Postato su 2010-02-10 In Riflessioni e opinioni

Un’intervista con P. Angel Strada, il postulatore del processo di beatificazione di P. Kentenich

P. Ángel Strada

Francisco Grondona. Il processo di canonizzazione di Padre Kentenich è stato aperto il 10 febbraio 1975 nella città di Tréveris. P. Angel Strada è dal 20 gennaio 1997, il postulatore della causa sia di Padre Kentenich, sia della causa di Mario Hiriart, il cui processo già si trova a Roma. In questa intervista Padre Angel ci racconta a che punto è ora il processo di Padre Kentenich, i passi che si sono fatti e come mantenere vivo l’interesse per la canonizzazione del nostro Padre e Fondatore.

 

In che cosa consiste il processo di canonizzazione? Quali sono i seguenti passi, come si deve procedere?

Il processo di canonizzazione è il procedimento legiferato dalla Chiesa cattolica per verificare la santità di una persona e riconoscerla come modello di vita secondo il Vangelo, interceditrice davanti a Dio, autorizzando il culto liturgico nella sua memoria. Nel trascorrere dei secoli questo processo ha tenuto molte forme diverse. Attualmente secondo la legislazione vigente dal 1983, consiste in due tappe: una è informativa e si svolge nella diocesi dove la persona è morta. Consiste principalmente in ascoltare la dichiarazione dei testimoni, a favore o contro, e in raccogliere tutto il materiale che serve per investigare la sua vita e l’eroismo delle sue virtù. La seconda tappa a Roma è definitiva. La Congregazione per le cause dei santi valuta tutta l’informazione e con l’aiuto di otto teologi, otto vescovi e cardinali giunge ad una conclusione che presenta al Santo Padre. Nel caso dei confessori s’inizia dopo lo svolgimento del processo del miracolo, la cui prima tappa si tiene nella diocesi dove è avvenuto. Nel caso dei martiri non si richiede un miracolo per la beatificazione.

Quando è cominciata la causa e quale è il suo stato attuale?

Padre Ángel StradaA richiesta della Presidenza Internazionale di Schoenstatt la causa è stata iniziata ufficialmente dal Vescovo di Tréveris, Mons. Bernahrd Stein, il 10 febbraio 1975, cioè, sei anni e mezzo dopo la morte di P. Kentenich.

Già si sono compiuti tutti i requisiti della tappa diocesana: la dichiarazione dei testimoni, l’esame degli scritti pubblicati, la raccolta e valutazione degli scritti non pubblicati, la documentazione intorno alla fama di santità, la dichiarazione del non culto liturgico, ecc. In questo ultimo tratto, dovuto alla quantità di lavoro del Delegato Diocesano per essere al contempo Vicario generale della diocesi di Tréveris, la causa è rimasta un po’ ferma. Sia lui, sia il nuovo Vescovo, Mons. Ackermann, hanno dichiarato che nei prossimi mesi si potranno concludere gli ultimi dettagli, molti dei quali di tipo tecnico: numerazione degli atti, legalizzazione, indici ecc.. Allora si potrà chiudere la documentazione ed inviare a Roma. Al momento opportuno informerò tutta la Famiglia di questo avvenimento.

Quanti sono gli scritti di Padre Kentenich che si dovrebbero studiare?

Nella legislazione delle cause si richiede la presentazione di tutti gli scritti esistenti e si distingue tra scritti pubblicati e non pubblicati. Gli scritti pubblicati di Padre Kentenich (libri o scritti pubblicati) sono stati studiati da teologi nominati specialmente, che hanno dichiarato che non vi si dice nulla di contrario al dogma e alla morale della Chiesa Cattolica. I non pubblicati sono stati analizzati da un gruppo di storici nominata dal Vescovo di Tréveris. Circa 120 archivi religiosi e civili in Germania e in tutti i paesi dove lui è stato, si sono consultati sull’esistenza di documenti riferenti a Padre Kentenich. Si sono catalogati circa 29.000 scritti (lettere sue e lettere a lui o riferenti a lui, conferenze, omelie, saggi, appunti ecc.) Sono la testimonianza della gran capacità di lavoro del Fondatore, del suo servizio instancabile a persone e comunità, della sua saggezza e coscienza di missione, e il fatto che molte persone hanno conservato come un tesoro la lettera ricevuta o gli appunti presi in una sua conferenza, danno anche tanta testimonianza della sua autorità morale e della sua fama di santità.

