Postato su 2014-06-06 In Francesco - messaggio

Non siate la dogana dello Spirito Santo

org. Tutte le classi della Chiesa, e molte altre al di fuori, credenti o no, hanno ricevuto le sue parole chiare e piene di speranza, al contempo colme di motivazione, per assumere la responsabilità che tutti abbiamo di costruire un mondo secondo il volere di Dio, nella forza dello Spirito e per il sentiero di Cristo. I Cardinali e i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i novizi e i seminaristi, le famiglie, i giovani e gli anziani, le comunità e le istituzioni hanno ricevuto questa proposta di uscire “per la strada”, a portare non una speranza utopica, bensì fatti concreti, progetti evangelizzatori di vita all’uomo, ovunque si trovi, e se è nella “periferia”, lì stesso, con tutti i rischi e i pericoli che porta. Preferisco una Chiesa accidentata, perché esce a servire, che è ammalata per essere chiusa in sé stessa, ci ripete costantemente. Tutto ciò si trova in Schoenstatt.org, dove si custodiscono di settimana in settimana i testi che ci incitano ad andare in pellegrinaggio verso il Giubileo 2014. Indubbiamente essendo noi Chiesa, queste parole sono rivolte a noi. Come sarebbe contento il Padre con questo impulso missionario, che ci è regalato dal cuore stesso della Chiesa (P. José Maria Garcia)

SETTIMANA 23/2014

Spesso ci chiudiamo in noi stessi…Signore, aiutaci ad andare incontro degli altri, a servire ai più deboli.

Tweet 2/06/2014

C’è una piccola frase del congedo di Gesù che fa pensare. Gesù, parla con il Padre, in questo discorso, e dice: “Io prego per loro”. Dunque Gesù prega per noi. Un fatto che potrebbe apparire «un po’ strano», perché noi pensiamo che è giusto pregare Gesù e Gesù ci dà la grazia. Ma Gesù prega per noi! Gesù che prega, Gesù l’uomo-Dio che prega! E prega per noi: prega per me, prega per te per ognuno di noi.

In realtà, Gesù già lo aveva detto chiaramente a Pietro, assicurandogli di pregare perché la tua fede non venga meno. Gesù prega per Lazzaro davanti alla tomba. E in questo stesso discorso di congedo prega per tutti i discepoli che verranno e che crederanno in lui. Non prega per il mondo ma prega per loro, dicendo appunto al Padre che la sua preghiera è per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Dunque Gesù ci ricorda che tutti noi siamo del Padre e lui prega per noi davanti al Padre.

A questo proposito san Paolo, nel capitolo ottavo della Lettera ai Romani ci dice che è una preghiera di intercessione. Così oggi, mentre noi preghiamo qui, Gesù prega per noi, prega per la sua Chiesa. E l’apostolo Giovanni ci rassicura che, quando pecchiamo, comunque sappiamo di avere un avvocato davanti al Padre: uno che prega per noi, ci difende davanti al Padre, ci giustifica.

È importante, pensare tanto a questa verità, a questa realtà: in questo momento Gesù sta pregando per me… E oggi come prega Gesù? Io credo che non parla troppo col Padre: ama. Ma c’è una cosa che Gesù fa oggi, sono sicuro che la fa: fa vedere al Padre le sue piaghe. E Gesù con le sue piaghe prega per noi. Come se dicesse: “Padre, questo è il prezzo! Aiutali, proteggili, sono i tuoi figli che io ho salvato”.

Altrimenti, non si capisce perché Gesù dopo la risurrezione ha avuto questo corpo glorioso, bellissimo: non c’erano i lividi, non c’erano le ferite della flagellazione, tutto bello, ma c’erano le cinque piaghe. E Gesù ha voluto portarle in cielo per pregare per noi, per far vedere al Padre il prezzo, come a dire: «Questo è il prezzo, adesso non lasciarli da soli, aiutali!».

Santa Marta, 3.6.2014

Gesù prega per me, fa vedere al Padre le tue piaghe che sono anche le mie; sono le piaghe del mio peccato, sono le piaghe del mio problema in questo momento. Così Gesù è l’intercessore che soltanto fa vedere al Padre le piaghe: questo succede oggi, in questo momento.

Prendiamo le parole di Gesù a Pietro, la sua preghiera perché la tua fede non venga meno. Con la sicurezza che lui sta pregando allo stesso modo per ognuno di noi: “Io prego per te fratello, sorella, prego per te, perché la tua fede non venga meno!”.

Santa Marta, 3.6.2014

Noi siamo in un sistema economico mondiale dove al centro è il denaro, non è la persona umana. In un vero sistema economico, al centro devono essere l’uomo e la donna, la persona umana. E oggi, al centro c’è il denaro. Per mantenersi, per equilibrarsi, questo sistema deve andare avanti con alcune misure “di scarto”. E si scartano i bambini – il livello di nascita in Europa non è tanto alto! Credo che l’Italia abbia l’1,2 per cento; la Francia, voi avete il 2, un po’ di più; la Spagna, meno dell’Italia: non so se arriva all’1… Si scartano i bambini. Si scartano gli anziani: non servono, i vecchi; congiunturalmente, in questo momento, vanno a trovarli perché sono pensionati e hanno bisogno, ma è una cosa congiunturale. Gli anziani si scartano, anche con situazioni di eutanasia nascosta, in tanti Paesi. Cioè, le medicine si danno fino a un certo punto, e così… E in questo momento, si scartano i giovani, e questo è gravissimo: è gravissimo. In Italia, credo che la disoccupazione giovanile è quasi al 40%, non sono sicuro; in Spagna, sono sicuro, è sul 50. E in Andalusia, nel Sud della Spagna, il 60! Questo significa che c’è tutta una generazione di “ni-ni”: né studiano, né lavorano, e questo è gravissimo! Si scarta una generazione di giovani. Per me, questa cultura dello scarto è gravissima. Ma questo non è soltanto in Europa, è un po’ dappertutto, ma in Europa si sente forte. Se fa il paragone, 10 anni fa, con la cultura del benessere. E questo è tragico. E’ un momento difficile. E’ un sistema economico inumano. Io non ho avuto paura di scrivere nell’esortazione Evangelii gaudium: questo sistema economico uccide. E lo ripeto. 

