Postato su 2011-10-22 In Riflessioni e opinioni

Il Santuario come luogo d’Alleanza e fonte di grazie

Padre Ángel Strada. In questo mese d’ottobre la Famiglia Internazionale di Schoenstatt chiude una tappa della sua preparazione al centenario dell’Alleanza d’Amore. L’Anno del Padre ci ha condotti a concentrarci nella persona del Fondatore, nella sua ricerca della volontà di Dio, che è culminata il 18 ottobre 1914, nella sua dedicazione paterna ai primi congregati, nel suo servizio alla libertà ed all’auto educazione di coloro che gli erano stati affidati. E in questo ottobre del 2011 si apre una nuova tappa nel cammino al Giubileo del 2014: l’Anno del Santuario.

 

Quest’anno ci convoca a riscoprire il nucleo del carisma di Schoenstatt: il Santuario come luogo d’Alleanza e fonte di grazie. Il passo da un anno del Padre ad un anno del Santuario è naturale ed evidente. Perché fondatore e Santuario sono inseparabile. Possiamo affermare che Padre Kentenich ha fondato il Santuario, ma al contempo anche il Santuario ha fondato Padre Kentenich. La sua vita pastorale è stata marcata dalla profonda fede nella presenza di Maria in quel luogo concreto.

“Chi mi cerca, mi troverà nel Santuario”

Tre frasi di Padre Kentenich esprimono, quanto significava per lui il Santuario e ci possono accompagnare in quest’anno: “Chi mi cerca, mi troverà nel Santuario”. Lì è il suo “focolare”, lui appartiene a quel luogo, lì trova accoglienza si sente radicato. Perché lì dimora Maria, madre sempre presente e educatrice sempre in azione. Regala esperienze di Tabor, luogo dove ci si sente bene e dove brilla il volto del Signore.

Senza Santuario non faccio niente

“Senza Santuario non faccio niente”, frase ripetuta dal nostro fondatore nella nostra Patria, quando spronava le Sorelle di Maria e l’allora piccolo Movimento che costruissero un Santuario. Lì dimora “la gran Missionaria”. Ella è capace di fare grandi miracoli. È necessario aiutarla, essere suoi strumenti adatti e generosi. Lì si devono condurre gli uomini, affinché si incontrino con la “pedagoga del Vangelo”, Colei che come nessuno insegna i valori del Vangelo.

All’ombra del Santuario

“All’ombra del Santuario si aiuterà a decidere i destini della Chiesa e del Mondo”. Una frase detta per la prima volta nel 1929, un’espressione di fede in una promessa e nella sfida verso il futuro. Nel 1914 Padre Kentenich non ha fondato una cappella accogliente per persone dedicate all’auto santificazione, bensì ha voluto un luogo di pellegrinaggio aperto a tutti, dove i cuori giovani si lasciano educare per essere discepoli di Gesù Cristo, e si lasciano inviare apostolicamente per condurlo ai popoli e alle culture di questo mondo. I Santuari sono “antenne permanenti della Buona Novella”, affermava Giovanni Paolo II nell’Angelus della domenica 12 giugno 1992. Le antenne ricevono le onde. Il Santuario c’è per ricevere i segni dell’amore di Dio nella propria vita e negli avvenimenti del tempo (grazia d’accoglienza), per captare i suoi desideri e lasciarsi interpellare dalla sua volontà, che invita a crescere (grazia della trasformazione). Le antenne trasmettono le onde. Quello che è ricevuto come dono si trasforma in compito, si deve portarlo agli altri (grazia dell’invio apostolico). I Santuari compiono la loro missione, se sono veri centri d’evangelizzazione, se generano persone e comunità al servizio degli altri.

La geografia della fede

Nei molteplici Santuari Mariani, afferma Papa Giovanni Paolo II, “non solo gli individui o gruppi locali, bensì spesso nazioni intere e continenti cercano l’incontro con la Madre del Signore, con Colei che è la beata perché ha creduto; è la prima tra i credenti e perciò si è convertita in Madre di Emmanuel. Questo è il messaggio della terra di Palestina, patria spirituale di tutti cristiani, essendo patria del Salvatore del mondo e di sua Madre. Questo è il messaggio di tanti templi che a Roma e nel mondo intero la fede cristiana ha eretto durante i secoli. Questo è il messaggio dei centri come Guadalupe, Lourdes, Fatima e degli altri sparsi in varie nazioni, tra cui non posso lasciare di citare quello della mia terra natale, Jasna Gora. Forse si potrebbe parlare di una specifica ‘geografia’ della fede e della pietà mariana, che abbraccia tutti quei luoghi di speciale pellegrinaggio del popolo di Dio, che cerca l’incontro con la Madre di Dio per trovare, nell’ambito della materna presenza di Colei che ha creduto, la conferma della propria fede”. (Giovanni Paolo II, Enciclica “La Madre del Redentore”, 25 marzo 1987, N°28)

Venti Santuari di Schoenstatt arricchiscono “la geografia della fede” nella nostra Patria. In quest’Anno del Santuario siamo chiamati a cercarvi l’incontro con Maria per consolidare la nostra fede, come l’ha fatto il fondatore durante tutta la sua vita. E per essere inviati apostolicamente da lì a costruire una “Patria famiglia” in questa Argentina ferita dai confronti e dall’esclusione di molti, e tanto bisognosa di un incontro fraterno e della testimonianza di discepoli missionari di Cristo. La Mater ci ripete anche oggi quelle parole amorose e motivanti: “Provatemi con fatti che mi amate realmente e che prendete sul serio il vostro proposito. Ora ne avete la migliore opportunità” (18 ottobre 1914, 1° Atto di Fondazione)

Fonte: Lettera d’Alleanza, Movimento di Schoenstatt, Argentina

 

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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