Postato su 2014-05-26 In Francesco - Iniziative e gesti

Papa Francesco con i prediletti del suo cuore di pastore

TERRA SANTA, org. In un momento, in cui bambini e giovani gli danno le loro testimonianze commoventi sulla lotta contro handicap e gravi infermità, testimonianze piene di dolore, di speranza e di amore, Papa Francesco prende la sua croce pettorale nelle mani. Quella croce con il símbolo del Buon Pastore con le pecore sulle sue spalle. Il Pastore del mondo che consegna al Buon Pastore tutto questo dolore che lo circonda nella bella chiesa latina di Bethany beyond the Jordan (al di la del Giordano).  Nei profughi e i giovani handicappati Francesco vede il volto di Gesú e il suo amore che restituisce dignità e dona salvezza. Un gesto che riassume, senza neanche una parola, tutto ciò che ha detto minuti prima nel suo terzo discorso di questo pellegrinaggio di pace in Terra Santa.

Papa Francisco si è mostrato sensibile alla diffícile situazione che affrontano persone colpite dalle crudeli situazioni del mondo, esprimendo in primo luogo il suo speciale interesse nell’incontrare coloro che  “a causa di sanguinosi conflitti, avete dovuto lasciare le vostre case e la vostra Patria e avete trovato rifugio nella ospitale terra di Giordania; e al tempo stesso voi, cari giovani, che sperimentate il peso di qualche limite fisico.”.

Dove il cielo si aprì

Papa Francesco, una volta celebrata la Santa Messa nello Stadio Internazionale di Amman, ha ripercorso in automobile i cinquanta chilometri che lo separavano dalla regione di Bethany beyond the Jordan, che fu il centro di attività di San Giovanni Battista e luogo della vita di Gesú. Bethany è tuttavia sepolta e la sua precisa localizzazione resta sconosciuta. Probabilmente si trova a 200 metri dalla collina del profeta Elia dove ancora non sono stati fatti scavi archeologici. La zona è chiamata ”Wadi Al Kharrar” (Valle melodiosa) per il mormorio delle acque del Giordano. La località si trova a 350 metri sotto il livello del Mediterraneo, a pochi chilometri dal punto in cui il fiume si allarga e sfocia nel Mar Morto, il ”mare di sale” dell’ Antico Testamento e il ”Mare di Lot” dei manoscritti arabi.

Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Re Abdallah II che lo attendeva  nell’abside della Chiesa latina di Bethany beyond the Jordan e da cui si è diretto al luogo del Battesimo, proseguendo fino alla riva del fiume Giordano per pregare alcuni minuti in silenzio e benedire l’acqua. Dopo di ciò è entrato nel tempio dove era stata improvvisata una sagrestia privata. La Chiesa è ancora in costruzione e la prima pietra è stata benedetta da Benedetto XVI durante la sua visita al luogo del Battesimo, il 10 maggio 2009.

L’umiltà di Gesù

Ricordando il battesimo di Gesù in questo stesso posto, il Santo Padre ha insistito sull’umiltà di Gesù che, condividendo la condizione umana è venuto qui per essere battezzato e “con il suo amore ci restituisce la dignità e ci dona la salvezza “. In questo contesto, il Vescovo di Roma ha manifestato di essere profondamente toccato “dai drammi e dalle ferite del nostro tempo, in modo speciale da quelle provocate dai conflitti ancora aperti in Medio Oriente”. Il suo pensiero si è rivolto in primo luogo alla terra siriana, lacerata da tre anni di lotta fratricida e alle sue innumerevoli víttime: un dramma che ha costretto – ha ricordato – millioni di persone a farsi profughi ed esuli in altri paesi. Le parole del Papa pellegrino sono state poi rivolte alle autorità e al popolo giordano, ringraziandoli per la generosa accoglienza di “un numero elevatissimo di profughi provenienti dalla Siria e dall’Iraq” estendendo il suo grazie a tutti coloro che prestano la loro opera di assistenza e di solidarietà, come anche all’opera di carità svolta da istituzioni della Chiesa, che “assistendo i bisognosi senza distinzione di fede religiosa, appartenenza etnica o ideologica, manifestano lo splendore del volto caritatevole di Gesù, che è misericordioso”.

Vescovo di Roma ha esortato la comunità internazionale, perché ” non lasci sola la Giordania … nel far fronte all’emergenza umanitaria … ma continui e incrementi la sua azione di sostegno e di aiuto”. Rinnovando il suo più accorato appello per la pace in Siria ha insistito perché  “si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione dei problemi e si ritorni alla via del negoziato”, indicando come unica soluzione il dialogo e una soluzione politica.

