Postato su 2013-07-14 In Schoenstatt in uscita

Superare tensioni – Scoprire potenzialità

GERMANIA, fma.Buon Dio, ti prego: Dammi la sapienza di capire il mio capo. Dammi l’amore per perdonargli. Dammi la pazienza di capire le sue azioni. Però, Buon Dio, non darmi forza. Perché se mi dai forza, mi scappa lo schiaffo.” Questa cartolina gnomica, con la fotografia di un bebè, è un altro modo di affrontare  le tensioni o di smorzarle … Che ci siano di gran lunga più possibilità, ed anche di gran lunga più fonti di tensione di quella classica  “Capo – dipendente”,  l’hanno appreso i partecipanti del Jour Fixe  – (Appuntamento)  per Dirigenti, il 21 giugno a Memhoelz – da Manuela e Peter Miller, Membri-Fondatori della IKAF (Internationale Kentenich-Akademie per Dirigenti) e consulenti aziendali (www.inspiration-miller.de).

Una seconda colazione a due, un riuscito layout di deposito, il tempo per una gita aziendale, un progetto per offerte riuscito sorprendentemente e rapidamente bene, l’esser riusciti ad ottenere la dimensione sociale della Direzione del Personale, la rabbia lasciata in azienda, un passaggio in macchina dove si è sviluppata una conversazione entusiasmante – il primo approccio al Jour Fixe, con il “Successo della settimana”, è tradizione ed elemento provato, che fa sentire ai partecipanti una comune atmosfera nell’essere aperti ad impulsi, aperti l’un per l’altro e aperti all’atteggiamento di libertà interiore “Quel che di tutto ciò fa PER ME”, premessa fondamentale per una crescita autentica e una vita reale.

Imparare a fare critica seria e ragionevole

Manuela e Peter Miller trasmettono in modo disinvolto, abile e attraente che cosa sono le tensioni, come nelle tensioni ci siano potenzialità e opportunità di crescita, e che le tensioni ne facciano parte solo per il fatto che noi uomini pensiamo, avvertiamo, percepiamo, valutiamo e reagiamo distintamente …

C’è la tensione tra ciò che fanno tutti e ciò che faccio io: mainstream e my way. E qui entra in gioco il momento del fare critica e dell’accettare critica.

“Prima di tutto imparare a fare critica seria e ragionevole nelle proprie mura cattoliche. Su questo punto noi cattolici siamo oltremodo deboli/vulnerabili. Su questo punto sono oltremodo deboli soprattutto i nostri organi ecclesiastici. E se diventeremo superiori, vedremo come in un batter d’occhio diventiamo deboli nel sopportare la  critica.”

Parole di Padre Kentenich, pronunziate già nel 1930. Un’affermazione che traccia sui volti dei presenti un’espressione di meraviglia. “Pensavo che fosse di Papa Francesco”, ha detto qualcuno. E il vicino annuisce.

Altrimenti siamo “fossilizzati a non finire”

È di Padre Kentenich, di quel Padre Kentenich che non ha costruito il suo movimento su armonia, ma su tensioni. Su quelle che esistono di per se stesse – e se queste non bastano, allora su quelle che egli inserisce consapevolmente. Poiché: “Dobbiamo avere  il serio coraggio di far critica a noi stessi. Se non lo facciamo, in un paio d’anni saremo “fossilizzati a non finire”. E come ci fossilizziamo rapidamente! Fate solo attenzione! Proprio quelli che tendono di più al conservatorismo, corrono un grande pericolo…”

Così Kentenich. Autosufficienza, propria iniziativa, piccole celle, diversità – non solo non costituiscono per Kentenich un pericolo per la collettività, ma sono feconde al massimo. Con numerosi esempi concreti, presi dalla vita quotidiana di famiglia e d’azienda, i referenti mostrano come tensioni portino vitalità e sprigionino potenzialità; per cui è importante far in modo che nei team si trovino insieme tipi diversi, piuttosto che fare dei team armonici …

E poi la questione del numero “6” sul pavimento. C’è un’azienda con una produttività giornaliera piuttosto  modesta e ci sono due turni. E non succede niente. Allora uno di loro, poco prima del cambio di turno, scrive con il gesso il numero 6 sul pavimento. Ogni turno produce sei unità, tutti i giorni e senza aumento. Il mattino seguente, dopo il secondo turno, il numero 6 è cancellato e al suo posto campeggia uno splendido 7. Quelli del secondo turno hanno prodotto 7 unità. Ma certo … I numeri scritti col gesso salgono fino a 10.

I Pesci dell’anima

Padre Kentenich ha chiamato “Pesci dell’anima” tutte le esperienze non rielaborate e tutte le ferite interiori mandate giù. Esse si comporterebbero come pesci in un lago gelato  –  e riaffiorano improvvisamente in superficie non appena si vede avvicinarsi anche solo l’ombra di un’esperienza analoga; l’iper-reazione  che ne consegue non la capisce né l’ambiente né la persona stessa… A questo punto i volti si fanno pensierosi – e su questo tema si sviluppa una conversazione animata, subito dopo la conferenza dei coniugi Miller, che riescono abilmente ad applicare processi della pedagogia di Padre Kentenich ai dirigenti di personale e di team.

Si comincia nella cerchia dei partecipanti e si continua poi durante lo spuntino, in gruppi più piccoli e alternati, con il tema “Tensioni e il loro enorme potenziale” dall’ottica dell’esperienza personale in azienda.

Che cosa ci fa arrabbiare tanto nelle e-mail?

Un tema diventa proprio ampio: le e-mail. Si tratta della tensione tra la comunicazione rapida e quella personale. Ma è vero? Una conversazione a tavola può essere impersonale, un contatto per e-mail cordiale e molto personale… Oppure, le  “e-mail” non sono –  per la loro intensità, il loro genere, il loro carattere esigente, la loro insicurezza – solo una forma alla quale si legano diversi temi scottanti? Forse un tema su cui si deve continuare a lavorare – forse un tema per il prossimo incontro della IKAF …

E infine un’esperienza concreta che finisce con una bella risata: “Quando a casa ci siamo litigati per bene, allora siamo passati al dialetto –  e a quel punto non era più tutto così tragico!”

Sfruttare tensioni gigantesche come potenziale. Fare critica seria. Rapportarsi con cose sempre nuove sorprendentemente diverse e rapportarsi in modo diverso con le cose sorprendenti. Questo funziona dove c’è una solidarietà indiscussa che regge, e che fuori questione. Allora e solo allora.

Original: tedesco. Traduzione: Maria Dolores Congiù, Roma, Italia

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