Postato su 2014-02-06 In Francesco - messaggio

Sempre aperti alla voce di Dio che apre, che conduce che ci invita

org. Tutte le classi della Chiesa, e molte altre al di fuori, credenti o no, hanno ricevuto le sue parole chiare e piene di speranza, al contempo colme di motivazione, per assumere la responsabilità che tutti abbiamo di costruire un mondo secondo il volere di Dio, nella forza dello Spirito e per il sentiero di Cristo. I Cardinali e i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i novizi e i seminaristi, le famiglie, i giovani e gli anziani, le comunità e le istituzioni hanno ricevuto questa proposta di uscire “per la strada”, a portare non una speranza utopica, bensì fatti concreti, progetti evangelizzatori di vita all’uomo, ovunque si trovi, e se è nella “periferia”, lì stesso, con tutti i rischi e i pericoli che porta. Preferisco una Chiesa accidentata, perché esce a servire, che è ammalata per essere chiusa in sé stessa, ci ripete costantemente. Tutto ciò si trova in Schoenstatt.org, dove si custodiscono di settimana in settimana i testi che ci incitano ad andare in pellegrinaggio verso il Giubileo 2014. Indubbiamente essendo noi Chiesa, queste parole sono rivolte a noi. Come sarebbe contento il Padre con questo impulso missionario, che ci è regalato dal cuore stesso della Chiesa (P. José Maria Garcia)

SETTIMANA 6/2014

 

È importante avere amici in cui potere confidare. Ma è essenziale avere fiducia nel Signore che non sbaglia mai.

Essere Chiesa non significa gestire, ma uscire, essere missionari, portare agli uomini la luce della fede e la gioia del Vangelo. Non dimentichiamo che l’impulso del nostro impegno di cristiani nel mondo non è l’idea di una filantropia, di un vago umanesimo, ma un dono di Dio, cioè il regalo della figliolanza divina che abbiamo ricevuto nel Battesimo. E questo dono è allo stesso tempo un compito. I figli di Dio non si nascondono, portano piuttosto la gioia della loro figliolanza divina al mondo.

Ai Vescovi dell’Austria, 30 gennaio

En nuestras ciudades y pueblos hay personas valientes y tímidos, hay misioneros y cristianos que duermen. Y hay muchos que están buscando, aunque no lo admitan. Cada uno es llamado, cada uno es enviado. Ésto no quiere decir, que el lugar del llamado sea sólo el centro parroquial. No se puede decir que su momento justo sea el ameno encuentro parroquial. El llamado de Dios nos puede llegar de igual manera al encontrarnos en la cinta transportadora o en la oficina, en el supermercado o en la escalera, o sea, en los lugares de la vida cotidiana.

A los obispos de Austria

La festa della Presentazione di Gesù al Tempio è chiamata anche la festa dell’incontro: nella liturgia, all’inizio si dice che Gesù va incontro al suo Popolo, è l’incontro tra Gesù e il suo popolo; quando Maria e Giuseppe portarono il loro bambino al Tempio di Gerusalemme, avvenne il primo incontro tra Gesù e il suo popolo, rappresentato dai due anziani Simeone e Anna.

E’ un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia si muove nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di lei è docile alla sua azione?

Alla luce di questa scena evangelica guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro con Cristo: è Lui che viene a noi, portato da Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al centro c’è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira al Tempio, alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo.

Omelia Santa Messa, 2 febbraio

E anche nella vita consacrata si vive l’incontro tra i giovani e gli anziani, tra osservanza e profezia. Non vediamole come due realtà contrapposte! Lasciamo piuttosto che lo Spirito Santo le animi entrambe, e il segno di questo è la gioia: la gioia di osservare, di camminare in una regola di vita; e la gioia di essere guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte.

Omelia Santa Messa, 2 febbraio

Il cristiano non è un battezzato che riceve il battesimo e poi va avanti per la sua strada. Non è così, perché «il primo frutto del battesimo è farti appartenere alla Chiesa, al popolo di Dio». Dunque, ha precisato, «non si capisce un cristiano senza Chiesa. Per questo il grande Paolo VI diceva che è una dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa; ascoltare Cristo ma non la Chiesa; stare con Cristo al margine della Chiesa. È una dicotomia assurda»