Papa Francesco ha invitato anche i giovani ad unirsi alla sua preghiera di pace e a collaborare alla costruzione di una società rispettosa dei più deboli e ad essere “segno di speranza”.


Stimate Autorità, Eminenze, Eccellenze,
cari fratelli e sorelle,

Nel mio pellegrinaggio ho voluto fortemente incontrare voi che, a causa di sanguinosi conflitti, avete dovuto lasciare le vostre case e la vostra Patria e avete trovato rifugio nella ospitale terra di Giordania; e al tempo stesso voi, cari giovani, che sperimentate il peso di qualche limite fisico.

Il luogo in cui ci troviamo ci ricorda il battesimo di Gesù. Venendo qui al Giordano a farsi battezzare da Giovanni, Egli mostra la sua umiltà e la condivisione della condizione umana: si abbassa fino a noi e con il suo amore ci restituisce la dignità e ci dona la salvezza. Ci colpisce sempre questa umiltà di Gesù, il suo chinarsi sulle ferite umane per risanarle. Questo chinarsi di Gesù su tutte le ferite umane per risanarle! E a nostra volta siamo profondamente toccati dai drammi e dalle ferite del nostro tempo, in modo speciale da quelle provocate dai conflitti ancora aperti in Medio Oriente. Penso in primo luogo all’amata Siria, lacerata da una lotta fratricida che dura da ormai tre anni e ha già mietuto innumerevoli vittime, costringendo milioni di persone a farsi profughi ed esuli in altri Paesi. Tutti vogliamo la pace! Ma guardando questo dramma della guerra, guardando queste ferite, guardando tanta gente che ha lasciato la sua patria, che è stata costretta ad andarsene via, io mi domando: chi vende le armi a questa gente per fare la guerra? Ecco la radice del male! L’odio e la cupidigia del denaro nelle fabbriche e nelle vendite delle armi. Questo ci deve far pensare a chi è dietro, che dà a tutti coloro che sono in conflitto le armi per continuare il conflitto! Pensiamo, e dal nostro cuore diciamo anche una parola per questa povera gente criminale, perché si converta.

Ringrazio le Autorità e il popolo giordano per la generosa accoglienza di un numero elevatissimo di profughi provenienti dalla Siria e dall’Iraq, ed estendo il mio grazie a tutti coloro che prestano la loro opera di assistenza e di solidarietà verso i rifugiati. Penso anche all’opera di carità svolta da istituzioni della Chiesa come Caritas Giordania e altre che, assistendo i bisognosi senza distinzione di fede religiosa, appartenenza etnica o ideologica, manifestano lo splendore del volto caritatevole di Gesù, che è misericordioso. Dio Onnipotente e Clemente benedica tutti voi e ogni vostro sforzo nell’alleviare le sofferenze causate dalla guerra!

Mi rivolgo alla comunità internazionale perché non lasci sola la Giordania, tanto accogliente e coraggiosa, nel far fronte all’emergenza umanitaria derivante dall’arrivo sul suo territorio di un numero così elevato di profughi, ma continui e incrementi la sua azione di sostegno e di aiuto. Rinnovo il mio più accorato appello per la pace in Siria. Cessino le violenze e venga rispettato il diritto umanitario, garantendo la necessaria assistenza alla popolazione sofferente! Si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione dei problemi e si ritorni alla via del negoziato. La soluzione, infatti, può venire unicamente dal dialogo e dalla moderazione, dalla compassione per chi soffre, dalla ricerca di una soluzione politica e dal senso di responsabilità verso i fratelli.

A voi giovani chiedo di unirvi alla mia preghiera per la pace. Potete farlo anche offrendo a Dio le vostre fatiche quotidiane, e così la vostra preghiera diventa particolarmente preziosa ed efficace. E vi incoraggio a collaborare, col vostro impegno e la vostra sensibilità, alla costruzione di una società rispettosa dei più deboli, dei malati, dei bambini, degli anziani. Pur nelle difficoltà della vita, siate segno di speranza. Voi siete nel cuore di Dio, voi siete nelle mie preghiere, e vi ringrazio per la vostra calorosa e gioiosa e numerosa presenza. Grazie!

Al termine di questo incontro, rinnovo l’auspicio che prevalgano la ragione e la moderazione e, con l’aiuto della comunità internazionale, la Siria ritrovi la via della pace. Dio converta i violenti! Dio converta coloro che hanno progetti di guerra! Dio converta coloro che fabbricano e vendono le armi e rafforzi i cuori e le menti degli operatori di pace e li ricompensi con ogni benedizione. Che il Signore benedica tutti voi!

 

Con material de VIS, Radio Vaticana, Religión Digital.

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