Postato su 2014-08-17 In Francesco - messaggio

La Fede del cristiano cammina all’incontro del Signore risuscitato in medio….

org. Tutte le classi della Chiesa, e molte altre al di fuori, credenti o no, hanno ricevuto le sue parole chiare e piene di speranza, al contempo colme di motivazione, per assumere la responsabilità che tutti abbiamo di costruire un mondo secondo il volere di Dio, nella forza dello Spirito e per il sentiero di Cristo. I Cardinali e i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i novizi e i seminaristi, le famiglie, i giovani e gli anziani, le comunità e le istituzioni hanno ricevuto questa proposta di uscire “per la strada”, a portare non una speranza utopica, bensì fatti concreti, progetti evangelizzatori di vita all’uomo, ovunque si trovi, e se è nella “periferia”, lì stesso, con tutti i rischi e i pericoli che porta. Preferisco una Chiesa accidentata, perché esce a servire, che è ammalata per essere chiusa in sé stessa, ci ripete costantemente. Tutto ciò si trova in Schoenstatt.org, dove si custodiscono di settimana in settimana i testi che ci incitano ad andare in pellegrinaggio verso il Giubileo 2014. Indubbiamente essendo noi Chiesa, queste parole sono rivolte a noi. Come sarebbe contento il Padre con questo impulso missionario, che ci è regalato dal cuore stesso della Chiesa (P. José Maria Garcia)

Settimana 34/2014

Grazie a quanti stanno aiutando con coraggio i nostri fratelli e sorelle in Iraq

Tweet 13/8/ 2014

E intanto sul lago si leva una forte tempesta, e proprio in mezzo alla tempesta Gesù raggiunge la barca dei discepoli, camminando sulle acque del lago. Quando lo vedono, i discepoli si spaventano, pensano a un fantasma, ma Lui li tranquillizza: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27). Pietro, col suo tipico slancio, gli chiede quasi una prova: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque»; e Gesù gli dice «Vieni!» (vv. 28-29). Pietro scende dalla barca e si mette a camminare sulle acque; ma il vento forte lo investe e lui comincia ad affondare. Allora grida: «Signore, salvami!» (v. 30), e Gesù gli tende la mano e lo solleva.

Questo racconto è una bella icona della fede dell’apostolo Pietro. Nella voce di Gesù che gli dice: «Vieni!», lui riconosce l’eco del primo incontro sulla riva di quello stesso lago, e subito, ancora una volta, lascia la barca e va verso il Maestro. E cammina sulle acque! La risposta fiduciosa e pronta alla chiamata del Signore fa compiere sempre cose straordinarie. Ma Gesù stesso ci ha detto che noi siamo capaci di fare miracoli con la nostra fede, la fede in Lui, la fede nella sua parola, la fede nella sua voce. Invece Pietro comincia ad affondare nel momento in cui distoglie lo sguardo da Gesù e si lascia travolgere dalle avversità che lo circondano. Ma il Signore è sempre lì, e quando Pietro lo invoca, Gesù lo salva dal pericolo. Nel personaggio di Pietro, con i suoi slanci e le sue debolezze, viene descritta la nostra fede: sempre fragile e povera, inquieta e tuttavia vittoriosa, la fede del cristiano cammina incontro al Signore risorto, in mezzo alle tempeste e ai pericoli del mondo

Angelus 10 10/8/2014

Il nostro popolo non si sbaglia e adora solamente Dio; Dio, Figlio e Spirito Santo; Adora Dio! ma insieme con questa adorazione a Dio, sanno che Gesú ha lasciato nostra Madre, affinché avesse cura di noi, il nostro popolo non adora nostra Madre la Vergine; le vuole bene, la onora, come noi tutti vogliamo e onoriamo la nostra mamma, sa che ha cura di noi, sa che è in cielo, e il nostro popolo adorando Dio, che è l’unico che si deve adorare, adorando  Gesù Cristo che è l’unico che si deve adorare, e che anche lascia che la Madre abbia cura di lui, il nostro popolo non è “gaucho” (orfano), il nostro popolo ha madre. E questo popolo si riunisce per adorare Dio e per ricordare sua Madre, che è il nucleo della pietà popolare latino americana, un figlio senza Madre ha l’anima mutilata, la tenerezza che solo ha la mamma; perciò se non si sente le due cose della pietà popolare: adorare Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, e Lui solo si adora, e l’affetto e il rispetto, la venerazione, che non è adorazione, a nostra Madre, perché noi non siamo “gauchos” (orfani) abbiamo la Mamma.

Intervista con la Radio di Campo Gallo (trascrizione radio Vaticana, trad. sch.org)

Il cammino è l’immagine di quello che è la Chiesa, la Chiesa è pellegrina. Gesù ha fondato una Chiesa in cammino, una Chiesa pellegrina, quando la Chiesa è tranquilla non è più Chiesa, è un’associazione civile. La nostra Chiesa è una Chiesa che sale, in doppia salita: una salita verso Dio con l’adorazione a Dio e la preghiera; e un’altra salita verso i fratelli per aiutarli, accompagnarli; compiere le opere di misericordia che Gesù stesso ci ha insegnato, e che sono nel capitolo 25 di San Matteo. Il pellegrino che visita un tempio per la Gloria di Dio e per adorare Dio, per venerare e onorare la Madre, quel pellegrino dà grande importanza alla vocazione di camminare che ha la Chiesa. La nostra Chiesa che non si stanca mai di camminare, perché nel cammino incontriamo quel significato che Dio vuole dal suo popolo, un popolo in cammino. Quando una comunità cristiana è tranquilla, le succede quello che succede all’acqua quando è quieta, l’acqua ferma è la prima che si corrompe, quando una comunità non va in pellegrinaggio, non solo a piedi, bensì con il cuore, quando non ha un cuore pellegrino, che sempre va oltre sé stesso, sia per adorare Dio, sia per aiutare i fratelli, quella Chiesa è moribonda e si deve risuscitare rapidamente.

