Postato su 2011-11-26 In Schoenstattiani

“Perché no il sacerdozio?”

PARAGUAY, Santiago Luis Yegros Piris. Il mio Nome è Santiago Luis Yegro Piris, sono paraguaiano, ho 19 anni e voglio essere sacerdote di Schoenstatt.

 

 

 

 

 

Non so parlare della storia della mia vita, né della mia vocazione senza parlare di Maria. Il mio rapporto con la Mater è realmente un rapporto tra madre e figlio. Io sono cresciuto e educato, poiché i miei genitori erano schoenstattiani prima che io nascessi, avendo sempre l’immagine di Maria con me, visitando il Santuario di Tuparendá, e inoltre aiutando nella costruzione del Santuario Giovane, sebbene il mio ricordo non sia ben chiaro. È, perciò, che la figura della Madre sempre mi è stata più vicina di altre immagini, e presente nella mia vita.

Il mio rapporto con la Mater si è forgiato realmente nelle Missioni Familiari

Il mio rapporto con la Mater si è forgiato realmente nelle Missioni Familiari, nonostante da piccolo partecipassi alle Messe a Tuparendá (partecipare è un modo di dire, perché appena potevo scappavo a giocare nel parco). Con la mia famiglia ho cominciato a far parte delle missioni nel 2001, e quei 5 giorni in cui portavamo la Mater a visitare i suoi figli, si sono convertiti nel mio motore spirituale. La gioia che provavo, quando andavamo e ritornavamo da queste visite con Maria a differenti paesi, è stata quello che mi ha unito a Lei e a Dio. E ,inoltre, posso affermare che Dio l’ho incontrato per la prima volta andando in missione. D’allora la Mater è diventata la mia educatrice, come una madre con suo figlio, ben decisa ed esigente nonostante spesso (parecchie a dire la verità) mi coccolasse con piccoli gesti d’amore che non meritavo assolutamente.

La pazzia d’amore

Mi accorgo, ricordando il passato, che la vocazione è venuta preparandosi da molto tempo, ma sempre in dimensione incosciente. Oggi ricordo certi avvenimenti, che mi hanno aiutato o incamminato a prendere la decisione di dire “Sì” a questa pazzia d’amore, ma in quel momento non me ne rendevo conto. La prima volta che ho pensato realmente alla vocazione sacerdotale è stata alla fine dell’anno scorso.

Ho detto a me steso e alla Mater che era ora di sincerarmi e considerare qual era realmente la mia vocazione. Prima di quel momento MAI avevo pensato al sacerdozio. È stato il primo momento in cui ho detto: “Perché no il sacerdozio” e un’infinità di sentimenti e pensieri hanno invaso la mia mente. Paura da una parte, sorpresa dall’altra, e mi ricordo che ho riso tanto, perché non potevo credere che stavo pensando seriamente alla possibilità di essere sacerdote. Ma il sentimento più forte è stata la gioia, ed è ancora la gioia. Una gioia che non potevo nascondere, la gioia di dedicare tutto di me stesso a Cristo. E man mano che l’idea si affermava nella mia mente e nel mio cuore, la gente mi domandava perché ero tanto felice, e più di una persona esclamava: “Si nota che si è innamorato!!”. E io sorridevo, perché era certo che mi ero innamorato, ma non immaginavano di chi.

Dal primo momento che ho pensato coscientemente alla vocazione sacerdotale, al momento della decisione, sono passati 6 mesi sempre rimuginando nella mia testa il tema. Non è stata una decisione facile, specialmente perché io rifletto molto prima di prendere decisioni su qualsiasi cosa, e soprattutto quando sono cose serie ed importanti. Mi ero reso conto, che nessuna decisione che si prenda nella nostra vita è o sarà facile. Mi ha aiutato molto aver condiviso e conversato con i miei amici Palen e il Negro (soprannomi che molto spesso fin da bambini danno ai ragazzi) le nostre gioie, i nostri dubbi, i timori e altri sentimenti. Ma la Madre soprattutto si è incaricata di tendermi una mano, quando lo necessitavo.

Un regalo gigantesco e immeritato di Dio

Un grand’ossequio di Dio è stata la maniera di come la mia famiglia ha accettato la mia decisione. Ho tre fratelli maggiori (Ito, Dani, e Guille) ed una sorella minore (Ame). Mio padre si chiama Diego e la mia mamma Olga, e la mia famiglia…. è straordinaria (obiettivamente parlando). In ogni momento mi hanno appoggiato e mi continuano appoggiando, sebbene al principio si fossero sorpresi, perché non credo che ci siano molte persone nel mondo, che s’immaginino che qualcuno dei loro figli o fratelli vogliano essere sacerdoti. Realmente questo è stato e continua essendolo un gran dono di Dio.

È importante far notare che la vocazione è un regalo gigantesco ed immeritato di Dio. Noi non siamo degni di ricevere questo dono e non abbiamo nulla di speciale che gli altri non abbiano, inoltre ci sono persone con più capacità di noi per questa missione. Ma Dio ha i suoi piani. Ho la certezza che Dio sceglierà altrettanti, e anche ad altrettante, e voglia il cielo che tutti noi sappiamo ascoltare la chiamata di Dio nella nostra vita, non solo per il sacerdozio o la vita consacrata, bensì per qualsiasi passo che facciamo nella vita. Si deve sempre essere disposti ad ascoltare la sua volontà.

Fonte: Rivista Tuparendá, Paraguay

 

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

1 Responses

  1. FEDERICO ha detto:

    grande Santi !!
    un abrazo desde Italia
    juntos en la Mater y en la nuestra JMJ
    😉
    FEDE

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