Postato su 2014-11-24 In Riflessioni e opinioni

Siamo quei Santuari vivi dai quali Ella si dona agli uomini

P. Carlos Padilla. Siamo arrivati alla fine di un anno di grazie, di un anno di vita, di un anno di speranza. Abbiamo potuto celebrare il Giubileo a Schoenstatt, a Roma, in Spagna. Noi che abbiamo potuto viaggiare a Schoenstatt ci siamo riuniti come Famiglia giunta da tutti gli angoli del mondo. Ci siamo trattenuti davanti al Santuario Originale con il cuore colmo di gratitudine. Era necessario vivere quel giorno. Alcuni abbiamo potuto essere presenti personalmente. Altri l’hanno fatto dai loro Santuari filiali o santuari domestici. Ma a tutti tocca rinnovare la nostra Alleanza d’Amore nel cuore, nel più profondo dell’anima. Il Giubileo vuole essere quell’incontro personale e profondo con Dio e con Maria. Vogliamo adesso ringraziare per quanto abbiamo vissuto. Sicuramente che Dio ha superato in grandezza, quanto immaginavamo sarebbe stato il Giubileo. Quale regalo concreto, chissà nascosto, ci ha dato Maria in questi giorni del Giubileo, a Roma, in Schoenstatt, nel nostro focolare? Che cosa abbiamo dedicato il giorno in cui abbiamo rinnovato l’Alleanza?

Quel giorno Maria ha lasciato il Santuario ed è uscita a cercarci

Da quello che abbiamo regalato, da tutto quello che è sepolto nel Santuario, sotto lo sguardo di Maria, del nostro sì personale e concreto, dipende la fecondità di questo Giubileo. È il Capitale di Grazie dedicato in silenzio, con umiltà, con gioia e semplicità. Quel giorno Maria ha lasciato il Santuario ed è venuta a cercarci. Ci ha detto di sì, che ci amava con tutto il suo cuore. Ci ha detto che l’importante occorre nel silenzio dell’anima. È lì dove ci parla Dio. Maria ritorna alla nostra terra sacra, al nostro cuore innamorato. Vuole costruire con il nostro fango, lavorare la pietra della nostra vita. Conta su quello che c’è, sogna con l’impossibile. P. Kentenich diceva cento anni fa ai primi congregati: “So che costruendo su quanto abbiamo raggiunto finora, faremo grandi progressi”. Così è stato con loro così sarà con noi. Maria farà grandi miracoli con quello che abbiamo ottenuto finora negli anni di Alleanza che abbiamo vissuto. Ritorniamo per dirle di sì. Che siamo disposti. Che l’amiamo. Ritorniamo a consegnare il cuore. Abbiamo passato la soglia di questo secolo. Adesso si apre un nuovo tempo. Un nuovo giorno, un nuovo anno. Maria ha detto di sì alla nostra vita. Così com’è. Con la sua ricchezza e la sua povertà. Con le sue ferite e i suoi talenti. Noi le abbiamo detto di sì e di sì alla nostra storia. Alla nostra vocazione e alla nostra ferita. Al nostro cammino e alle nostre paure. Ci sprofondiamo nelle radici di quella terra sacra. Seminiamo con semplicità il nostro cuore svuotato degli egoismi. Ci siamo fatti bambini, congregati, uomini. Baciamo la croce nera disposti a dare la vita. Perché sappiamo che la vita che si risparmia si perde. E assumiamo le parole di P. Kentenich: “Dobbiamo credere nel Regno di Dio, nella sua realizzazione nel cielo. Ciononostante non abbiamo anche il compito di aiutare nella costruzione, nella costituzione del Regno di Dio, della Città ideale già qui in terra, con l’aiuto di tutte le nostre forze, incluso in questi tempi difficili che attraversiamo?”, Diciamo di sì ai nostri passi lenti e coraggiosi. Sì a Maria, che è nostra Madre. Arriviamo carichi di vita. Ritorniamo pieni di speranza. Lasciamo una rete piena di volti. Ci portiamo una rete che ci unisce come Famiglia, fatta simbolo nella Croce dell’Unità.

