Postato su 2010-12-29 In Riflessioni e opinioni

È Natale, nasce Gesù, nasce la vita!!

Pesebre, Casa Regina, SchoenstattARGENTINA, P. Javier Arteaga. Il lunedì scorso sono entrato nel Santuario e mi sono seduto nel primo banco per contemplare il presepe. La grotta con Maria, Giuseppe, i pastori e gli animali, tutti contemplando il Bambino nella piccola culla. Sempre mi è piaciuto il presepe di Natale. È il simbolo della Misericordia di Dio e dalla Pace tra gli uomini.

 

 

 

Quando ero un bambino aspettavo con desiderio, che la mia mamma preparasse il presepe per aiutarla e così anche giocare con le statuine dei pastori, dei re e degli animali immaginando che venivano da lontano, attraversando le montagne per contemplare il Bambino Gesù. Oggi, dopo tanti anni, continuo avendo il desiderio ardente del Natale contemplando il presepe. Davanti a me è posta una statuina di un pastore inginocchiato, guardando il Bambino Gesù, e lì ci sono anch’io guardando quello che vede il pastore. Che cosa guardiamo, quando contempliamo il presepe? Che cosa contemplavano e sperimentavano i pastori in quella notte unica nella storia?

I pastori di Betlemme

Il Vangelo di Luca ci dice che fuori della città di Betlemme “C’erano in quella regione alcuni pastori, che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge” (Lc. 2,2-8) I pastori sono figli di “quel popolo che cammina nelle tenebre” e al contempo sono i suoi rappresentanti, scelti per vedere la gran luce. “Un Angelo del Signore si è presentato davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da un gran timore” (Lc. 2,2-9) E dal fondo di quella luce si sente una voce: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc, 2,2-10) Queste parole devono aver prodotto un’immensa gioia nei cuori di quegli uomini semplici, che aspettavano come tutto il popolo d’Israele, l’avverarsi della gran promessa del Messia. Giustamente dice l’Angelo, che sarà di tutto il popolo, quel popolo di Dio che andava nelle tenebre, ma non si stancava di aspettare nella promessa. E aggiunge: “Questo è per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. I pastori di Betlemme, uomini semplici che hanno ascoltato e hanno ben compreso le parole dell’Angelo, si sono subito messi in cammino e hanno trovato Maria, Giuseppe e il Neonato nel presepe. Dopo averlo visto, sono corsi a raccontare quello che avevano udito intorno a quel bambino, e tutti coloro che li ascoltavano, restavano affascinati dai loro racconti. Nel frattempo, Maria custodiva queste cose nel suo cuore e le meditava. “I pastori poi ritornarono, lodando e glorificando Dio per tutto quello che avevano visto e udito, com’era stato detto loro”.

Dio ha sempre scelto i semplici e i piccoli per dimostrare loro il suo amore. I pastori sono stati i primi testimoni del Mistero di Dio fatto uomo. Loro, come Maria. Sono il caso preclaro del cristiano: ascolta e riceve la Parola di Dio come un immenso regalo; poi la mette in pratica, ubbidendo a Dio; in seguito contempla e adora Dio con noi, e finalmente annuncia e condivide questo gran dono di Dio con tutti coloro che lo circondano. È la vita in Alleanza con Dio e con i fratelli.

Il dono della vita

Con quale sguardo ci avviciniamo al presepe per Natale? Come contempliamo il Bambino Dio? Con quale cuore aspettiamo e celebriamo il Natale?

Il Papa Benedetto XVI ci dice: “Il Natale è la festa che canta il dono della vita. La nascita di un bambino dovrebbe essere sempre un avvenimento, che porta gioia: l’abbraccio di uno appena nato suscita normalmente sentimenti di attenzione e di premura, di commozione e di tenerezza. Il Natale è l’incontro con uno appena nato che piange in una grotta miserabile. Contemplandolo nel presepe, come non pensare ai tanti bambini che ancora oggi vedono la luce circondati da una gran povertà, in molte regioni del mondo? Come non pensare agli appena nati non accettati e respinti, a coloro che non riescono a sopravvivere per mancanza di cure e di affetto? Sotto la spinta di un consumismo edonista, purtroppo, il Natale corre il rischio di perdere il suo significato spirituale per ridursi ad una pura occasione commerciale di compre e scambio di regali. In verità, ciononostante, le difficoltà e le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi vivono tante famiglie, e che colpisce tutta l’umanità, possono essere uno stimolo per scoprire il calore della semplicità, dei valori tipici del Natale. Il Natale può convertirsi, se spogliato dalla sua incrostazione consumistica e materialista, in un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che emana dal mistero della nascita di Gesù”

Natale è celebrare la Vita

Celebrare il Natale è celebrare la vita e il Dio della Vita. Cristo si è presentato a sé stesso dicendo: “Io sono, il Cammino, la verità e la Vita” (Gv. 14,6) e ci ha rivelato la causa della sua presenza tra noi: “Io sono venuto, perché abbiano la vita e in abbondanza” (Gv. 10,10) Gesù è venuto per dare una risposta definitiva al desiderio di vita e d’infinito, che il Padre Dio, creandoci, a sua immagine, ha inscritto nella nostra anima. Ma oggi la vita quota in ribasso “la borsa valori” nella nostra Patria. Difendere e celebrare la Vita dell’uomo, dal suo concepimento fino alla morte naturale, e promuovere una vita degna, con un tetto, lavoro, studio e salute per tutti, è l’impegno della Famiglia di Schoenstatt e della Chiesa sempre, ma specialmente per l’anno 2011. È Natale, nasce Gesù, nasce la Vita!

Carissimi fratelli, manca una settimana a Natale, e in questo 18 dicembre al celebrare l’Alleanza d’Amore con Maria le chiediamo che ci regali un cuore come il suo, aperto al Dio della Vita, solidale con i fratelli e artefice della Famiglia. Con il Padre fondatore preghiamo davanti al presepe:

Madre,
Così come mostri il Bambino ai pastori e ai re,
e t’inchini davanti a Lui adorandolo e servendolo,
Vogliamo con amore essere sempre i suoi strumenti
e portarlo al profondo del cuore umano.

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

 

 

 

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