Postato su 2013-04-11 In Vivere l’Alleanza

“Seguimi, camminiamo insieme”

ROMA/ARGENTINA, P. Alberto Eronti. È finita la Settimana Santa e con questo giunge un altro momento dell’appena iniziato papato di Francesco I. Concluse le celebrazioni della “Gran Settimana” dovrà cominciare ad operare. Oggi il suo nome non appare nella prima pagina di nessun giornale argentino, appare nella seconda o terza pagina. La schiuma comincia a scendere, e Francesco dovrà iniziare a prendere decisioni pratiche nel servizio del Pastore che guida. È certo che da quando ha assunto non ha parlato solamente con parole, bensì anche con gesti, ma ora dovrà avanzare.

Credo conoscerlo abbastanza. La mia decisione di lasciare Roma e la mia attività nel Consiglio Pontificio per i Laici l’avevo presa dopo aver conversato con lui. Non so come agirà ora ma sì, so come agiva a Buenos Aires, da quando si è incaricato dell’Archidiocesi. Anzitutto aveva tracciato le linee “principali” del suo progetto. Linee concrete ma non minuziosamente determinate. Aveva avanzato in quelle linee “principali” e poi si è fissato sulla vita per prendere decisioni. Il mosaico si è migliorato e chiarito con il trascorrere del tempo. Ha fatto un gran lavoro, oggi l’Archidiocesi ha più sacerdoti “con odore a pecore” e sono usciti per la strada (rispetto sempre a coloro che pensavano il contrario). Lascia un seminario più ordinato, con vocazioni solide e relativamente numerose rispetto ai tempi che corrono. Ha ottenuto senza fare chiasso, che la Chiesa gerarchica cominciasse a servire negli Ospedali Pubblici (i più abbandonati), nelle Carceri, e nei baraccati. È stato chiarissimo nell’agire contro la droga, la tratta delle persone, l’ideologia che schiavizza del populismo attuale (che viene dà un tempo lontano). Ha sfidato i dirigenti ad essere politici, imprenditori, sindacalisti, religiosi. Ha segnalato l´inettitudine” imperante nelle autorità dirigenti, la menzogna e la convenienza delle corporazioni. Ha denunciato la corruzione come peccato e non come debolezza, perché il corrotto persegue fini falsi coscientemente.

Il valore del lavoro in comune

Nell’Archidiocesi ha dato vita al Consiglio di Presbiteri (fino allora lettera morta), la libertà di azione ai quattro Vescovi ausiliari, l’appoggio ai sacerdoti in crisi. Per mandare i suoi messaggi usava tre canali: parola, gesti e coerenza di vita. Non diceva ”Devi fare…”, bensì ”seguimi, camminiamo insieme”. Quando ha creato la Vicaria per l’Educazione, che si occupava delle scuole religiose, non lo ha fatto per controllare, bensì per aiutare a cercare insieme nuovi cammini verso la fede, la speranza e l’amore. Sempre si è dimostrato convinto del valore del lavoro in comune. Ne sentiamo molto la mancanza, lo appoggiamo con tutte le nostre forze in questa attività-avventura di servire la Chiesa. Non gli mancavano “ombre”, grazie a Dio non era, né si credeva perfetto, ma trattava di esserlo nella, con e per la sua struttura. Dio ha fatto “grandi cose” in lui e mediante lui.

Si tratta di decentrare, sveltire, animare e confidare

Il suo pontificato ha risvegliato grandi aspettative, troppe per un solo uomo. Per le sue limitazioni deluderà qualcuno o tanti, per le sue luci farà felici ad altri… Personalmente parto da questa prospettiva: è il Papa, che deve riprendere il Concilio Vaticano II. La Evangelii Nuntiandi, e per noi (iberoamericani) i Documenti di Plueba ed Aparecida. Tutto quello che c’è da fare è lì.

Se si muove come faceva a Buenos Aires, traccerà anzitutto le linee principali del suo Pontificato e creando “delfini” per continuarlo: Si parla di una specie di “Senato” del Papa; tre Cardinali e Vescovi per Continente. Si parla di una nuova funzione del Sinodo di Vescovi (finora è servito soltanto per editare più documenti). Si parla di dare maggiore libertà alle Conferenze Episcopali di ogni nazione e ai Consigli Episcopali Continentali. Cioè si tratta di decentrare, sveltire, animare, e confidare. Seguire la scia di Papa VI e la sua sfida al dialogo dentro e fuori della Chiesa; dialogo con il mondo, dialogo senza timore, dialogo caricato d’amore e di volontà di servizio.

Crear l’intorno

Subito dopo dovrebbero giungere altre realtà più concrete. Credo che anzitutto sarà creare “l’intorno”, orientare la navigazione della barca, di cui ho un po’ di timore, perché Giuseppe Kentenich parlando di quello che chiamava la Chiesa “antica” e la Chiesa della “nuova sponda” affermava: “Abbiamo abbandonato la sponda antica, che scompare sempre più dalla nostra vista. Ma esistono molti dirigenti e seguaci che si afferrano ad essa esasperatamente. Non siamo ancora giunti alla nuova sponda, c’è, pertanto, tanta mancanza di chiarezza e di sicurezza in tutte le parti. L’educatore e il pastore, perciò, di oggi hanno bisogno di più coraggio ma anche di più tatto che in altri tempi. Colui che vive e lavora tra queste due epoche opposte deve considerare di non essere capito da nessuno, né dall’antico, né dal nuovo. Quelli che i conservatori chiamano troppo ‘progressisti’, i progressisti li chiamano ‘troppo conservatori’….Devono essere disposti ad essere triturati tra le due pietre di un mulino…”

Costruire la casa prima di comprare i mobili

C’è molta aspettativa e non si può avanzare alla stessa velocità in tutti i campi. Qui già sono apparse le prime frecce della Fraternità di San Pio X, dei seguaci di Lefrever, della Comunità del Verbo Incarnato…Sono radicati all’antica sponda, pieni di forme di lusso, di norme e liturgie che “assicurano la salvezza”… Ci sono anche coloro che pretendono “accettare tutto”, questi sono i progressisti, che non accettano un progresso organico per avanzare. Sono coloro che parlano di temi come: la Comunione delle coppie in situazione irregolare, delle correnti femministe, di coloro che considerano servire il mondo con essere mondani…Intorno a questi temi si devono prendere decisioni che sono necessarie, ma si deve fare con strategia, con astuzia evangelica.

È sciocco volere costruire una casa facendo le pareti, il tetto senza seguire un progetto ecc, cominciare comprando mobili, tappeti, discutere che quadri collocare alle pareti…se ancora non c’è la casa! Si dovrà prima costruire la casa, e poi pensare ad ammobiliarla e decorarla… Mi preoccupano “le due pietre del mulino” quelle che triturano…Chiaro, capisco che come figlio del Vaticano II e del Pontificato di Paolo VI, ho passato più di 40 anni desiderando quello che non si è fatto, ma nemmeno vorrei far fallire una gran possibilità con premure o pressioni. Infine sono idee, sentimenti, timori ed illusioni, che mi nascono immaginando Papa Francesco oggi. Senza parlare della necessaria riforma della Curia Vaticana! Papa Bergoglio farà di tutto da parte sua, noi dobbiamo sostenerlo, appoggiarlo, accompagnarlo con una fede, una speranza e un amore colmo d’impegno.


Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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