Postato su 2014-05-01 In Francesco - messaggio

Non abbiate paura della gioia

org. Tutte le classi della Chiesa, e molte altre al di fuori, credenti o no, hanno ricevuto le sue parole chiare e piene di speranza, al contempo colme di motivazione, per assumere la responsabilità che tutti abbiamo di costruire un mondo secondo il volere di Dio, nella forza dello Spirito e per il sentiero di Cristo. I Cardinali e i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i novizi e i seminaristi, le famiglie, i giovani e gli anziani, le comunità e le istituzioni hanno ricevuto questa proposta di uscire “per la strada”, a portare non una speranza utopica, bensì fatti concreti, progetti evangelizzatori di vita all’uomo, ovunque si trovi, e se è nella “periferia”, lì stesso, con tutti i rischi e i pericoli che porta. Preferisco una Chiesa accidentata, perché esce a servire, che è ammalata per essere chiusa in sé stessa, ci ripete costantemente. Tutto ciò si trova in Schoenstatt.org, dove si custodiscono di settimana in settimana i testi che ci incitano ad andare in pellegrinaggio verso il Giubileo 2014. Indubbiamente essendo noi Chiesa, queste parole sono rivolte a noi. Come sarebbe contento il Padre con questo impulso missionario, che ci è regalato dal cuore stesso della Chiesa (P. José Maria Garcia)

SETTIMANA 18/2014

Non ci lasceremo mai trascinare dalla voragine del pessimismo. La fede muove le montagne.

Tweet del 25/04/2014

Gesù in persona stette in mezzo a loro e li salutò dicendo: «Pace a voi». Ma il Vangelo descrive gli apostoli sconvolti e pieni di paura. Essi non sapevano cosa fare e credevano di vedere un fantasma. Così, tutto il problema di Gesù è dirgli: ma, guardate, io non sono un fantasma, toccatemi, guardate le piaghe!

C’è un parola in questo brano del Vangelo che ci spiega bene cos’era successo in quel momento. Ma poiché per la gioia non credevano… Questo è il punto focale: i discepoli non potevano credere perché avevano paura della gioia. Gesù infatti li portava alla gioia: la gioia della risurrezione, la gioia della sua presenza fra loro. Ma proprio questa gioia diventa per loro un problema per credere: per la gioia non credevano ed erano pieni di stupore.

Il passo evangelico suggerisce, che «la paura della gioia è una malattia del cristiano». Anche noi abbiamo paura della gioia e diciamo a noi stessi che è meglio pensare: sì, Dio esiste, ma è la, Gesù è risorto, è là! Come a dire: manteniamo un po’ di distanza E così abbiamo paura della vicinanza di Gesù, perché questo ci dà gioia.

Tale atteggiamento spiega anche perché ci sono tanti cristiani da funerale, la cui vita sembra un funerale continuo. Cristiani che preferiscono la tristezza e non la gioia; si muovono meglio non nella luce della gioia, ma nelle ombre. Proprio come quegli animali che riescono a uscire soltanto nella notte ma alla luce del giorno non vedono niente. Come i pipistrelli! E con un po’ di senso dell’umorismo possiamo dire che ci sono “cristiani pipistrelli”, che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore.

Santa Marta, 24-4-14

Noi, tante volte, o siamo sconvolti quando ci viene questa gioia o pieni di paura; o crediamo di vedere un fantasma o pensiamo che Gesù è un modo di agire. Tanto che ci diciamo: Ma noi siamo cristiani e dobbiamo fare così! E poco importa che Gesù non ci sia. Ci si dovrebbe piuttosto chiedere: Ma tu parli con Gesù? Tu gli dici: Gesù, io credo che tu vivi, che tu sei risorto, che tu sei vicino a me, che tu non mi abbandoni? È questo il «dialogo con Gesù» proprio della vita cristiana, animato dalla consapevolezza che Gesù sempre è con noi, è sempre con i nostri problemi, con le nostre difficoltà e con le nostre opere buone.

Perciò, bisogna superare «la paura della gioia» e pensare a quante volte noi non siamo gioiosi perché abbiamo paura. Come i discepoli che, erano stati sconfitti dal mistero della croce. Da qui la loro paura. E nella mia terra c’è un detto che dice così: quando uno si brucia col latte bollente, dopo quando vede la mucca piange. E così i discepoli, «bruciati col dramma della croce, hanno detto: no, fermiamoci qui! Lui è in cielo, va benissimo, è risorto, ma che non venga un’altra volta qui perché non ce la facciamo!»

