Postato su 2009-11-19 In Riflessioni e opinioni

Siamo fratelli, vogliamo essere Nazione

vox temporisJorge H. Day. “La nostra visione del problema sarebbe incompleta se non segnalassimo come radice delle difficoltà la crisi culturale, morale e religiosa, in cui siamo immersi” (dal documento “Siamo fratelli, vogliamo essere Nazione”, 98ª assemblea plenaria dell’Episcopato, Novembre 2009).

 


Croce - Foto: PixelioMiguel Sago ci ha turbato profondamente con il cortometraggio sulla fame di alcuni che si affannano a cercare tra i rifiuti che lasciano gli altri. E ci ha portato a domandarci, che cosa possiamo fare, pur riconoscendo che è tanto quello che stiamo facendo. E per un buona riflessione è sempre bene ritornare alle basi, al pensiero della Chiesa e di nostro Padre Kentenich.

Ricordiamo alcune notizie degli ultimi giorni, con il metodo kentenichiano di percepire in esse una vox temporis. Una di queste novità è che la Corte Europea dei Diritti Umani ha deciso favorevolmente alla richiesta di una madre di due alunni e ha castigato lo Stato Italiano per la presenza di Crocefissi nelle scuole del paese.

Un’altra notizia è che la Giudice Gabriella Seijas ha ordinato all’Ufficio del Registro Civile della Capitale Federale che sposi una coppia di uomini, una decisione che non solo è stata unanimemente approvata dalla Comunità Omosessuali in Argentina, bensì da molti progressisti che considerano che permettere questo “sposalizio” costituisca un progresso nella società, Penso che un commento più adatto per coloro che festeggiano questi “progressi, sia quella che P. Giuseppe Kentenich ha usato al principio del secolo XX, coincidendo con altri pensatori come Ortega e Gasset. Loro parlavano dell’uomo massa.

Convinzioni proprie, atteggiamenti ferme, una volontà indomabile e un comportamento conseguente con le proprie convinzioni

Cito alcuni concetti di P. Giuseppe Kentenich: “L’uomo massa è colui che fa quello che fanno gli altri, quando lo fanno gli altri e perché lo fanno gli altri…..Chi di questi uomini gregge…conserva ancora convinzioni proprie, atteggiamenti fermi, una volontà indomabile e un comportamento conseguente con le proprie convinzioni….?”.

“Da tempi immemorabili ci si impegna a privare le regioni cattoliche di qualsiasi manifestazione di cattolicità. Che eliminino Crocefissi ed Edicole! Se tolgono all’uomo la comunità e l’atmosfera comunitaria, si trasforma in un essere solitario. È quindi più facile schiacciarlo”..

“Guai a chi sta solo! Noi vorremmo ringraziare il Signore che ancora apparteniamo ad una comunità….Una sana formazione comunitaria sempre interpella l’individuo domandando: Che cosa posso dare alla comunità?”.

“La massificazione deve considerarsi come una malattia psichica che ha penetrato il pensare e il volere fino al midollo del nostro più intimo, determinando il comportamento con rispetto a tutti gli altri problemi della vita….Per l’osservatore superficiale si presenta come indifferenza e ignoranza”..

La gioia di appartenere ad una comunità feconda

I legislatori europei “progrediscono” in scristianizzare la loro cultura. I loro colleghi argentini “progrediscono” in assicurare i diritti umani degli omosessuali, o dei tossicodipendenti. Non adoperano, invece, sforzi per facilitare un sistema che dia la possibilità della casa propria (il che solamente esigerebbe copiare il sistema adottato dai cileni che da decadi è un successo), o di un regime istituzionale che attiri investimenti per creare veramente posti di lavoro e non solo nell’immaginazione del INDEC (un portavoce dello stato) che parla per bocca di un ministro, o per trasformare le scuole in vere educatrici di cittadini.

È una gioia appartenere ad una comunità cristiana tanto feconda com’è la nostra Federazione delle Famiglie, com’è il nostro Movimento di Schoenstatt.

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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