chiuso nel proprio mondo e le sue comodità ma nell’uscire a portare messaggi di speranza e tenerezza a tutte quelle famiglie che ne sono sprovviste. Il movimento di Schoenstatt, in cammino nel secondo anno del nuovo secolo, offre molte opportunità apostoliche per approfittare delle vacanze estive con intento generoso verso le altre persone.

Papa Francesco ci propone di effettuare un cambio di rotta: dalla “autoreferenzialità” alla chiesa missionaria; da una chiesa “mondana” a una chiesa “del popolo”; dalla “vanitosa sacralizzazione della propria cultura” ad un cattolicesimo acculturato; dal centralismo alla decentralizzazione; dal centro della società alle sue periferie, dalla preoccupazione della chiesa fine a se stessa alla questione sociale; una chiesa povera per i poveri (Evangelii Gaudium).

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Ognuno può testimoniare le infinite grazie che ha ricevuto negli innumerevoli santuari sparsi nel mondo. Ciò ci invita a non essere egoisti o pigri ma a mostrarci solidari verso gli altri. Questa SOLIDARIETÀ, il “darsi” agli altri, non sottrae ciò che si è ricevuto in dono ma al contrario, “lo moltiplicherà al cento per uno e donerà la vita eterna” (Mc 10, 28-30).

È un’esperienza straordinaria entrare a far parte della realtà di tante famiglie; ci permette sempre di ripensare alla nostra realtà e a rivalutare i nostri problemi, osservando con misericordia l’altro. Significa anche ripercorrere con la propria esperienza le tracce di Dio nella conoscenza di quelle persone.

La “pazzia” per molti è l’entusiasmo e l’empatia con l’altro e per l’altro. Uno spirito generoso non prende se stesso come base di confronto ma al contrario si scorda di se stesso e si dona per non avere niente in cambio. Doña Celia ci raccontava della felicità che prova nella compagnia del padre di 103 anni ancora in buona salute! “A volte le persone da adulte ritornano ad essere bambini!”, rifletteva. E richiedono tutte le cure di cui ha bisogno un bambino nei suoi primi anni vita. Questa testimonianza ci ha insegnato che il migliore ospizio è la casa e la famiglia, specialmente per quelle persone che non riescono più a prendersi cura di loro stesse.

Questo INCONTRO di cuori che si sperimenta nella missione rompe tutti gli schemi e paradigmi che uno può aver tracciato nella propria mente. Perché in soli 5 giorni la tua vita può girare a 180°, può scontrarsi con centinaia di persone che stanno percorrendo il proprio cammino e condividono molti aspetti della tua realtà. Quando parliamo di incontro, non ci aspettiamo che tutti ci accettino o ci diano la loro grazia, è possibile che si sperimenti anche il rifiuto ma ciò che ci deve guidare è la scoperta di Gesù Cristo che vive in ogni uomo. È un obiettivo non semplice perché presuppone che ci si dimentichi di noi stessi, in un distacco sincero.

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Originale: Spagnolo. Traduzione: Claudia Minici, Italia

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