IN POCHE PAROLE, P. Joaquín Alliende Luco. Spesso un gruppo di schoenstattiani entra in un Santuario di Schoenstatt, dove è esposto il Santissimo Sacramento, si inginocchia saluta con devozione la Mater, esce senza rivolgere nemmeno un pensiero a Gesú Sacramentato. Quale commento si potrà fare a questa maniera di pregare?
Sembrerebbe che tra alcuni dei nostri fratelli di Schoenstatt si dia una certa forma speciale nella loro maniera di trattare con le persone del cielo. Ad esempio, nella relazione di devozione adeguata tra Cristo e sua Madre. Coloro che sempre sono presenti nelle preghiere sono “il Padre e la Madre”. A volte non è chiaro se quel “Padre” è il Padre buono, il “Padre Dio”, che molte religioni sono riuscite ad intuire. O se nella loro preghiera si rivolgono con proprietà alla Prima Persona Trinitaria, la cui esistenza e qualità solo possono essere conosciute ed amate, perché Cristo, il Primogenito, ce le ha rivelate.
Il Padre Dio lo può conoscere chiunque che non è cristiano. A Dio Padre rivelato da Cristo, lo si può solamente conoscere ed amare per la grazia dello Spirito Santo. Il Schoenstatt kentenichiano è eminentemente trinitario. Alla fine della cosiddetta “Lettera d’Alleanza 1948”, il fondatore afferma con forza: “Schoenstatt è decisamente trinitario”. Schoenstatt è originalmente trinitario (questa originalità o peculiarità è il carattere mariano che sorge dall’Atto di Fondazione del 1914). E Schoenstatt manifesta essere trinitario nel dialogo con i tempi che cambiano della storia umana”
L’Alleanza d’Amore del 1914 ci educa per manifestarci, amare e servire nella Trinità. E trasformarci in apostoli dell’ineffabile mistero del Padre, nel Figlio, per lo Spirito Santo, così come si manifesta in questa gloriosa Pasqua del centenario immeritato.
Originale: spagnolo – Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina
