Postato su 2010-03-01 In Giubileo 2014

L’apporto che noi facciamo alla Chiesa siamo noi stessi

La respuesta somos nosotrosFrancisco Grondona, Diego Asili, mkf. Qual è l’apporto di Schoenstatt alla Chiesa nel contesto del 2014? “Noi stessi, come Movimento rinnovato”, risponde Padre José Maria Garcia. Ad un anno dalla Conferenza 2014, Diego Asili e Francisco Grondona lo hanno intervistato intorno al significato del centenario dell’Alleanza, la preparazione allo stesso e l’apporto di Schoenstatt alla Chiesa e alla società. In questa terza parte dell’intervista (prima parte – seconda parte) lo scambio di opinioni gira intorno al messaggio per la Chiesa e il rinnovamento dell’Alleanza d’Amore il 18 ottobre 2014, come espressione del rinnovamento di Schoenstatt.


Diego: L’uscita verso la Chiesa… Come il 2014, questo nostro Giubileo del Movimento di Schoenstatt, sarà significativo per la Chiesa?

Entrevista con el P. José María GarcíaPadre José Maria: Noi siamo Chiesa. Da questa base noi non dobbiamo andare verso la Chiesa, perché noi siamo nella Chiesa. Se noi non fossimo nella Chiesa, non ci capiremmo. Noi non siamo un gruppo lontano dalla Chiesa.

Noi vogliamo apportare al rinnovamento della Chiesa. Se siamo un Movimento di rinnovamento, il nostro apporto per rinnovarla è che noi siamo un Movimento rinnovato. L’apporto che noi facciamo alla Chiesa siamo noi stessi. Dicevo, perciò, ieri ad un gruppo di giovani, con cui ho parlato: “Il prodotto che Schoenstatt ha da offrire alla Chiesa sono anzitutto i suoi membri”. Loro sono coloro, che incarnano e fanno presente in forma credibile quello che annunciamo. Il messaggio della Chiesa al mondo sono i cristiani, il che lo rende credibile. Evidentemente che ci deve essere una riflessione, una concettualizzazione di questo messaggio, ma ciò che rinnova la socetà sono i protagonisti che incarnano questo messaggio. Allora, com’è il nostro messaggio per la Chiesa, dentro la Chiesa, di cui noi formiamo parte? È giustamente un Movimento rinnovato nello spirito, un Movimento di rinnovamento nello Spirito del Signore. Quello che la Mater fa, è formare uomini e donne, che si sappiano aprire alla volontà di Dio secondo la loro epoca, il che è tremendamente rinnovatore…e con vocazione al servizio, ossia, là dove la Chiesa istituzionalmente concepita ha bisogno, vuole o richiede forza rinnovatrice, lì dovrebbero essere gli schoenstattiani, Rispondendo non ad una visione strategica di visione o potere, bensì ad una vocazione al servizio, che è il più mariano che ci sia. Il ruolo di Schoenstatt dentro la Chiesa è ciò che la Madonna presenta nella sua visita a Santa Elisabertta: Ella si reca a visitare sua cugina Santa Elisabetta, quando ne ha bisogno….e porta quanto ha. Canta il Magnificat, come constatazione di quanto Dio ha fatto in Lei, e quello spirito è quello che interpreta un’azione di servizio. Così è, come noi faremo il nostro apporto al rinnovamento della Chiesa.

Sarebbe un’affermazione di molta arroganza dire che noi andiamo a rinnovare la Chiesa. Chi rinnova la Chiesa è lo Spirito Santo. Noi siamo, se ci apriamo, strumenti dello Spirito Santo. Solamente, perché abbiamo idee ben formulate, ma in realtà non rinnoviamo niente.

Il rinnovamento occorre nella forza dello Spirito Santo, e nell carisma del Padre, la sua missione, che è un regalo che ha ricevuto senza dubbio dallo Spirito Santo, sarà effettivo nella misura che Schoenstatt lo viva e lo trasmetta come tale, al servizio di quella Chiesa che ha una missione che è di tutti, e senza la quale noi non abbiamo nessun significato. L’espressione più concisa del carisma di Schoenstatt è il “Dilexit Ecclesiam” del Padre; come quando noi manifestiamo il carisma della Chiesa, del cristiano, affermando che il Verbo di Dio si è incarnato e che Gesù ci ha redenti sulla croce, che è l’espressione basica del nostro carisma come cristiano. Il più conciso è che “Cristo è il Signore”, e noi anche possiamo manifestarlo. In Schoenstatt il nostro carisma quello che ringrazia l’Alleanza, è il “Dilexit Ecclesiam”, “Amò la Chiesa”, e la Mater ci regala l’Alleanza per l’amore verso questa Chiesa, amore che deve portare ad una missione.