È bene far notare che l’esame degli scritti non costituisce il tema centrale di un processo: “Non si canonizzano idee, bensì vite”, ha affermato un perito. Il tema più decisivo è l’esistenza concreta della persona e di seguace incondizionato di Cristo. Le dichiarazioni, perciò, dei testimoni che sono stati in contatto diretto con il Padre e Fondatore sono le fonti più significative.

Padre Kentenich ha dato molta importanza alla vita quotidiana. Si può pensare che il miracolo fatto per la sua intercessione non sarà una gran manifestazione, bensì un piccolo atto?

La santità della vita quotidiana è, senza dubbio, un messaggio centrale del nostro Fondatore. Lo è anche nel Concilio Vaticano II, quando si afferma la vocazione alla santità di tutti battezzati. Ma quando la Chiesa approva un miracolo, afferma l’esistenza di un fatto straordinario della grazie che trascende le leggi della natura. È una gran manifestazione della potenza di Dio, che non ha nessuna spiegazione scientifica possibile, né la si può attribuire a forze umane o naturali.

Il requisito di un miracolo per la beatificazione di un confessore proviene dal desiderio della Chiesa di ricevere una conferma divina per il risultato positivo, cui è giunto dopo un’investigazione esauriente della vita della persona e prima di dare l’ultimo passo della dichiarazione della sua santità. Sappiamo che Padre Kentenich è stato molto riservato nei confronti dei fenomeni straordinari della grazia. In nessun modo lo ha negato, ma sempre ha accentuato l’importanza della Fede Pratica nell’operare di Dio negli avvenimenti comuni della vita e della storia. Inoltre ha accentuato l’importanza dell’ubbidienza alle norme della Chiesa. Dobbiamo implorare con fiducia il dono di un miracolo fatto dalla sua intercessione, affinché la Chiesa riconosca la sua santità.

Influisce sul processo di Padre Kentenich la chiusura della tappa diocesana dei processi di vari, dei suoi figli e figlie spirituale: Giuseppe Engling, Joao Pozzobon, Suor Emilie, Mario Hiriart?

Padre KentenichIl Santuario deve giungere ad essere una “culla di santità” per tanti secondo il Documento di Fondazione. Chi vive fedelmente e con generosità l’Alleanza d’Amore del 18 ottobre 1914 è condotto alla pienezza della vita cristiana, ha affermato Giovanni Paolo II in settembre del 1985. Padre Kentenich ha raggiunto questa pienezza, e come suoi seguaci molti fratelli e sorelle nell’Alleanza. Nella storia della Famiglia ci sono vite esemplari: Max Brunner, Hans Wormer, Padre Reinisch, Barbara Kast, Gilbert Schimmel, Padre Hernán Alessandri…le loro vite sono una testimonianza dell’opera di Dio nella storia della nostra Famiglia. Sono state personalità differenti ed hanno vissuto in culture ed epoche differenti. Tutte, ciononostante, hanno avuto la stessa fonte di santità: l’Alleanza d’Amore. Tutte in differenti misure, sono maturate sotto la paternità spirituale di P. Kentenich. Sono, al contempo, frutti della propria aspirazione alla santità. Padre Kentenich non è un santo isolato. Credo che sia molto significativo, che insieme con la sua causa di canonizzazione stiano concludendosi le cause dei suoi discepoli. Tutte manifestano il carisma del Fondatore. E che lo Spirito Santo ha voluto regalare in Schoenstatt un cammino nuovo della santità nella Chiesa. Ci sono cammini sommamente fecondi e riconosciuti, quelli aperti da Benito di Norcia, da Francesco d’Assisi, da Teresa di Avila, da Ignazio di Loyola…Hanno regalato alla Chiesa e all’umanità figure insigne. Il cammino aperto da Padre Kentenich comincia ad essere garantito dalle differenti cause di canonizzazione. Ci si deve augurare che tutte terminino con il riconoscimento della santità, sia del fondatore, sia dei suoi discepoli.

Come si ottiene che dopo più di 30 anni di processo si conservi vivo l’Interesse della Famiglia di Schoenstatt?

