Postato su 2014-06-22 In Riflessioni e opinioni

La Carità. Avere gli stessi sentimenti di Cristo

SPAGNA, org. Il Direttore del Movimento di Schoenstatt in Spagna, P. Carlos Padilla, offre nella sua proiezione pastorale per il mese di maggio 2014 alla Famiglia di Schoenstatt spagnola e a tutti lettori della nostra pagina schoenstatt.org, l’impulso importante e attuale al servizio della vita e il pellegrinaggio giubilare. Il suo punto di partenza è il regalo giubilare della Famiglia di Schoenstatt spagnola di formare una rete di santuari vivi, una rete di vita, una rete missionaria. Hanno dedicato questo mese in cammino al 2014 al pellegrinaggio, che significa andare in pellegrinaggio.

Viviamo un anno di grazie, un anno di vita. Continuiamo costruendo la nostra rete di santuari vivi.

Diamo un passo di più nel nostro cammino verso il giubileo. Questo mese ci avviciniamo al cuore ferito di Cristo. Vogliamo mettere tutta la Famiglia di Schoenstatt nel suo cuore, e specialmente quelle persone che hanno più bisogno. Andiamo in pellegrinaggio come Famiglia. Gesù ci viene incontro e cammina con noi, come ha fatto con i discepoli di Emaús, facendo che i nostri cuori ardano. Con Lui camminiamo. Egli si avvicina a noi. P. Kentenich affermava: “Cristo è al contempo il porto dove ancoriamo e la fonte di energie per l’impresa.” Cristo è la regola del nostro stile di vita interiore e esteriore. Vogliamo riposare sul suo cuore ferito, nella fenditura della sua anima, nella spaccatura aperta del suo costato. Riposare lì dove siamo amati come siamo, rispettati nella nostra povertà, amati nella nostra piccolezza. Guardiamo Gesù con gioia. Vorremmo imparare a guardare come Lui ci guarda. Che il nostro sguardo cambi e si faccia come il suo. Gesù ci guarda con tenerezza, con misericordia, con molta pace e gioia. Guarda commosso, perché vede cha abbiamo tanto bisogno. Il cuore di Gesù si ferisce a vedere il nostro dolore, la nostra impotenza, le nostre paure, la nostra ristrettezza. Si ferisce a vedere che ci logoriamo, che non riusciamo a rompere le nostre “catene”. Vogliamo liberarci in questo mese di quanto ci lega ed avere fiducia nei suoi piani.

Gesù vuole entrare in noi, aprirci, toglierci dai nostri schemi rigidi e formali.

Sì, in questo mese guardiamo Gesù e Lui ci guarda. Lo contempliamo nell’Eucaristia, ed Egli si abbassa fino alla nostra carne. Lo adoriamo in silenzio ed Egli riposa sulla nostra vita. Ci immergiamo nel suo silenzio. Egli sta con noi. È presente nel Santuario. Ci rimane per fare del nostro Santuario un Cenacolo santo, dove ci inginocchiamo. Anche Lui si inginocchia e lava i nostri piedi. Ascolta le nostre parole. Accoglie le nostre domande, i nostri dubbi e le nostre paure. È il mese per dedicargli tutto quello che abbiamo. Ci piace controllare tutto nella nostra vita. Abbiamo fatto piani, guardiamo come camminare sicuri. Vogliamo certezze e non baciamo la nostra croce. Gesù accoglie tutto quanto gli offriamo. Ci iscriviamo nel suo cuore e lì ci sentiamo sicuri. Lì restano custoditi i nostri sogni e i nostri desideri, Tutto quello che lui ha seminato nella nostra vita gli appartiene. Il nostro cuore nel suo cuore. La nostra vita nella sua vita. Così è Gesù. Sempre aperto. Sempre disposto ad ascoltare il nostro palpito. Sempre con sete. Noi anche abbiamo sete. Sete e acqua. Egli ha bisogno della nostra acqua. Noi cerchiamo la sua fonte, il suo pozzo. Vogliamo sempre di più, abbiamo sempre di più. In questo mese guardiamo Gesù. Riposiamo in Lui i nostri progetti.

È il mese della Carità.

Gesù è carità. La carità è l’amore di Dio, che discende fino a noi, si fa carne, rimane nell’Eucaristia, nel pane tagliato, nel sangue sparso. La carità è una grazia, un dono, una missione. È l’amore che supera tutti i desideri, sana tutte le ferite. Nella carità di Gesù cerchiamo la pace. La sua carità si converte in fonte di vita per noi. Vogliamo imparare ad amare come ama Gesù. Che la sua carità sia la nostra carità. La sua forma di amare, i suoi sentimenti. Non abbiamo i sentimenti di Gesù. L’invidia, le gelosie, la rabbia, il rancore, la violenza, la critica, il rifiuto, non fanno parte dei sentimenti di Gesù. Sappiamo quello che non appartiene a Lui. Vogliamo imparare a vivere con i suoi sentimenti. La benevolenza, l’umiltà, la pazienza, l’attesa, la vicinanza, l’accoglienza, la pace, il sorriso, la gioia, la passione, la mitezza. Sì, vogliamo vivere, come Egli ha vissuto. Ereditare il suo cammino, vivere sulle sue orme, compiere la nostra missione. P. Kentenich afferma: “Questo è il nostro desiderio: rivestirci di Cristo, essere come Lui, andare in pellegrinaggio per il mondo come altri Cristi” [1] Abbiamo la missione di condurre a Cristo tanti cuori, che non lo conoscono, non hanno visto il suo volto, non hanno toccato le sue mani, non hanno baciato i suoi piedi. Noi lo facciamo con coloro che ci mostrano ogni giorno Gesù. Vogliamo anche essere Cristo, per tanti uomini che vivono senza meta, sbandati e perduti. Gesù ci aspetta con le sue mani aperte, ferite, vuote per accoglierci come siamo. Senza recriminazioni. Con pace e con un sorriso.

[1] P. Kentenich, La mia vita è Cristo


Originale: spagnolo. Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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