Postato su 2019-10-26 In Riflessioni e opinioni

Il Cile brucia: “Spazi di preghiera e dialogo, di proposte e comunione”

CILE, p. Juan Pablo Rovegno Michell/ redazione•

Venerdì 18 ottobre – proprio in questo giorno – la violenza che si vede oggi in Cile, e che lascia senza parole, è iniziata con gravi attacchi e scontri sulla metropolitana, causando il collasso delle 6 linee, non potendo così funzionare nei giorni di sabato e domenica. Il lunedì solo la linea principale ha lavorato con il 60% delle stazioni, alcune saccheggiate e altre bruciate. A ciò si sono aggiunte una serie di attacchi a supermercati e farmacie con saccheggi e incendi dolosi. Parallelamente si sono svolte grandi e pacifiche proteste civili. Nelle proteste contro le pressioni sul costo della vita e la disparità di reddito, almeno 15 persone sono morte, 200 sono rimaste ferite e più di 1.500 sono state arrestate, mentre la nazione di 18 milioni di persone, per lungo tempo faro di stabilità e prosperità in Sud America, è diventata l’ultimo paese latinoamericano ad esplodere nella violenza.—

Di fronte a una tale situazione, P. Juan Pablo Rovegno Michell, direttore del Movimento di Schoenstatt in Cile, invita la Famiglia cilena a pregare, ma non solo; la invita anche e soprattutto a leggere i segni dei tempi alla luce della Fede Pratica nella Divina Provvidenza, a comprendere più profondamente quello che stiamo vivendo e a fare tutto affinché “i nostri Santuari ed Edicole, i nostri gruppi, comunità e famiglie, siano spazi di preghiera e di dialogo, di proposte e di comunione”.

 

Pubblichiamo la lettera per esprimere la nostra solidarietà al Cile e per unirci alla riflessione e al dialogo sui segni dei tempi e ad una vera cultura del dialogo.

 

Cara famiglia,

Stiamo vivendo momenti che richiedono il nostro impegno per forgiare una Patria Famigliare, una società più giusta, più integrata e integrante, dove né la violenza né l’indolenza possono trovar posto. Una patria per tutti e con tutti.

I segni di collaborazione e di aiuto cittadino contro il caos e la violenza sono un buon inizio, così come l’impegno nella preghiera e nell’offerta reciproca. Ma bisogna anche leggere i segni dei tempi alla luce della Fede Pratica nella Divina Provvidenza, per comprendere più profondamente ciò che stiamo vivendo.

Per quanto possibile, vi invito a dialogare e ad incontrarvi, a provocare conversazioni a livello delle nostre famiglie, dei nostri gruppi, delle nostre comunità e delle famiglie locali. A tal fine, vi ricordo i criteri che abbiamo stabilito nella nostra Giornata nazionale e che oggi sono completamente aggiornati:

  1. Profondità: non possiamo guardare superficialmente a ciò che stiamo vivendo. Dobbiamo concentrarci sul dialogo e approfondirne le cause, dobbiamo osare guardare a una sfida sociale che non possiamo non rendere visibile. Non c’è spazio per atteggiamenti difensivi o offensivi, polarizzati o politicizzati, o ancora meno reattivi, perché si tratta di problemi sociali che cercano una soluzione nell’accoglienza, nella capacità di espressione e di leadership. Profondità per sapere ciò che Dio ci chiede e come sta guidando la storia del nostro Paese.
  2. Siamo tutti parte delle soluzioni, nessuno può venirne sottratto, né possiamo essere indifferenti. I problemi sociali sono responsabilità di tutti. Abbiamo bisogno di costruire una Patria Famiglia; questo richiede la capacità di incontro, collaborazione, corresponsabilità e complementarietà. Le sfide richiederanno grande generosità e apertura da parte di tutti, superando la tentazione della divisione e del confronto, nonché delle soluzioni a breve termine prive di realismo e di proiezione futura. Dobbiamo essere proattivi.
  3. E la cosa fondamentale: imparare a relazionarsi alla realtà in modo diverso. Conoscere la fragilità e il bisogno degli altri. Imparare, sempre e ancora una volta, a guardare l’altro con gli occhi di Gesù Cristo. Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci amati e sentirci amati è qualcosa di molto concreto: dignità, inclusione, ascolto e offerta di possibilità. Si tratta di immedesimarsi nell’altro e di impegnarsi nella realtà dell’altro, gli uni con gli altri.

Se come Chiesa e Movimento abbiamo fatto un percorso per comprendere il dolore degli abusi, ora abbiamo la possibilità di viaggiare come nazione per guarire le nostre ferite sociali.

Nella nostra cara Madre troveremo qualcuno che ci insegna a meditare, a relazionarci e ad impegnarci con la realtà e, soprattutto, ad essere strumenti di comunione, speranza e incontro in questo processo.

Come Lei, vogliamo meditare le cose nel nostro cuore, per svelare il piano di Dio per questi tempi. Come Lei vogliamo impegnarci nella realtà, incamminandoci sulla strada come nella Visitazione, a Cana, ai piedi della croce e lungo tutta la vita di Gesù e della Chiesa. Come lei nel Cenacolo, vogliamo essere strumenti di comunione: vogliamo unire, incoraggiare, rafforzare, inviare.

Cara Famiglia, che i nostri Santuari ed Edicole, i nostri gruppi, comunità e famiglie, siano spazi di preghiera e di dialogo, di proposte e di comunione. Che tutti noi possiamo essere i forgiatori di un nuovo Cile.

 

Benedizioni,

P. Juan Pablo Rovegno Michell

Direttore del Movimento

 

 

Foto cabecera: NatanaelGinting iStockGettyImages, ID:686136848

Originale: Spagnolo, Traduzione: Alessia Lullo, Roma, Italia

 

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