Invochiamo il Signore perché faccia con tutti noi quello che ha fatto con i discepoli che avevano paura della gioia: aprire la nostra mente. Si legge infatti nel Vangelo: «Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture». Dunque, che il Signore apra la nostra mente e ci faccia capire che lui è una realtà vivente, che lui ha corpo, che lui è con noi e che lui ci accompagna, che lui ha vinto: chiediamo al Signore la grazia di non avere paura della gioia.

Santa Marta, 24-4-14

Mentre scendevo per fare questa registrazione, pensavo a cosa vi avrei detto. «Fate chiasso» ve l’ho già detto. «Non abbiate paura di nulla» ve l’ho già detto. «Siate liberi» ve l’ho già detto. Allora mi è venuta in mente la figura di alcuni giovani del Vangelo. Alcuni giovani che incrociarono Gesù o dei quali Egli parlò…

Ho pensato ai giovani apostoli, ho pensato al giovane ricco, ho pensato al giovane che andò a cercare una nuova vita con l’eredità del padre, ho pensato al giovane morto… E restarono colpiti dalla figura di Gesù, entusiasti, con quello stupore che si prova quando s’incontra Gesù.

Incontrare Gesù! Guardate quale fu la condotta degli apostoli: dopo cedettero, non si comportarono tanto bene. Vale a dire che bisogna lottare per essere fedeli a questo incontro, all’incontro con Gesù… Ma Dio è molto buono. Dio approfitta dei nostri insuccessi per parlare al nostro cuore. Dio non disse a quel giovane: «Sei un fallito, guarda cosa hai fatto». Lo fece ragionare.

Videomessaggio ai giovani argentini in occasione della “Pascua de la Juventud” Buenos Aires, sabato 26 aprile 2014

Padre, è ingiusto — mi diranno le ragazze — perché gli esempi che dà sono per i ragazzi, e noi?». Voi aspirate a consolidare con la vostra vita la tenerezza e la fedeltà. Voi state sul cammino di quelle donne che seguivano Gesù, nella buona e nella cattiva sorte. La donna ha questo grande  tesoro di poter dare la vita, di poter dare tenerezza, di poter dare pace e gioia. C’è un solo modello per voi: Maria, la donna della fedeltà, quella che non capiva cosa stava succedendo ma obbedì. Quella che, quando seppe ciò di cui sua cugina aveva bisogno, andò di corsa da lei, la Vergine della Prontezza. Quella che fuggì come rifugiata in un paese straniero per salvare la vita di suo figlio. Quella che aiutò suo Figlio a crescere e lo accompagnò, e quando suo Figlio iniziò a predicare, lo seguì. Quella che subì tutto ciò che stava accadendo a quel bambino, a quel ragazzo grande. Quella che stava accanto a suo Figlio e gli diceva quali erano i problemi: «Guarda, non hanno vino». Quella che, nel momento della Croce, era accanto a Lui.

La donna ha una capacità di dare vita e di dare tenerezza che noi uomini non abbiamo. Voi siete donne di Chiesa. Di Chiesa, o “del” Chiesa? No, non è “il” Chiesa, è “la” Chiesa. La Chiesa è femminile, è come Maria. Questo è il vostro luogo. Essere Chiesa, formare Chiesa, stare accanto a Gesù, dare tenerezza, accompagnare, lasciar crescere.

Che Maria, la Signora della Carezza, la Signora della Tenerezza, la Signora della Prontezza a servire, vi indichi il cammino. Bene, ora non siate più arrabbiate, che siete uscite vincitrici sui maschi. Vi auguro che questo giorno termini bene. Che ognuno di voi incontri Gesù, quel Gesù risorto. E vi dico una cosa: Non abbiate paura! Guardate Gesù, guardate Maria, e andate avanti!

Videomessaggio ai giovani argentini in occasione della “Pascua de la Juventud” Buenos Aires, sabato 26 aprile 2014

Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.

Evangelii Gaudium, 2

Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore» [1] Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!

Evangelii Gaudium, 3

L’obiettivo del pellegrinaggio è
il rinnovamento
dell’Alleanza d’Amore
nella sua forza plasmatrice e missionaria;
quella che si manifesterà – al di dentro di Schoenstatt
nel rinnovamento della famiglia, e al di fuori,
nella forgiatura di una Cultura d’Alleanza.

Documento del Laboro 2014

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