Coloro che stanno lavorando per costruire una casa di Dio, che sia un luogo di pellegrinaggio, sappiano che quello è un simbolo della Chiesa che cammina. E quel pellegrinaggio che fanno una volta l’anno, lo devono fare nella vita quotidiana, un pellegrinaggio verso Dio per adorarlo, un pellegrinaggio verso nostra Madre, la Vergine per ricordarla ed amarla. E un pellegrinaggio verso gli uomini e le donne più bisognose del nostro popolo.

Intervista con Radio di Campo Gallo (trascrizione Radio Vaticana, trad: sch.org)

Alle comunità direi lo stesso che ha detto Gesù, pregate, affinché Dio mandi operai alla messe, cioè preghino, affinché Dio mandi pastori, il cuore di Dio non è indifferente alla preghiera del suo popolo, preghino il Signore, affinché mandi pastori. E ai giovani direi che se sentono qualche volta la chiamata di Gesù non abbiano paura, di vedere tutto il bene che potrebbero fare, che vedano tutto il conforto che potrebbero dare, tutto il messaggio cristiano, che potrebbero trasmettere, che non abbiano paura. La vita è per viverla non per metterla da parte. Gesù dice: colui che ha cura troppo della sua vita, alla fine termina perdendola, la vita è per darla. E così si è fecondo. Se si sente, che Dio gli chiede di dare la vita nel sacerdozio, non abbia paura, si deve puntare su cose grandi e non su piccole cose, E se si sente che Dio chiama a formare un famiglia, che sia una famiglia forte, cristiana preziosa, con molti figli che portino avanti la fede….vi dico semplicemente questo: Gesù è molto buono, Gesù ci vuole bene, Dio ci ama, Dio ci aspetta sempre, Dio non si stanca di perdonarci, solamente ci chiede che siamo umili e chiediamo perdono, per potere andare avanti. Dio ci ha fatti, affinché siamo felici ed Egli ci accompagna. Quando passiamo momenti difficili, momenti di croce, momenti di dolore, Egli li ha passati per primo e ci comprende con il cuore. Io chiedo al Signore, che tutti coloro che stanno ascoltando li benedica tanto, dia loro la forza, la voglia di vivere e di lottare, il coraggio di “non lasciarsi rubare la speranza”, e soprattutto, che dia loro una carezza e li faccia sorridere. E che la benedizione di Dio Onnipotente del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo discenda su tutti e ciascuno di loro e rimanga per sempre.

Intervista con Radio di Campo Gallo (trascrizione Radio Vaticana, trad. sch.org)

Sulla barca ci sono tutti i discepoli, accomunati dall’esperienza della debolezza, del dubbio, della paura, della «poca fede». Ma quando su quella barca risale Gesù, il clima subito cambia: tutti si sentono uniti nella fede in Lui. Tutti piccoli e impauriti, diventano grandi nel momento in cui si buttano in ginocchio e riconoscono nel loro maestro il Figlio di Dio. Quante volte anche a noi accade lo stesso! Senza Gesù, lontani da Gesù, ci sentiamo impauriti e inadeguati al punto tale da pensare di non potercela fare. Manca la fede! Ma Gesù è sempre con noi, nascosto forse, ma presente e pronto a sostenerci.

Questa è una immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta. Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci al pericolo. Tutti noi siamo su questa barca, e qui ci sentiamo al sicuro nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze. Siamo al sicuro soprattutto quando sappiamo metterci in ginocchio e adorare Gesù, l’unico Signore della nostra vita. A questo ci richiama sempre la nostra Madre, la Madonna. A lei ci rivolgiamo fiduciosi.

Angelus, 10/8/2014

È con il cuore carico e angosciato che ho seguito i drammatici eventi di questi ultimi giorni nel nord Iraq, dove i cristiani e le altre minoranze religiose sono stati costretti a fuggire dalle loro case e assistere alla distruzione dei loro luoghi di culto e del patrimonio religioso. Commosso dalla loro situazione, ho chiesto a Sua Eminenza il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che ha servito come Rappresentante dei miei predecessori, Papa San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, presso il popolo in Iraq, di manifestare la mia vicinanza spirituale e di esprimere la mia preoccupazione, e quella di tutta la Chiesa cattolica, per la sofferenza intollerabile di coloro che desiderano solo vivere in pace, armonia e libertà nella terra dei loro antenati.

Con lo stesso spirito, scrivo a Lei, Signor Segretario Generale, e metto davanti a lei le lacrime, le sofferenze e le grida accorate di disperazione dei Cristiani e di altre minoranze religiose dell’amata terra dell’Iraq. Nel rinnovare il mio appello urgente alla comunità internazionale ad intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso, incoraggio tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l’assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi in conformità con il Preambolo e gli Articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite.

Gli attacchi violenti che stanno dilagando lungo il nord dell’Iraq non possono non risvegliare le coscienze di tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad azioni concrete di solidarietà, per proteggere quanti sono colpiti o minacciati dalla violenza e per assicurare l’assistenza necessaria e urgente alle tante persone sfollate, come anche il loro ritorno sicuro alle loro città e alle loro case. Le tragiche esperienze del ventesimo secolo, e la più elementare comprensione della dignità umana, costringe la comunità internazionale, in particolare attraverso le norme ed i meccanismi del diritto internazionale, a fare tutto ciò che le è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose.

9 agosto 2014, LETTERA DEL SANTO PADRE AL SEGRETARIO GENERALE DELL’O.N.U. CIRCA LA SITUAZIONE NEL NORD DELL’IRAQ


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