Francisco: In conclusione, deve essere il risveglio di tutta la Famiglia e fare che il 2014 non sia una celebrazione, bensì un Giubileo, rendendolo ciascuno di noi Giubileo, assumendo la coscienza di quello che è, e proiettarlo al futuro, a qualcosa di concreto, a qualcosa che abbia un significato.

Diego: Un rinnovamento interiore e dei gruppi, affinché diventi qualcosa di significativo, proprio, perciò è importante prepararlo fin d’ora e non aspettare l’ultimo momento.

Padre José Maria: All’essere un processo di vita, il processo è lento, e deve essere, come diceva il Padre, organicamente da dentro verso fuori. Noi crediamo in tutto questo e faremo tutto il possibile, affinché dentro verso fuori quel Giubileo si manifesti. Ma è il rinnovamento dell’Alleanza d’Amore, il rinnovamento dello spirito. Il rinnovamento dell’Alleanza non è qualcosa d’automatico.

Diego: No, rinnovarlo veramente, ravvivare la fiamma.

Padre José Maria: Esattamente, e un rinnovamento per un Giubileo è ritornare a mettere in ordine le cose della Famiglia, quanto sia in più, dove c’è disordine…..Questo è quello che fa un Giubileo. Non si va vestiti con la roba comune ad un Giubileo, s’indossa il vestito migliore, ma che sia proprio, non ci si mascheri per un Giubileo.

Francisco: La sfida consiste che in questo Giubileo non sia solo il 2014, perché si dovrebbe rinnovare quel rinnovamento costantemente.

Padre José Maria: Ma sono i momenti di grazia. Ci sono momenti nella conduzione di Dio di maggior “densità di vita”. Sono momenti in cui la vita si condensa, si aggruppa e si ha la capacità d’intendere se stesso, non per convincersi di quanto si sia già convinti, né per confermare quanto tutti già sanno, bensì per rinnovarsi e proiettarsi nelle nuove situazioni in cui è inserito, Quello è il gran regalo del 2014. A me non piacerebbe che noi della commissione, ci limitassimo semplicemente ad una lettura dell’organizzazione, pur essendo in sé una gran sfida, perché realmente ci mancano i mezzi per realizzare la celebrazione come l’immaginiamo. È, perciò, necessaria una consapevolezza, la realtà di quali mezzi disponiamo, nonostante tutto questo non sia così importante, né fondamentale. L’importante e il fondamentale continua essendo quella vita rinnovata, che la Mater ci vuole regalare, e perciò il Giubileo è un gran momento in cui si deve fare anzitutto una lettura religiosa, come si è fatta nella Giornata di pianificazione: Che cos’è che Dio vuole? E dopo una lettura molto onesta dal punto di vista umano nel senso di domandarsi: Come stiamo? In quel dialogo tra la grazia e la natura – “Nulla senza di Te, Nulla senza di noi”- sorge una gioia giubilare, un momento di celebrazione giubilare. È come la dinamica interna. Ora dobbiamo definire il progetto: come lo svolgeremo? Dove ci riuniremo? ecc…. Tutto questo lo dobbiamo ancora pensare e conversare in un Incontro che terremo in maggio. Ma l’importante senza il quale il resto non avrebbe nessun significato, è la vita reale della Famiglia e la coscienza di rinnovarci nell’Alleanza per i nuovi tempi, come diceva il Padre.

Francisco: Come si può motivare le Famiglie che si siano bloccate?

Padre José Maria: Sempre ci sono gruppi che sono meno protagonisti di altri. Ma non perché siano più poderosi, nel senso di avere più mezzi, o di essere più influenti, bensì perché dentro la struttura sono così concepiti. Qui s’impone la vita più forte. Se crediamo che questa vita viene da Dio, non si deve prenderla come una minaccia per gli altri, bensì che la vita accende vita. Ad esempio, quella vita che può venire dalla Gioventù Femminile: grandi correnti incarnate nella Gioventù Femminile che sono capaci di rinnovarsi e trasmettere, possono provocare che la Gioventù Maschile si risvegli, e che invece di parlare tanto agisca di più. La vita può venire da un angolo o da un altro e non sentirla come una minaccia, bensì sentirla come un regalo, che ci motiva a destare o generare la propria, o qualche volta essere condotta dalla propria. In tutto questo anche il servizio alla vita richiede molta umiltà. Si deve osservare dove la vita è più forte e a quella vita dare spazio senza lasciare da parte gli altri spazi più deboli, più incipienti, meno sviluppati, perché anche da Betlemme che era la città più piccola, è sorto il Messia.

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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