Postato su 2013-12-18 In Francesco - messaggio

Aprire le braccia come la Madonna, con amore e tenerezza

org. Tutte le classi della Chiesa, e molte altre al di fuori, credenti o no, hanno ricevuto le sue parole chiare e piene di speranza, al contempo colme di motivazione, per assumere la responsabilità che tutti abbiamo di costruire un mondo secondo il volere di Dio, nella forza dello Spirito e per il sentiero di Cristo. I Cardinali e i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i novizi e i seminaristi, le famiglie, i giovani e gli anziani, le comunità e le istituzioni hanno ricevuto questa proposta di uscire “per la strada”, a portare non una speranza utopica, bensì fatti concreti, progetti evangelizzatori di vita all’uomo, ovunque si trovi, e se è nella “periferia”, lì stesso, con tutti i rischi e i pericoli che porta. Preferisco una Chiesa accidentata, perché esce a servire, che è ammalata per essere chiusa in sé stessa, ci ripete costantemente. Tutto ciò si trova in Schoenstatt.org, dove si custodiscono di settimana in settimana i testi che ci incitano ad andare in pellegrinaggio verso il Giubileo 2014. Indubbiamente essendo noi Chiesa, queste parole sono rivolte a noi. Come sarebbe contento il Padre con questo impulso missionario, che ci è regalato dal cuore stesso della Chiesa (P. José Maria Garcia)

SETTIMANA 50/2013

Il futuro è nelle mani di Dio, in questo si radica la speranza cristiana.

Tweet del 14 dicembre

Quando la madonna è apparsa a San Juan Diego, il suo volto era di una donna meticcia e i suoi vestiti erano pieni di simboli della cultura indigena. Come Gesù, Maria è vicina ai suoi figli, come una madre affettuosa che accompagna il suo cammino, condivide le gioie e le speranze, le sofferenze e le angustie degli uomini di Dio, che sono chiamati a far parte di tutti i popoli della terra: L’apparizione dell’immagine della Vergine nella tilma (mantello) di Juan Diego era un segno profetico di un abbraccio, l’abbraccio di Maria a tutti gli abitanti delle vaste terre americane, quelli che già vi erano e quelli che verranno. Quest’abbraccio di Maria ha indicato il cammino che sempre ha caratterizzato tutta l’America: una terra dove popoli diversi possono convivere, una terra in grado di rispettare la vita umana in tutte le sue fasi, dal seno materno fino alla vecchiaia, in grado di accogliere i migranti così come i poveri e gli emarginati di tutti i tempi. L’America è una terra generosa. Questo è il messaggio della Madonna di Guadalupe questo è anche il mio messaggio, il messaggio della Chiesa”. Quindi, ha esortato “tutti gli abitanti del continente americano a tenere le braccia aperte come la Vergine Maria, con amore e tenerezza.

11-12-13

A quei cristiani, cioè, «che sono chiusi, ingabbiati, che non sono liberi». E il motivo è la «paura della libertà dello Spirito Santo, che viene tramite la predicazione». Del resto, «questo è lo scandalo della predicazione del quale parlava san Paolo; lo scandalo della predicazione che finisce nello scandalo della croce». Infatti «scandalizza che Dio ci parli tramite uomini con limiti, uomini peccatori; e scandalizza di più che Dio ci parli e ci salvi tramite un uomo che dice di essere il figlio di Dio, ma finisce come un criminale». Così per Papa Francesco si finisce per coprire «la libertà che viene dallo Spirito Santo», perché in ultima analisi «questi cristiani tristi non credono nello Spirito Santo; non credono in quella libertà che viene dalla predicazione, che ti ammonisce, ti insegna, ti schiaffeggia pure, ma è proprio la libertà che fa crescere la Chiesa». Dunque l’immagine del Vangelo, con «i bambini che hanno paura di ballare, di piangere», che hanno «paura di tutto, che chiedono sicurezza in tutto», fa pensare «a questi cristiani tristi, che criticano sempre i predicatori della verità, perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo». Da qui l’esortazione del Pontefice a pregare per loro e a pregare anche per noi stessi, affinché «non diventiamo cristiani tristi», di quelli che tolgono «allo Spirito Santo la libertà di venire a noi tramite lo scandalo della predicazione».

Santa Marta, 13-12-13

Ma se noi ci chiudiamo all’amore di Gesù, siamo noi stessi che ci condanniamo. La salvezza è aprirsi a Gesù, e Lui ci salva; se siamo peccatori – e lo siamo tutti – Gli chiediamo perdono e se andiamo a Lui con la voglia di essere buoni, il Signore ci perdona. Ma per questo dobbiamo aprirci all’amore di Gesù, che è più forte di tutte le altre cose. L’amore di Gesù è grande, l’amore di Gesù è misericordioso, l’amore di Gesù perdona; ma tu devi aprirti e aprirsi significa pentirsi, accusarsi delle cose che non sono buone e che abbiamo fatto. Il Signore Gesù si è donato e continua a donarsi a noi, per ricolmarci di tutta la misericordia e la grazia del Padre. Siamo noi quindi che possiamo diventare in un certo senso giudici di noi stessi, autocondannandoci all’esclusione dalla comunione con Dio e con i fratelli. Non stanchiamoci, pertanto, di vigilare sui nostri pensieri e sui nostri atteggiamenti, per pregustare fin da ora il calore e lo splendore del volto di Dio – e ciò sarà bellissimo – che nella vita eterna contempleremo in tutta la sua pienezza. Avanti, pensando a questo giudizio che comincia adesso, è già cominciato. Avanti, facendo in modo che il nostro cuore si apra a Gesù e alla sua salvezza; avanti senza paura, perché l’amore di Gesù è più grande e se noi chiediamo perdono dei nostri peccati Lui ci perdona. È così Gesù. Avanti allora con questa certezza, che ci porterà alla gloria del cielo!

Udienza Generale, 11-12-13

Lo stesso Gesù, quando ci insegnava a pregare, diceva di farlo come un amico fastidioso che, a mezzanotte, andava a chiedere un pezzo di pane e un po’ di pasta per gli ospiti». Oppure «di farlo come la vedova col giudice corrotto». In sostanza, ha proseguito il Papa, «di farlo — io direi — dando fastidio. Non so, forse questo suona male, ma pregare è un po’ dare fastidio a Dio perché ci ascolti». E ha precisato che è il Signore stesso a dirlo, suggerendo di pregare «come l’amico a mezzanotte, come la vedova al giudice». Dunque pregare «è attirare gli occhi, attirare il cuore di Dio verso di noi». Ed è proprio quello che hanno fatto anche i lebbrosi del Vangelo, che si avvicinarono a Gesù per dirgli: «Ma se tu vuoi, tu puoi guarirci!». E «lo fanno con una certa sicurezza». «E così Gesù — ha affermato il Pontefice — ci insegna a pregare». Noi abitualmente presentiamo al Signore la nostra richiesta «una, due o tre volte, ma non con tanta forza: e poi mi stanco di chiederlo e mi dimentico di chiederlo». Invece i ciechi di cui parla Matteo nel passo evangelico «gridavano e non si stancavano di gridare». Infatti, ha detto ancora il Papa, «Gesù ci dice: chiedete! Ma anche ci dice: bussate alla porta! E chi bussa alla porta fa rumore, disturba, dà fastidio».

Santa Marta, 6-12-13

I «due atteggiamenti» della preghiera: «è bisognosa ed è sicura». La preghiera «è bisognosa sempre. La preghiera, quando noi chiediamo qualcosa, è bisognosa: ho questo bisogno, ascoltami Signore!». Inoltre «quando è vera, è sicura: ascoltami, io credo che tu puoi farlo, perché tu lo hai promesso!». Infatti, ha spiegato il Pontefice, «la vera preghiera cristiana è fondata sulla promessa di Dio. Lui l’ha promesso». Il Pontefice ha poi fatto riferimento alla prima lettura (Isaia 29, 17-21) della liturgia del giorno, che contiene la promessa di salvezza di Dio al suo popolo: «Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno». Questo passo, ha affermato il Papa, «è una promessa. Tutto questo è una promessa, la promessa della salvezza: io sarò con te, io ti darò la salvezza!». Ed è «con questa sicurezza» che «noi diciamo al Signore i nostri bisogni. Ma sicuri che lui può farlo». Del resto, quando preghiamo, è il Signore stesso a domandarci: «Tu credi che io possa fare questo?». Un interrogativo da cui scaturisce la domanda che ciascuno deve porre a se stesso: «Sono sicuro che lui può farlo? O prego un po’ ma non so se lui può farlo?». La risposta è che «lui può farlo», anche se «quando lo farà e come lo farà non lo sappiamo». Proprio «questa è la sicurezza della preghiera». Per quanto riguarda poi il «bisogno» specifico che motiva la nostra preghiera, occorre presentarlo «con verità al Signore: sono cieco, Signore, ho questo bisogno, ho questa malattia, ho questo peccato, ho questo dolore». Così lui «sente il bisogno, ma sente che noi chiediamo il suo intervento con sicurezza». Papa Francesco ha ribadito, in conclusione, la necessità di pensare sempre «se la nostra preghiera è bisognosa ed è sicura»: è «bisognosa perché diciamo la verità a noi stessi», ed è «sicura perché crediamo che il Signore può fare quello che noi chiediamo».