A Roma abbiamo vissuto l’invito di P. Kentenich ad amare la nostra Chiesa. Lui sempre ha amato la Chiesa

Papa Francesco che ci ha ricevuto e ci ha regalato un incontro intimo e vicino ad un padre. Ci ha ascoltato. Ci ha accolto, ci ha aperto nuovi orizzonti. Ci ha ricordato la nostra vocazione mariana: “Madre non solo che ci dà la vita, bensì che ci educa nella fede”. È difficile cercare di crescere nella vita senza l’aiuto di Maria. È un’altra cosa. È come crescere nella fede, ma nella Chiesa orfanotrofio. Una Chiesa senza Maria è un orfanotrofio, perché Maria è Colei che aiuta Gesù a scendere. Lo porta dal cielo a convivere con noi. E ci ha invitati ad essere fedeli alla nostra vocazione di dare la vita. Siamo chiamati a forgiare un mondo in Cristo. Un mondo nuovo attraverso le mani di Maria. La nostra vita di Alleanza vuole plasmare una cultura d’Alleanza, una Cultura dell’incontro, in questa terra di tanti disaccordi. Ci diceva Il Papa: “Dobbiamo lavorare per una cultura dell’incontro. Una cultura che ci aiuti ad incontrarci come famiglia, come Movimento, come Chiesa, come parrocchia. Sempre cercare come incontrarci”. Non è facile vivere uniti, creare legami, perdonare, accettare integrare. Molte volte, perché ci crediamo superiori, perché ci pesa l’orgoglio, perché non vogliamo perdere nulla, terminiamo con ottenere il contrario. Maria è unità. Ella ha sempre unito, sempre ci unisce.

La nostra vocazione è il servizio disinteressato, povero, semplice

Il Papa ci invita ad essere ponti, punti di incontro, focolari di Alleanza. Il Papa ci ha chiesto che usciamo da noi stessi, dal nostro centro. Perché il pericolo nella vita è pensare che siamo il centro, che Schoenstatt è il centro della Chiesa, che le cose avvengono, perché noi siamo qui e le facciamo. Ma non è così. La nostra vocazione è il servizio disinteressato, povero, semplice. Siamo per unire, per servire la vita, per uscire ed arrivare alle periferie. Non vogliamo accontentarci con avere cura della vita che Dio ci ha affidato. Andiamo oltre. Cerchiamo l’incontro con coloro che ci sono vicini, con coloro che non credono, con coloro che non conoscono il Santuario come focolare. Non possiamo custodire per noi il tesoro che ci hanno dato. Comincia la nostra missione. Maria ci manda ad essere fedeli alla nostra missione nel mondo.

Nel Vaticano contemplando l’immenso quadro di Maria, abbiamo avuto la consapevolezza della nostra piccolezza e della grandezza della nostra missione. Là abbiamo detto sì di nuovo a Maria. L’abbiamo detto nel suo piccolo Santuario una settimana prima. Lo abbiamo fatto di nuovo in Vaticano una settimana dopo. Le abbiamo detto che siamo disposti a perdere la vita a consegnarlo tutto dando il nostro cuore. Sappiamo che Maria non ci lascia mai soli nel cammino. Ella ci manda e ci precede. Ella apre le porte, affinché entriamo e già è dentro aspettando. Ella ci dà la luce nell’oscurità ed è la stessa luce che portiamo nell’anima, Ella ci dà il conforto nella delusione, ci alza quando cadiamo. Ella crede in noi, quando noi non crediamo. Su di Lei costruiamo con le sue mani. Non abbiamo paura. Non ci riempiamo di piani e progetti. Semplicemente dedichiamo con semplicità quello che abbiamo. La bellezza del Santuario da dove Maria ci regala una nuova forma di vivere. Leghiamoci a Lei. Trasformiamoci nelle sue mani di Madre. Siamo quei Santuari vivi dai quali Ella si dona agli uomini.

Ella costruisce dalla mia povertà, dal mio abbandono, dal mio desiderio di crescere ed arrivare alle altezze. Ella mi invia e mi costudisce.


Originale: spagnolo. Traduzione Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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