Nella mia carriera di postulatore ho potuto sperimentare in molte maniere la vitalità di questo interesse, tanto nelle persone quanto nelle comunità. Ultimamente, poche settimane fa, in preziosi incontri che ho tenuto nei diversi centri del Movimento in Messico. Si manifesta in molteplici modi: la preghiera per la beatificazione, la preghiera delle novene, l’interesse per il proseguimento del processo, l’aiuto finanziario, gli Incontri e Giornate con questo tema, ecc. Molte persone giungono in pellegrinaggio da tanti paesi al Santuario Originale e alla tomba del Padre, visitano la Casa Padre Kentenich e la Casa di formazione delle Sorelle di Maria, dove lui ha vissuto gli ultimi tre anni. In quasi tutti i centri del Movimento di tutto il mondo si sono eretti memorial o luoghi di raccoglimento con Padre Kentenich. Non si deve dimenticare che è vivo in tanti il desiderio ardente che la Chiesa riconosca la sua santità. Il processo già dura da 35 anni e non si deve sperare che la tappa romana si concluderà rapidamente. Anzi avrà bisogno di molto tempo e lavoro. L’importante non è la velocità della causa, bensì l’importanza che ha per la vita della Chiesa.

Che cosa apporterà alla Chiesa Cattolica la canonizzazione di P. Kentenich?

Ciascun santo apporta qualcosa di decisivo alla Chiesa: dimostra che è possibile vivere il Vangelo di Gesù Cristo. Loro dimostrano che la fede cristiana non consiste in ideali utopici, né in pura proclamazione di verità lontane dalla realtà. La vita nuova regalata da Cristo trasforma vite umane con nome e cognome proprio. Ciascun santo ha la sua psicologia particolare e vive in una cultura determinata. A nessuno si risparmia processi di maturazione, esperienze della grandezza di Dio, della piccolezza umana. S. Paolo è differente a S. Pietro, S. Francesco d’Assisi non è Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa d’Avila non è Teresa di Calcutta. Ciascuno apporta come seguace personale e originale di Cristo, e tutti insieme manifestano con un profilo proprio la ricchezza incalcolabile del mistero di Cristo. Questo ci dà la possibilità di conservare una diversità di modelli e di cammini per la nostra aspirazione alla santità. È il significato delle distinte spiritualità nella Chiesa. E della libera scelta di ciascun cristiano, scegliendo chi vuole venerare e avere come modello ed intercessore nel cielo.

Il teologo Von Balthasar afferma che i santi sono “la risposta dall’alto alle domande dal basso”. Molte domande poste in questo periodo della storia che ci tocca vivere, sono state domande che si è posto Padre Kentenich, che ha vissuto: “Con la mano tastando il polso del tempo e l’orecchio sul cuore di Dio.” Ha dato molte risposte con la sua stessa vita, perché ha lasciato che Dio agisse in lui e Maria lo educasse nel Santuario. Abbiamo bisogno di santi contemporanei, con i quali ci possiamo identificare, perché fanno parte del mondo concreto in cui viviamo. Il progresso tecnico, le meraviglie della scienza, il Concilio Vaticano II, l’affermazione dei diritti umani sono luci del secolo XXº, mescolate con ombre: l’orfanità moderna, i campi di concentramento, due guerre mondiali, la crescente secolarizzazione, la disuguaglianza tra i popoli…Questo scenario della biografia di Padre Kentenich non ci è estraneo. La vita della Chiesa attuale si svolge in questo scenario, dove si trovano le sfide poste alla fede. La canonizzazione di P. Kentenich confermerebbe la validità del cammino percorso da lui e lo offrirebbe pubblicamente alla Chiesa Universale.

Come si può collaborare alla causa di canonizzazione?

Una collaborazione decisiva è la preghiera. La canonizzazione si deve implorare come un dono. Più concretamente: si deve chiedere la grazia della chiusura della tappa diocesana e la grazia di un miracolo fatto dall’intercessione di Padre Kentenich.

E non si deve dimenticare quella risposta di Giovanni Paolo II ai giovani svizzeri che gli chiedevano in Piazza San Pietro la canonizzazione: “canonizzatelo voi”. Il riconoscimento ufficiale della Chiesa sarà un fatto storico. Ma non si deve pensare che agirà automaticamente l’accoglienza della persona e il messaggio di P. Kentenich nella vita concreta dei cristiani. Tutto dipende innanzi tutto dalla testimonianza e dall’annuncio di coloro che ci sappiamo suoi discepoli. Giovanni Paolo II ci ha detto in occasione del centenario del nostro Padre Fondatore nel 1985: “Siete stati chiamati ad essere partecipi della grazia che ha ricevuto il vostro fondatore e a metterla a disposizione di tutta la Chiesa. Perché il carisma dei fondatori si rivela come una un’esperienza dello Spirito, che è trasmessa ai propri discepoli, affinché loro la vivano, custodiscano, approfondiscano e svolgano costantemente in comunione per il bene di tutta la Chiesa”.

4 febbraio 2010
P. Angel Lorenzo Strada
Postulatore

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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