Conferenza Stampa, 26.5.2014

L’unità si fa lungo la strada, l’unità è un cammino. Noi non possiamo mai fare l’unità in un congresso di teologia. E lui mi ha detto che è vero quello che io sapevo, che Atenagora ha detto a Paolo VI: “Noi andiamo insieme, tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo in un’isola, che discutano tra loro, e noi camminiamo nella vita!”. E’ vero, io pensavo che fosse… No, no, è vero. Me l’ha detto in questi giorni Bartolomeo. Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme in tante cose che possiamo fare insieme, aiutarci insieme. Per esempio, con le chiese. A Roma, e in tante città, tanti ortodossi usano chiese cattoliche al tale orario o al tal altro, come un aiuto per questo andare insieme. Un’altra cosa di cui abbiamo parlato, che forse nel Consiglio pan-ortodosso si faccia qualcosa, è la data della Pasqua, perché è un po’ ridicolo: – Dimmi, il tuo Cristo quando resuscita? – La settimana prossima – Io mio è resuscitato la scorsa… Sì, la data della Pasqua è un segno di unità. E con Bartolomeo parliamo come fratelli. Ci vogliamo bene, ci raccontiamo difficoltà del nostro governo. E, una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il problema dell’ecologia: lui è molto preoccupato, e anch’io; abbiamo parlato abbastanza di fare insieme un lavoro congiunto su questo problema.

Conferenza Stampa, 26.5.2014

Gesù parte, ascende al Cielo, cioè ritorna al Padre dal quale era stato mandato nel mondo. Ha fatto il suo lavoro, quindi torna al Padre. Ma non si tratta di una separazione, perché Egli rimane per sempre con noi, in una forma nuova. Con la sua ascensione, il Signore risorto attira lo sguardo degli Apostoli – e anche il nostro sguardo – alle altezze del Cielo per mostrarci che la meta del nostro cammino è il Padre. Lui stesso aveva detto che se ne sarebbe andato per prepararci un posto in Cielo. Tuttavia, Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo Spirito; è accanto a ciascuno di noi: anche se non lo vediamo con gli occhi, Lui c’è! Ci accompagna, ci guida, ci prende per mano e ci rialza quando cadiamo. Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati e discriminati; è vicino ad ogni uomo e donna che soffre. È vicino a tutti noi, anche oggi è qui con noi in piazza; il Signore è con noi! Voi credete questo? Allora lo diciamo insieme: Il Signore è con noi!

Regina Coeli, 1.6.2014

Gesù, quando ritorna al Cielo, porta al Padre un regalo. Quale è il regalo? Le sue piaghe. Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione, ma conserva le piaghe. Quando ritorna dal Padre gli mostra le piaghe e gli dice: “Guarda Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai”. Quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni, ma perché Gesù ha pagato per noi. Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso. Questo è il grande lavoro di Gesù oggi in Cielo: fare vedere al Padre il prezzo del perdono, le sue piaghe. È una cosa bella questa che ci spinge a non avere paura di chiedere perdono; il Padre sempre perdona, perché guarda le piaghe di Gesù, guarda il nostro peccato e lo perdona.

Ma Gesù è presente anche mediante la Chiesa, che Lui ha inviato a prolungare la sua missione. L’ultima parola di Gesù ai discepoli è il comando dipartire: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). È un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristiana è una comunità “in uscita”, “in partenza”. Di più: la Chiesa è nata “in uscita”. E voi mi direte: ma le comunità di clausura? Sì, anche quelle, perché sono sempre “in uscita” con la preghiera, con il cuore aperto al mondo, agli orizzonti di Dio. E gli anziani, i malati? Anche loro, con la preghiera e l’unione alle piaghe di Gesù.

Ai suoi discepoli missionari Gesù dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (v. 20). Da soli, senza Gesù, non possiamo fare nulla! Nell’opera apostolica non bastano le nostre forze, le nostre risorse, le nostre strutture, anche se sono necessarie. Senza la presenza del Signore e la forza del suo Spirito il nostro lavoro, pur ben organizzato, risulta inefficace. E così andiamo a dire alla gente chi è Gesù.

E insieme con Gesù ci accompagna Maria nostra Madre. Lei è già nella casa del Padre, è Regina del Cielo e così la invochiamo in questo tempo; ma come Gesù è con noi, cammina con noi, è la Madre della nostra speranza.

Regina Coeli, 1.6.2014

Il pericolo dell’eccessiva organizzazione: Sì, avete bisogno di organizzazione, ma non perdete la grazia di lasciare a Dio di essere Dio! «Tuttavia non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera. Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi!» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 280). Un altro pericolo è quello di diventare “controllori” della grazia di Dio. Tante volte, i responsabili (a me piace di più il nome “servitori”) di qualche gruppo o qualche comunità diventano, forse senza volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di effusione o il battesimo nello Spirito e chi invece non può. Se alcuni fanno così, vi prego di non farlo più, non farlo più! Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo!

Incontro del Rinnovamento Carismatico, Roma 1.6.2014


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