Postato su 2014-12-23 In Santuario Originale

Quasi come una fiaba di Natale: Rifugiati, in Case di Schoenstatt

mda. E avvenne che a quel tempo, nel tempo dopo il Giubileo del Centenario di Schoenstatt … stavano davanti alle porte di Schoenstatt uomini, donne e bambini che erano fuggiti dai loro Paesi, portandosi dietro soltanto la vita, traumatizzati, persi, senza patria né dimora… e cercavano asilo… e si aprirono loro cuori di uomini, in questo luogo dove Schoenstatt era sorto 100 anni prima, nel mezzo della guerra – e non solo i cuori, ma anche le Case. Case vuote, Case nelle quali tutti si stringono per far spazio, per accoglierli. Ed essi entrarono e si videro accolti, benvenuti, amati. Una fiaba di Natale. O forse no…?

Tutto ha cominciato quando Papa Francesco ha fatto visita a Lampedusa – quest’isola che è diventata simbolo del dramma dei rifugiati, che nel tentativo di fuggire verso una vita migliore si ribaltano, annegano, vanno a finire nei campi profughi sovraffollati… Papa Francesco aveva chiesto chi di noi avrebbe pianto per i bambini, per le donne e  gli uomini annegati nel Mediterraneo.” Chi si sarebbe lasciato commuovere? In alcuni cuori si fece strada un sogno … un sogno di Centri di Schoenstatt che analogamente a tante abbazie, chiostri e case canoniche si aprono ai rifugiati. “Case vuote a Schoenstatt in veste di Case per rifugiati – Casa dell’Alleanza (Bundesheim), Summer House, l’Angolo del Sole (Sonneck), la Casa del Noviziato – e rifugiati del Vicino Oriente o Afrika su Santi Monti – lo vivremo mai ?” –  “Impensabile! Assolutamente impensabile!” Sono parole di una conversazione di alcuni mesi fa, tra alcuni collaboratori di schoenstatt.org. Dovrebbero essersi totalmente sbagliati.

Chi sentiamo pregare nel Santuario?

Il Rettore Don Egon M. Zillekens si ricorda la predica del 18 Novembre del Vescovo Ausiliare Michael Gerber durante la Messa dell’Alleanza nella Chiesa dei Pellegrini. E ha commentato: “Le sue parole mi hanno commosso, profondamente commosso, e non mi hanno lasciato più in pace”.

“Come per Maria a Nazareth, il cammino di Schoenstatt porta, dopo la conclusione dell’Alleanza, nel cuore del mondo. Maria va da Elisabetta, le sta vicina nelle sue preoccupazioni e difficoltà, le preoccupazioni e difficoltà del piccolo e grande mondo del 1914, incontrano il nostro Padre a soli 20 metri dal Santuario”, ha soggiunto il 18 Novembre il Vescovo Ausiliare Gerber. “Là, nell’Antica Casa, gli studenti vivono ora ammucchiati, perché nello studentato c’è già il lazzaretto. La guerra è presente ed è molto probabile che “il silente orante” abbia sentito nel Santuario di quando in quando gemiti e lamenti o un grido di feriti, proveniente dallo studentato. E noi, chi sentiamo pregare nel Santuario? La settimana scorsa mi ha molto commosso, quando una Sorella di Maria ha raccontato che in uno dei nostri grandi Centri di Schoenstatt,  l’Altura di Nostra Signora (Liebfrauenhöhe), si farà presto posto per rifugiati del Vicino Oriente. Chi conosce questo Centro può immaginarsi molto bene che i rifugiati e i loro figli verranno sentiti, anche dai “silenti oranti” nel Santuario”… Stringersi, per far posto ai feriti. Al momento mi commuove, come Vicario del Vescovo per gli Ordini Religiosi e gli Istituti Secolari della nostra Diocesi, quale dinamica si espande anche nelle comunità, quando viene fatto posto per feriti come questi. Ciò può servire  eventualmente come spunto per riflettere concretamente nei Santuari di Schoenstatt dei nostri Centri che talvolta abbiamo difficoltà a riempire: Dove c’è posto per i feriti di guerra dei nostri giorni?

E anche nello stesso luogo di Schoenstatt? Don Zillekens dice: Mi sono subito chiesto: Per il Giubileo del Centenario avevamo qui i tanti volontari che adesso sono andati via e le loro camere sono vuote… Accogliamo dei rifugiati?