Santa Marta, 6-12-13

Io vengo in tuo aiuto». È proprio come il padre che corre accanto al suo bambino quando, di notte, fa un brutto sogno e gli dice: «Non temere! Ci sono io vicino a te». Allo stesso modo ci parla Gesù. Egli «si avvicina» a noi. «Quando guardiamo un papà o una mamma che si avvicinano al loro figliolo — ha spiegato il vescovo di Roma — noi vediamo che diventano piccoli, parlano con la voce di un bambino e fanno gesti da bambini». Chi li vede dal di fuori può pensare che sono ridicoli. Ma «l’amore del papà e la mamma ha necessità di avvicinarsi», di «abbassarsi al mondo del bambino». E anche se papà e mamma gli parlassero normalmente, il bambino li capirebbe; «ma loro vogliono prendere il modo di parlare del bambino. Si avvicinano. Si fanno bambini. E così è il Signore». Papa Francesco ha richiamato «i teologi greci», che «parlando di questo, dicevano una parola molto difficile: “sincatabasi”, la “condiscendenza” di Dio che accetta di farsi uno di noi». In questo modo parla il Signore. E addirittura fa come fanno i genitori, che ai loro bambini «dicono cose un po’ ridicole — giocattolo mio! — e tutte queste cose». In effetti «anche Gesù dice: vermiciattolo di Giacobbe, tu sei come un vermiciattolo per me, sei una cosa piccolina… ma ti amo tanto». Questo «è il linguaggio del Signore: un linguaggio d’amore, di padre, di madre». Certo, ha proseguito il Pontefice, dobbiamo ascoltare la parola del Signore, quello che lui ci dice; ma dobbiamo anche ascoltare «come lo dice». E dobbiamo fare come lui, cioè «fare quello che dice, ma farlo come lo dice: con amore, con tenerezza, con quella “condiscendenza” verso i fratelli».

Santa Marta, 12-12-13

La musicalità del linguaggio con il quale il Signore ci parla. Il Natale è una festa nella quale si fa tanto rumore. Mentre viviamo questo periodo di attesa sarebbe importante invece riscoprire il silenzio, come momento ideale per cogliere. Un linguaggio tanto simile a quello di un padre e di una madre: rassicurante, pieno di amore e di tenerezza…Sei un verme, ma ti amo tanto!! E tacere, perciò, in questo momento in cui siamo in attesa.

Santa Marta, 12-12-13

Il messaggio cristiano si chiama “evangelo”, cioè “buona notizia”, un annuncio di gioia per tutto il popolo; la Chiesa non è un rifugio per gente triste, la Chiesa è la casa della gioia! E coloro che sono tristi trovano in essa la gioia, trovano in essa la vera gioia! Ma quella del Vangelo non è una gioia qualsiasi. Trova la sua ragione nel sapersi accolti e amati da Dio. Come ci ricorda oggi il profeta Isaia (cfr 35,1-6a.8a.10), Dio è colui che viene a salvarci, e presta soccorso specialmente agli smarriti di cuore. La sua venuta in mezzo a noi irrobustisce, rende saldi, dona coraggio, fa esultare e fiorire il deserto e la steppa, cioè la nostra vita quando diventa arida. E quando diventa arida la nostra vita? Quando è senza l’acqua della Parola di Dio e del suo Spirito d’amore. Per quanto siano grandi i nostri limiti e i nostri smarrimenti, non ci è consentito essere fiacchi e vacillanti di fronte alle difficoltà e alle nostre stesse debolezze.

Angelus, 15-12-13

Vergine Santa e Immacolata,
a Te, che sei l’onore del nostro popolo

e la custode premurosa della nostra città,
ci rivolgiamo con confidenza e amore.

Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Il peccato non è in Te.

Suscita in tutti noi un rinnovato desiderio di santità:
nella nostra parola rifulga lo splendore della verità,
nelle nostre opere risuoni il canto della carità,
nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità,
nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo.

Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
La Parola di Dio in Te si è fatta carne.

Aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore:
il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti,
la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti,
la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano,
ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata.

Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
In Te è la gioia piena della vita beata con Dio.

Fa’ che non smarriamo il significato del nostro cammino terreno:
la luce gentile della fede illumini i nostri giorni,
la forza consolante della speranza orienti i nostri passi,
il calore contagioso dell’amore animi il nostro cuore,
gli occhi di noi tutti rimangano ben fissi là, in Dio, dove è la vera gioia.

Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Ascolta la nostra preghiera, esaudisci la nostra supplica:
sia in noi la bellezza dell’amore misericordioso di Dio in Gesù,
sia questa divina bellezza a salvare noi, la nostra città, il mondo intero.

Amen.

Preghiera all’ Immacolata, 8-12-13

L’obiettivo del pellegrinaggio è
il rinnovamento
dell’Alleanza d’Amore
nella sua forza plasmatrice e missionaria;
quella che si manifesterà – al di dentro di Schoenstatt
nel rinnovamento della famiglia, e al di fuori,
nella forgiatura di una Cultura d’Alleanza

Documento del Laboro 2014

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