Postato su 2014-02-19 In Francesco - Iniziative e gesti

In una condizione di permanente missione

MESSICO/ARGENTINA, mda. “Aparecida propone mettere la Chiesa in una condizione di permanente missione, organizzare azioni di indole missionaria sì, ma nel contesto più ampio di una condizione di missione generalizzata: che tutta l’attività abituale delle chiese particolari abbiano un carattere missionario, e il che nella certezza che la uscita missionaria, più che un’attività tra tante altre sia un paradigma, cioè, il paradigma di tutta l’azione pastorale. L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, suppone uscire da se stessi, un camminare e seminare sempre di nuovo, sempre oltre. ‘Andiamo da un’altra parte, ai villaggi vicini, perciò sono venuto’, diceva il Signore. È vitale per la Chiesa non rinchiudersi, non sentirsi già soddisfatta e sicura di quanto ha ottenuto, altrimenti la Chiesa si ammala, si ammala di abbondanza immaginaria, di abbondanza superflua, si indebolisce. Deve uscire dalla sua comunità e avere il coraggio di arrivare alle periferie esistenziali che hanno bisogno di sentire la vicinanza di Dio. Egli non abbandona nessuno e sempre dimostra la sua tenerezza e la sua misericordia infinita, poiché questo è quello che si deve portare a tutta la gente” – Il messaggio sempre attuale di Papa Francesco ai partecipanti dell’Incontro “Nostra Signora di Guadalupe, stella della nuova Evangelizzazione nel continente americano” tenuto dal 16 al 19 di novembre  2013, cui ha partecipato il Dott. Carlos Eduardo Ferré, Direttore del Centro di Studi della Dottrina Sociale della Chiesa “Giovanni Paolo II” dell’Argentina e membro del Movimento di Schoenstatt. Schoenstatt.org ha intervistato Papa Francesco nel contesto intorno all’anniversario della sua elezione, ed anche intorno a questo incontro a Guadalupe, riguardo alle sue impressioni per la Chiesa e riguardo al suo messaggio.

Chi ha partecipato a questo Incontro e quale ne è stata la meta?

L’Incontro in Messico, convocato dalla Pontificia Commissione per l’America latina (CAL), ha contato sulla presenza di 80 Cardinali e Vescovi, 120 sacerdoti, religiosi e religiose e 150 laici circa.

Era presente tra i cardinali: Mons. Quellet della Congregazione dei Vescovi, Rivera Carrera del Messico, Sean O’Malley di Boston, Rodriguez Maradiaga, presidente del G8, Robles Ortega di Guadalajara, Dolan di New York, López Rodríguez della Repubblica Domenicana, i presidenti del CELAM Auiar Retes, e della Conferenza dei Vescovi degli Stati Uniti. Tra i Vescovi: Mons. Tempesta di Rio, Ramos Krieger di San Sebastian di Bahia (Brasile), José Gómez di San Francisco, Lara Barbosa di Campo Grande (Brasile), Charles Chaput di Filadelfia, Ulloa Mendieta di Panamá, Moronta di San Cristobal (del Venezuela), Brenes Solorzano di Managua, Arregui Yarza di Guayaquil, Ulriche Steiner Segretario della Conferenza di Vescovi del Brasile e Mons Arancedo presidente della Conferenza Episcopale Argentina.

Tra i religiosi era presente la presidentessa della Conferenza dell’America Latina di religiose Suor Mercedes Casas Sánchez.

Il Congresso ha compiuto con i due obiettivi proposti. È stato un autentico pellegrinaggio nel significato del luogo, in cui si è tenuta la preghiera e la liturgia, la costante riflessione sull’avvenimento di Guadalupe, che era presente in tutto l’Incontro e lo spirito di conversione che ha ispirato il Congresso in se stesso, le sue conferenze e la discussione tra i gruppi che realmente hanno arricchito. Il lavoro è stato molto intenso e il clima di comunione particolare, il momento di grazia che vive la Chiesa.

Le conferenze si trovano nella pagina della Commissione Pontificia per l’America Latina.

Papa Francesco non è stato fisicamente nell’Incontro. Come ha vissuto lei la sua presenza?

Un momento molto speciale è stato il regalo di una rosa d’oro che ha mandato il Papa per la Madonna.

I riferimenti a Francesco della grazia, che ha significato per la Chiesa la sua designazione e le mozioni di non lasciarlo solo e mettersi a sua disposizione attivamente, così come la necessità che tutte le istituzioni, ordini e movimenti ecclesiali si rinnovino, sono stati presenti nel 95% delle conferenze e conversazioni.

Le parole del messaggio di Francesco sono state rivolte specialmente ai Vescovi, a coloro che ha ritornato a chiamare ad una conversione pastorale. Ha insistito che la Chiesa deve avere uno spirito missionario, nell’importanza di cominciare la missione continentale non solo nelle sue azioni, bensì nel suo paradigma, che deve impregnare tutta l’azione della missione e il dovere di uscire alle periferie esistenziali. Ha appellato alla creatività. “Non si può continuare dicendo sempre si è fatto così”. Ha rinnovato le sue critiche al clericalismo e ha affermato che i Vescovi non sono né principi, né funzionari.

Ha incitato i religiosi a ricuperare il carisma dei loro fondatori. Non ha parlato dei laici. Ci ha messo, secondo la mia opinione, nel ruolo di testimoni del Popolo Fedele, della autocritica che ha fatto, al contempo che ci annunciava che se i Vescovi avessero fatto quel cambiamento, tutta la comunità avrebbe dovuto schierarsi dietro i sui pastori. Non ci sarebbe stato più posto per le chiese private.

Francesco parla tante volte della cultura dell’Incontro. Come lo ha vissuto in questo congresso?

La sfida di avere riunito i cattolici di tutto il Continente è stata grande, ma credo che è risultata di successo nella stessa proporzione. Ho sentito dire ai fratelli del nord, che non ci hanno considerato, ma al contempo hanno riconosciuto che l’emigrazione spagnola è stata una benedizione per la Chiesa degli Stati Uniti, non così per il Canada, che sta vivendo una situazione simile all’europea. Ho ascoltato richieste di aiuto da parte dei fratelli del nord per la formazione in Dottrina Sociale nella Chiesa, in cui si riconoscono molto indietro.

Che cos’è che personalmente vi ha più impressionato’

Ecco, infine, quali sono le mie impressioni sul congresso. Ringrazio Dio per aver potuto partecipare e vi confesso che forse per la prima volta ho compreso profondamente l’avvenimento di Guadalupe, il che è stato per me motivo di conversione e di molta speranza nella Missione continentale e nell’unità continentale. Anche un gruppo di argentini, che ha condiviso con noi questi giorni, è stato del nostro parere.

Credo che dobbiamo metterci sotto la protezione di Maria di Guadalupe, pregare tanto e continuare lavorando senza stancarci.

Originale: spagnolo. Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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