Postato su 2009-12-30 In Schoenstattiani

Jere Ruiz: un cuore MISSIONARIO

Jere Ruíz con su noviaARGENTINA, Juan Barbosa. Il pomeriggio di sabato 16 dicembre, la Gioventù Maschile di Schoenstatt di Cordoba è stata colpita da uno dei dolori più forti della sua storia: il ritorno alla Casa del Padre di uno dei suoi membri più dedicato alla missione e caro a tutti: Jeremiás Ruiz, il “Jere”, come affettuosamente gli dicevano. La sua morte è stata insperata e rapida. Un aneurisma celebrale ha causato in appena 6 ore la sua morte, permettendogli, nonostante il poco tempo disponibile, di morire in pace con Dio mediante l’Estrema Unzione e in compagnia dei suoi familiari e l’affetto degli amici.


Jere Ruíz con la Peregrina, en Chilecito

“Sempre contento, comprensivo e pragmatico….”

P. Marcelo Gallardo, Padre di Schoenstatt e suo assessore spirituale, ha descritto Jere con queste parole, aggiungendo che la sua fermezza e il suo impegno, erano doti sommamente palpabili in lui nel lavoro apostolico, che tanto amava.

Alianza de Amor (jere: segundo de izq.) - Foto: JM CordobaJere era già fidanzato con la sua inseparabile Mechu Aliaga, quando è entrato nella Gioventù Maschile di Schoenstatt, dove ha conosciuto l’altro suo grand’amore: la Madre di Dio. Il 22 novembre 2003 ha suggellato la sua Alleanza d’Amore nel Santuario della Vita e della Speranza del monte delle Rose, promettendo la sua fedeltà alla Madonna, il suo impegno apostolico e la lotta quotidiana per la santità. Jere chiedeva alla Madonna nella sua preghiera di consacrazione la sua illuminazione per maturare in tutti i campi nel miglior modo possibile: secondo la volontà di Dio.

“Jere aveva un enorme dono – raccontava P. Gallardo con un sorriso a fior di labbra – dove arrivava, dimostrava tutta la sua potenza e dedicazione. Lui “convertiva l’ambiente in calore familiare” ovunque si trovasse. Grazie alla sua enorme personalità, poteva parcheggiare il suo R6 (N della R. Un auto che quasi non si usa più perché molto antico) al lato delle automobili più lussuose, senza perdere la sua grande auto-stima, vissuta con vera umiltà”.

Una storia d’amore e amicizia

Aliados en el SantuarioNegli 8 anni d’inseparabile fidanzamento con Mechu, non ha mai trascurato di coltivare nemmeno per un solo giorno, l’amore per la Mater, come la si chiama affettuosamente in Schoenstatt. “Entrambi condividevano sogni e ideali sommamente alti per il loro sviluppo individuale e per il loro fidanzamento, che vivevano in santità e con un profondo impegno con se stessi e con gli altri – continua affermando P. Marcello – Loro non si isolavano dagli altri, bensì coltivavano profondamente il loro amore e lo irradiavano a chi li circondava, tanto nella loro immagine quanto in atti concreti.

Entrambi erano talmente missionari, che Jere aveva perfino confessato che durante anni aveva sognato essere Rector Gaudium Mariae (n numero R: Nome con cui s’identifica la Missione che d’estate le gioventù di Schoenstatt intraprendono; quella di quest’anno sarà la settima e parteciperanno 180 giovani). Lui ne sarebbe stato il leader non per decisione propria, bensì per l’elezione dell’Equipe con l’unanime consenso del Gruppo. . Lui voleva come suo gran desiderio poter servire una Comunità Missionaria.Capitalario de las misiones GM7

Un’altra passione che aveva era il canto, e il canto folcloristico tradizionale, e perciò faceva parte del gruppo LOS NOGALES , per cui Jere sentiva un sincero e giustificato orgoglio. Cartelli e CD del suo caro gruppo di amici cantori lo circondavano tanto nella sua vita quanto nel suo destino fatale.

Raccontano i suoi amici che l’atteggiamento di Jere era di permanente ascoltare. La sua naturale disposizione all’azione e il suo cuore aperto agli altri (perciò l’articolo s’intitola Jere Ruiz: un cuore MISSIONARIO) lo stimolavano sempre a risolvere qualsiasi eventualità che si presentasse, tanto a lui quanto ai suoi amici e al suo gruppo missionario. “Non è invano che due comunità di cui lui faceva parte – continua dicendo P. Marcel – portino i nomi che definiscono tanto bene a Jere: COR UNUM (un solo cuore missionario) che era il nome della sua Comunità in Gaudium e MAGIS (dà sempre di più) l’Ideale del suo Gruppo di vita”.

La chiamata di Dio

La mattina del 16 dicembre Jere ha sentito nel suo lavoro, che avrebbe abbandonato presto per poter sostenere gli ultimi esami e laurearsi come ingegnere agronomo, un forte dolore di testa, per il quale è stato ricoverato immediatamente in terapia intensiva dell’Ospedale Privato, dove suo padre fa parte dell’eccellente gruppo medico di quel rinomato Centro di salute.