Santa Marta, 30 gennaio

In latino si dice sensus Ecclesiae: è proprio sentire e pensare e volere dentro la Chiesa. E «riflettendo su questo brano di Davide, sulla sua appartenenza al popolo di Dio, noi possiamo trovare tre pilastri di questa appartenenza, di questo sentire con la Chiesa»: umiltà, fedeltà e servizio della preghiera. Quanto al primo, il vescovo di Roma ha spiegato che «una persona che non è umile non può sentire con la Chiesa: sentirà quello che a lei piace». L’umiltà vera, appunto, «si vede in Davide», il quale domanda «Chi sono io, Signore Dio, e che cosa è la mia casa?». Davide ha «la coscienza che la storia di salvezza non è incominciata con me e non finirà quando io muoio. No! È proprio una storia di salvezza», attraverso la quale «il Signore, ti prende ti fa andare avanti e poi ti chiama; e la storia continua». Umiltà è, dunque, avere consapevolezza che «la storia della Chiesa è incominciata prima di noi e continuerà dopo di noi». Perché noi «siamo una piccola parte di un grande popolo che va sulla strada del Signore».

La fedeltà, il secondo pilastro, è «collegata all’obbedienza». Al riguardo Papa Francesco ha riproposto la figura di Davide che «obbedisce al Signore e anche è fedele alla sua dottrina, alla sua legge»: dunque «fedeltà alla Chiesa, fedeltà al suo insegnamento, fedeltà al Credo, fedeltà alla dottrina, e custodire questa dottrina». Così «umiltà e fedeltà» vanno insieme. «Anche Paolo VI — ha detto — ci ricordava che noi riceviamo il messaggio del Vangelo come un dono. E dobbiamo trasmetterlo come un dono. Ma non come una cosa nostra. È un dono ricevuto che diamo». E «in questa trasmissione» bisogna «essere fedeli, perché noi abbiamo ricevuto e dobbiamo dare un Vangelo che non è nostro, che è di Gesù. E non dobbiamo diventare padroni del Vangelo, padroni della dottrina ricevuta per utilizzarla a nostro piacere».

Con umiltà e fedeltà, «il terzo pilastro è il servizio: servizio nella Chiesa. Come va la nostra preghiera per la Chiesa? Preghiamo per la Chiesa? Nella Messa, tutti i giorni, ma a casa nostra, no? Quando facciamo le nostre preghiere?». Si deve pregare il Signore per «tutta la Chiesa, tutte le parti del mondo» Il Signore, ha auspicato in conclusione, «ci aiuti ad andare su questa strada per approfondire la nostra appartenenza alla Chiesa e il nostro sentire con la Chiesa».

Santa Marta, 30 gennaio

Ha spiegato il Pontefice, solitamente eleviamo «per chiedere una cosa al Signore» o anche soltanto «per ringraziare il Signore», così come non è tanto difficile capire il senso della preghiera di adorazione. Ma «la preghiera di lode — ha notato il Santo Padre — la lasciamo da parte». Per noi non è così spontanea. Alcuni, ha aggiunto, potrebbero pensare che si tratta di una preghiera «per quelli del rinnovamento dello spirito, non per tutti i cristiani. La preghiera di lode è una preghiera cristiana per tutti noi. Nella messa, tutti i giorni, quando cantiamo ripetendo “Santo, Santo…”, questa è una preghiera di lode, lodiamo Dio per la sua grandezza perché è grande. E gli diciamo cose belle, perché a noi piace che sia così». E non importa essere buoni cantanti. Infatti, ha spiegato Papa Francesco, non è possibile pensare che «sei capace di gridare quando la tua squadra segna un gol e non sei capace di cantare le lodi al Signore, di uscire un po’ dal tuo contegno per cantare questo». Lodare Dio «è totalmente gratuito» ha quindi proseguito. «Non chiediamo, non ringraziamo. Lodiamo: tu sei grande. “Gloria al Padre, al Figlio allo Spirito santo…”. Con tutto il cuore diciamo questo. È un atto anche di giustizia, perché lui è grande, è il nostro Dio. Pensiamo a una bella domanda che noi possiamo farci oggi: “Come va la mia preghiera di lode? Io so lodare il Signore? O quando prego il Gloria o il Sanctus lo faccio soltanto con la bocca e non con tutto il cuore? Cosa mi dice Davide danzando? e Sara che balla di gioia? Quando Davide entra in città, incomincia un’altra cosa: una festa. La gioia della lode ci porta alla gioia della festa. La festa della famiglia».

Santa Marta, 28 gennaio

L’obiettivo del pellegrinaggio è
il rinnovamento
dell’Alleanza d’Amore
nella sua forza plasmatrice e missionaria;
quella che si manifesterà – al di dentro di Schoenstatt
nel rinnovamento della famiglia, e al di fuori,
nella forgiatura di una Cultura d’Alleanza

Documento del Laboro 2014

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