Postato su 2012-07-29 In Riflessioni e opinioni

Verso l’Anno della Corrente Missionaria

P. Guillermo Carmona. Nel mondo immaginario personale e collettivo della Campagna si trova la profonda comunione del missionario con Maria. Due cuori e un solo battito, ce lo ricordava il Fondatore di Schoenstatt. Quanto più profonda sarà quest’intimità, più feconda sarà il compito missionario.

 

 

Quest’unità non è solo emozionale, bensì esistenziale, perché abbraccia tutte le sfere della persona: intelligenza, volontà e affetti. È un progetto di vita, in cui il missionario s’imbarca in un viaggio, che attraversa i mari della sua famiglia, del suo lavoro e del suo apostolato.

Sulla sponda, dove attraccherà troverà case, scuole, ospedali, carceri, ospizi, donne incinta ecc. In ciascuno degli uomini apparirà l’Immagine di Gesù Cristo, che ha avuto un cuore aperto per accogliere tutti, ma specialmente i poveri, gli ammalati e i bambini. Chissà potremmo denominare questo viaggio: “Un servizio mariano nel cuore della Chiesa”. La Chiesa è madre, nutrice, come Maria, che è il suo caso preclaro, il Concilio lo chiama il “Prototipo”.

Partecipazione e presenza

Da quest’intimità sorge il ricco sentimento di appartenenza. È al contempo partecipazione – non possessione -, è la presenza incancellabile propria di chi ama. Chissà sia il missionario chi più intende il “capriccio” della Madonna, di non volere rimanere nei Santuari, bensì di uscire a visitare i rioni. I deserti e le oasi della nostra società. È il paradosso del suo amore, che si cimenta in una dedicazione – in questo caso non uguale – con Colei che visita e coloro che la ricevono nella propria casa.

È quell’amore di Maria che spinge il missionario ad uscire dalla sua tranquillità per aprirsi il cammino, per soddisfare il desiderio dell’”Amata”, della Mater. Noi, come altre volte si è detto, solo le prestiamo la lingua, i piedi, l’orecchio e il cuore, affinché faccia miracoli. È Lei, non noi, “la Gran Missionaria”, Colei che”farà miracoli”.

La nostra piccolezza e l’azione di Maria

Questo contrasto tra la nostra piccolezza e l’azione di Maria: ciò che è forte e quello che è effimero, ciò che è completo e quello incompleto, ciò che è indigente e la pienezza, è quanto sostiene la Campagna. La nostra piccolezza e la sua grandezza non sono dimensioni antagonistiche, né incompatibili. Si “potenziano”. Ma nel campo dell’amore Lei è sempre Colei che ci vince. Entrambi, Maria e il missionario si uniscono in un solo desiderio: portare Gesù e la sua grazia a tutti gli ambienti. Joao è stato un esempio vivo di questa tensione – la sua auto coscienza e la piccolezza della sua strumentalità, solo “un asinello di Maria”.

Si deve, perciò, lasciare che la Mater palpiti in me, e se necessario “spietatamente”, perché l’irrazionalità del suo amore si trasformi nella razionalità del messaggio: Dio mi ama, Gesù è mio fratello, Maria è la mia educatrice e noi siamo di conseguenza, fratelli.

D’altra parte, la Campagna è una risposta agli amori preregistrati degli schermi della televisione, all’incontro fugace e superficiale di una boite o agli entusiasmi sfrenati di uno stadio di football.

In un tempo, in cui gli impegni sono tanto effimeri, incerti e imprescindibili – un segno dei tempi – dove la fragilità ci porta a non avere fiducia negli altri, la Madre regala al missionario e a chi lo riceve la “sua” certezza, un amore che non defrauda. Ella è la mano tesa, l’orecchio che ascolta, il cuore aperto e la parola adatta che genera vita.

Mentre più crollano le forze per seguire credendo in Dio, più si presenta la Campagna come veicolo strumentale della grazia. “In un mezzo moderno, diceva P. Kentenich, per la pastorale del futuro”.

La Madonna Pellegrina irrompe nella notte e fa che sia tollerabile l’attesa

I segni angustiosi di rotture sociali, personali ed economiche sono per il missionario un contrafforte per continuare andando, per continuare lottando, affinché l’amore non si fessuri. Mentre sorge nel mondo il risentimento e un’incertezza piena di timori per il domani, la Madonna Pellegrina irromperà nella notte e farà che sia tollerabile l’attesa. È il processo di ricomposizione, che verrà non solo dalle strutture, bensì dalle persone, che sono visitate e trasformate da Maria.

Questi nuovi tempi ci stimolano come Campagna ad essere creativi. Si deve seguire provando, lasciare che sorga la fantasia religiosa, che le nuove realizzazioni impensate, mobilitino le forze inedite che ci sono nel cuore dei missionari. È il Dio della vita, la Fede Pratica nella Divina Provvidenza, che apre una galleria di nuove possibilità.

Il lavoro fino dei missionari è efficiente. Rende Possibile attraversare i mari della sfiducia ed assumere le responsabilità storiche, che spettano oggi ai cristiani. Si deve continuare lavorando, anche quando le notti siano lunghe e fredde. Dall’oscurità sorgerà la luce. È il preannuncio della primavera, che nessuno può impedire che non arrivi. L’unica condizione è dire a Lei ogni mattina; “Eccomi, sono qui, inviami apostolicamente!”.


Fonte: Lettere ai missionari della Campagna del Rosario, Argentina, luglio 2012


Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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