Assolutamente cosciente, ha ricevuto la visita dei familiari e amici e naturalmente di P. Marcel Gallardo. Dopo una lunga conversazione, il sacerdote gli ha impartito l’Estrema Unzione e ha potuto incontrarsi con i suoi fratelli della GM, che poi, quando Jere già era già incosciente, hanno tutti insieme rinnovato la propria Alleanza d’Amore con Maria e ripetuto per l’ultima volta con Jere, il motto che è di questa missione e che porteranno impresso nell’anima durante tutta la loro vita: “REGINA di Chilecito, ardiamo per la Tua Missione”.

Santuario de la Vida y de la Esperanza, Córdoba - Foto: BarbosaLa sua cara Madre si è manifestata attraverso un’offerta che il P. Marcel ha proposto al padre: il commiato nel Santuario, quel Santuario che Jere tanto amava. La GM si è incaricata di tutta la cerimonia, come una forma di accompagnare la loro Icona. P. Marcel Gallardo lo ha definito così dicendo che “ringrazio la cara Madre di Dio, che in questo anno d’Incoronazione, ha avuto la delicatezza di proporci un’Icona, tanto di gioventù quanto di missionaria, nella persona del caro Jere. Senza dubbio lui ha vissuto una costante lotta per la santità e in permanente servizio al prossimo, così come lui desiderava per la sua vita.” Nella sua ultima visita al Santuario, Jere riposava accanto all’altare, sotto l’Immagine della sua tanto amata Regina, e in adorazione al Santissimo, condivisa con decine di giovani, che formando alcune centinaia, durante tutta la notte hanno accompagnato il loro AMICO.

Lui non ci lascia, Jere è partito in missione

Due cerimonie eucaristiche hanno marcato il commiato finale.. Quella del 16 alla sera dove centinaia di persone si sono riunite intorno all’altare per dargli il loro addio, e quella del giorno seguente, alle 4 del pomeriggio, che si è tenuta a quell’ora in attesa della sua mamma, proveniente dall’Europa. “La Messa funebre è stata una Messa di INVIO APOSTOLICO – dice P. Gallardo. Come rettore generale di Guadium, personalmente ho lasciato accanto a Jere, il Rosario dei Rettori e ho consegnato il Vangelo a Mechu Aliaga, affinché sia lei che lo ponga accanto al suo grand’amore, perché insieme inviamo Jere alla sua ultima Missione. Jere non ci lascia, lui non riposerà. Lavorerà dal Cielo accanto alla Regina, occupandosi di ciascuna Comunità e ciascun missionario, affinché il loro cuore si apra e così vadano in pellegrinaggio con la Madre di Dio in totale pienezza “.

Il commiato finale si è tenuto accanto al cartello recentemente benedetto, all’entrata della sede Centro Padre Giuseppe Kentenich del Movimento Apostolico di Schoenstatt sul monte delle Rose. Perché lì? Perché quel cartello si trovava in quel punto grazie in gran parte a Jere: per la sua spinta e costanza si era effettuata la sua costruzione. Lui stesso, infatti, si era occupato di dirigerla, di procurarne i fondi e controllarne il finanziamento. Un aneddoto grazioso lo conferma. “Jere possedeva quel sentire che è una forte unione tra lo spirituale e il naturale, tanto necessario per intendere, ammirare e amare profondamente Dio. – continua dicendo P. Gallardo -, quando è sorto il desiderio di un gran cartello la prima iniziativa è stata organizzare una riffa. Un primo premio molto attraente tecnologicamente, un secondo premio molto ammirato spiritualmente: un quadro della Mater e…mancava un terzo premio. Jere senza nessun dubbio dice: una porchetta!!! E se non capivano il suo messaggio, lui aveva commentato alla Commissione: quello era un premio che integrava la Natura alla Riffa e ……ovviamente è stato così!”.

Per terminare P. Marcel Gallardo ha voluto manifestare il suo infinito ringraziamento, e in suo nome quello della Gioventù, “a tutta la Famiglia di Schoenstatt che tanto e in modo tanto vicino, ci ha accompagnato in questo duro momento che è il commiato di un amico. Questo ha dimostrato chiaramente che Jere non era della gioventù ma della Famiglia, il che ci assicura, con la maggior convinzione che ciascun membro è di tutta la Famiglia, nonostante svolga attività in un determinato Gruppo o Azione.”. “Un profondo GRAZIE di cuore vogliamo esprimere a tutti”.

Padre…chi era questo ragazzo?

Chiudiamo quest’omaggio con tre commenti, che confermano con gran chiarezza che Jere era qualcuno speciale:

“Senza dubbio non poteva essere un’altra persona che Jere, a chi la Mater chiamava per il suo valore e coraggio, per il suo Sì assolutamente incondizionato” (Eugenio Méndez, capo della GM Universitaria di Cordoba)

“Dobbiamo cercare che il mondo conosca queste testimonianze. I nostri eroi sono nei libri, ma non solo in essi. Sono anche nella vita quotidiana!” (Una Sorella di Maria di Schoenstatt)

“Padre, chi è questo ragazzo? No ho mai visto in nessun funerale di una persona non pubblica tanta gente e nemmeno ho mai visto tante dimostrazioni di affetto e di profondo dolore” (Un autista di una delle automobili del corteo funebre consultando P. Marcello Gallardo)

El cartel

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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