Postato su 2014-10-09 In Francesco - messaggio

Il Papa presiede una vibrante vigilia prima dell’inizio del Sinodo della Famiglia

ROMA-VATICANO, RV/RD. “Preghiamo per il Sinodo che iniziamo domani, affinché ci dia la luce per ascoltare Dio e la voce del popolo, la disponibilità a confrontarci in forma sincera aperta e fraterna, a conservare il nostro sguardo fisso su Gesù Cristo, facendo quello che Lui dica”. Papa Francesco si è presentato all’ultima ora del pomeriggio alla vigilia organizzata dalla Chiesa italiana in piazza S. Pietro per pregare per il Sinodo della Famiglia.

Era già sera quando il Papa è arrivato in Piazza S. Pietro, dove lo aspettavano migliaia di famiglie. Lo spettacolo era tra quelli che stringono il cuore: un silenzio

colmo di speranza, accompagnato dalla musica di vari cori alla luce delle candele, che a poco a poco, hanno popolato ognuno degli angoli della piazza della Cristianità, fino a quando l’oscurità si è colmata di piccole fiammelle, portate dalle coppie, dai giovani, dagli anziani, bambini e vescovi… Tanti altri che non avevano potuto andare hanno acceso candele sulle finestre delle loro case, così come aveva chiesto la Conferenza Episcopale Italiana.

Il suo presidente, ha preceduto il Papa. Prima, varie coppie avevano dato la loro testimonianza: gli sposi Antonio e Roberta della città di Benevento, Margherita e Marco della città di Novara, con 4 figli ed una adottata, Antonella e Nicola della città di Tivoli che dopo essere stati separati durante anni si sono riuniti di nuovo. Loro hanno introdotto la preghiera con Papa Francesco, davanti a migliaia di famiglie.

Il vento della Pentecoste soffia sui lavori sinodali, sulla Chiesa, sulle famiglie e sull’umanità intera

“Già cade la sera sulla nostra assemblea, ha cominciato il Papa. Ora prima di ritornare a casa, ci raccogliamo nell’affetto del bene dato e ricevuto, l’incontro che accende il cuore. Siate un vino buono, che anticipa la festa del Padre”.

Francesco si è domandato “quante persone vivono nella rassegnazione o nell’abbandono. In quante case non arriva il vino della gioia, né il sapore della vita, Gli uni e gli altri in questo pomeriggio lo trascorriamo pregando. Una preghiera per tutti”.

Il Papa ha considerato il Sinodo come un sogno, “un sogno essenziale di stabilità, e una porta aperta”. Un storia, quella della salvezza, e quella della famiglia, “a cui appartiene: la comunione di vita tra gli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’accompagnamento educativo e la trasmissione della fede, contribuiscono ad una società più giusta e solidale”

È risaltata, perciò “l’importanza del Sinodo, dove “la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spirituale e pastorale, per tentare sapere quello che il Signore vuole dalla nostra Chiesa. Dobbiamo ascoltare quello che gridano gli uomini della nostra epoca e fare nostre le tristezze e le speranze”

“Insieme sapremo portare con credibilità la buona notizia sulla famiglia” ha insistito il Pontefice, e nel Vangelo “c’è la salvezza che calma la sete dell’uomo”, dove il popolo raggiunge “la freschezza e il profumo” della fede.

Ha insistito, perciò, affinché “i padri sinodali abbiano l’atteggiamento di ascoltare. Di ascoltare Dio, di ascoltare insieme il grido del popolo. Al popolo che possa dire: la volontà è quella che li chiama a Dio”. “Invochiamo, ha aggiunto, la disponibilità di un dialogo sincero, aperto e fraterno, che porta con responsabilità pastorale a rispondere agli interrogativi di quel cambiamento di epoca”.

“Abbiamo un’occasione speciale da rinnovare, sull´esempio di S. Francesco, la Chiesa e la società. Con la gioia del Vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri, con capacità di vincere, con pazienza e amore, le afflizioni e le difficoltà che arrivano tanto da dentro quanto da fuori”

 

Care famiglie, buonasera!

scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto.

È anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore — la sapienza stessa — della vita… Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera, una preghiera per tutti.

È significativo come – anche nella cultura individualista che snatura e rende effimeri i legami – in ogni nato di donna rimanga vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere. La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli…: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 66-68). E più le sue radici sono profonde, più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri in nessuna terra. Quest’orizzonte ci aiuta a cogliere l’importanza dell’Assemblea sinodale che si apre domani.

Già il convenire in unum attorno al Vescovo di Roma è evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spirituale e pastorale. Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa, dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’«odore» degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce (cfr Gaudium et spes, 1). A quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia.

Conosciamo, infatti, come nel Vangelo ci siano una forza e una tenerezza capaci di vincere ciò che crea infelicità e violenza. Si, nel Vangelo c’è la salvezza che colma i bisogni più profondi dell’uomo! Di questa salvezza — opera della misericordia di Dio e sua grazia — come Chiesa siamo segno e strumento, sacramento vivo ed efficace (cfr Esort. ap.Evangelii Gaudium, 112). Se così non fosse, il nostro edificio resterebbe solo un castello di carta e i pastori si ridurrebbero a chierici di stato, sulle cui labbra il popolo cercherebbe invano la freschezza e il “profumo del Vangelo” (Ibid., 39).

Emergono così, in questa cornice, i contenuti della nostra preghiera. Dallo Spirito Santo per i padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama. Accanto all’ascolto, invochiamo la disponibilità a un confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé. Lasciamo che si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità. La storia della Chiesa – lo sappiamo – non ci racconta forse di tante situazioni analoghe, che i nostri padri hanno saputo superare con ostinata pazienza e creatività?

Il segreto sta in uno sguardo: ed è il terzo dono che imploriamo con la nostra preghiera. Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia. Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate. È quanto lascia intuire l’indicazione evangelica: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Sono parole che contengono il testamento spirituale di Maria, “amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita” (Esort. ap. Evangelii Gaudium, 286). Facciamole nostre!

A quel punto le tre cose: il nostro ascolto e il nostro confronto sulla famiglia, amata con lo sguardo di Cristo, diventeranno un’occasione provvidenziale con cui rinnovare – sull’esempio di San Francesco – la Chiesa e la società. Con la gioia del Vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri; una Chiesa in grado di “vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà che le vengono sia da dentro che da fuori” (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 8).

Possa soffiare il Vento della Pentecoste sui lavori sinodali, sulla Chiesa, sull’umanità intera. Sciolga i nodi che impediscono alle persone di incontrarsi, sani le ferite che sanguinano, tanto, riaccenda la speranza; c’è tanta gente senza speranza! Ci conceda quella carità creativa che consente di amare come Gesù ha amato. E il nostro annuncio ritroverà la vivacità e il dinamismo dei primi missionari del Vangelo.

Traduzione dall’italiano: Cecilia Malak – RadioVaticano

Preghiera del Santo Padre:

 

“Gesù, Maria e Giuseppe,

in voi contempliamo

lo splendore dell’amore vero,

a voi ci rivolgiamo con fiducia.

Sacra Famiglia di Nazareth,

fai che anche le nostre famiglie

siano luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,

autentiche scuole del Vangelo

e piccole Chiese domestiche.

Sacra Famiglia di Nazareth,

che mai nelle famiglie si vivano esperienze

di violenza, di oscurità e divisione;

che tutto ciò che sia stato ferito o scandalizzato

conosca presto il conforto e sia sanato.

Sacra Famiglia di Nazareth,

che il prossimo Sinodo dei Vescovi

possa risvegliare in tutti la coscienza

del carattere sacro e inviolabile della famiglia,

la sua bellezza nel progetto di Dio

Gesù. Maria e Giuseppe,

ascoltate la nostra supplica. Amen”

Originale: spagnolo. Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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