Quando poi le porte semplicemente si aprono

Wilfried Münz (53), dell’isola renana di Niederwerth, rappresenta come impiegato comunale del Comune di Vallendar il borgomastro Fred Pretz ed è ottimamente collegato in rete con la vita del Comune, appartiene all’associazione promotrice della Casa “Haus Wasserburg” e della Chiesa di Niederwerth e ha portato avanti con successo l’unione di due elettorati indipendenti. E sa, da cristiano convinto, che Vallendar dovrà accogliere prossimamente 150 rifugiati. Ha fatto domanda  a Schoenstatt. La domanda viene inoltrata al Praesidium Generale, alla commissione del posto, ed “ora sono l’interlocutore per l’accoglienza dei rifugiati nei locali di Schoenstatt”, ha detto Don Zillekens. Progetti ed iniziative della Cultura dell’Alleanza non nascono a tavolino, ma in dialogo con le voci dei tempi. Con le voci, ossia i voti di un politico impegnato. Con le voci di Ordini religiosi e Istituti Secolari che hanno aperto le loro Case. Con le voci di persone alle quali dà voce Papa Francesco: “Non possiamo qui non ricordare le numerose ingiustizie e persecuzioni che colpiscono quotidianamente le minoranze religiose, e particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo. Comunità e persone che si trovano ad essere oggetto di barbare violenze: cacciate dalle proprie case e patrie; vendute come schiave; uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti… Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero! Sui barconi che giungono quotidianamente sulle coste europee ci sono uomini e donne che necessitano di accoglienza e di aiuto” (Discorso davanti al Parlamento Europeo).

La fiaba di Natale, di cui si è parlato all’inizio, non è ancora realtà. Il Rettore Don Zillekens è in contatto con i responsabili di Schoenstatt;  si parla della “Summer House”, dell’ex studentato dei Padri di Schoenstatt, è in corso una domanda all’associazione responsabile della Casa dell’Alleanza e sono in ballo anche altre possibilità. E tutto questo in buona collaborazione con i responsabili politici di Vallendar. Le porte sono aperte. “I rifugiati verranno davvero?” è la domanda che abbiamo rivolto al don Zillekens. “Ci credo fermamente” è la risposta. E rimanda al fango, in cui il Vescovo Ausiliare Gerber avrebbe trascinato il Movimento di Schoenstatt. Fango?

Un lembo di cielo in mezzo al fango

“Credo che a noi faccia bene, a noi che siamo cresciuti in tempi più pacifici, proporci come esercizio spirituale di andare in quei luoghi e rammentarci la sporcizia e il fango che vi sovrastava, sia nei vestiti che nelle anime”, aveva detto il Vescovo Ausiliare il 18 Novembre. “Forse questo è un buon segno, già per il fatto che il verde davanti al Santuario è così fangoso proprio in questo momento. Il cammino della Fondazione porta direttamente al fango. Le personalità della nostra Fondazione non si sono fermate a quella tappa. Non si sono accontentate di analizzare la situazione e di elaborarne alcuni principi essenziali. No, si sono trovate in mezzo al trambusto. Per loro – ed è proprio questo che mi sembra oggi così importante per noi – per loro le preoccupazioni esistenziali del loro tempo hanno avuto dei volti concreti. Il viso sfigurato di un compagno ferito, la stentatezza di qualche biografia. Ed è di questo che parla il nostro Padre, quando parla del sentire con la vita.

Un impulso per il rinnovamento mensile spirituale: Di quali persone ho lasciato penetrare più profondamente in me il destino, in questo mese? Chi ho incontrato o quale notizia ho studiato più intensamente? Oppure – chiesto con autocritica: Leggo in genere queste cose – vado qualche volta anche nei luoghi dove si trovano queste persone? Affronto qualche discussione, resisto alle emozioni che mi vengono incontro, a persone ferite anche per le esperienze della nostra Chiesa? Orsù, nel trambusto, orsù nel fango! I nostri co-fondatori sono diventati missionari in questo modo. E gli altri hanno avvertito che questi schoenstattiani stanno con noi nel fango, dimostrano profonda solidarietà e creano uno stile tutto diverso, perché in loro vive tutt’un altro mondo, un lembo di terra in mezzo al fango…”  E un lembo di fango, di indigenza, della reale miseria di questo mondo in mezzo al “Cielo” di Schoenstatt.

Ce lo saremmo mai immaginato? I collaboratori succitati di schoenstatt.org sono comunque incredibilmente felici di essersi sbagliati.

Originale: Tedesco   Traduzione: Maria Dolores Congiu, Roma, Italia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *