Postato su 2017-04-02 In Insieme per l'Europa

Insieme per l’Europa… con la cultura dell’Alleanza

ITALIA/ ROMA, Gian Francesco Romano •

Tra successi consolidati e nuove sfide, l’Europa ha festeggiato il 25 marzo 2017 sessant’anni di impegno concreto per realizzare un continente unito, pacificato e armonico, pur nelle diversità delle sue membra. Per celebrare degnamente tale traguardo e, soprattutto, per affidare a Dio il futuro del continente – oggi meno nitido che in passato – i membri di numerosi movimenti cristiani di tutt’Europa si sono ritrovati a Roma nella sera precedente l’anniversario e hanno realizzato una veglia di preghiera internazionale ed ecumenica. Anche Schoenstatt ha partecipato all’appuntamento, e lo ha fatto da protagonista: non solo per i ruoli avuti nell’evento, ma soprattutto per il suo carisma, che con la sua cultura dell’Alleanza, può dare veramente tanto al sogno europeo iniziato a metà del secolo scorso.

Il passato e il presente

Roma, 25 marzo 1957: si firmano i primi Trattati di cooperazione tra 6 paesi europei, germogli della futura Unione Europea. Il progetto di un’Europa unita, in un mondo ancora diviso per blocchi, all’epoca aveva tra i suoi alfieri tre grandi statisti di profonda fede cristiana: il francese Schumann, il tedesco Adenauer, e l’italiano De Gasperi. Sessant’anni dopo è percezione comune che all’Unione Europea manchi un po’ “l’anima”, che all’unificazione commerciale ed economica vada necessariamente affiancato un sostegno “spirituale”, perché quel sogno non resti un progetto limitato a dogane e cancellerie.

È proprio a questo che mira il progetto “Insieme per l’Europa”, una rete ecumenica di circa 300 comunità e movimenti cristiani, di varie confessioni ed esperienze, presenti in 30 paesi, dagli Urali all’Atlantico, dal Mar del Nord al Mediterraneo. Sorta a cavallo tra i due millenni, “Insieme per l’Europa” vuole portare il contributo delle diverse spiritualità, dei molteplici carismi e cammini, per realizzare un’Europa unita e multiculturale, con una forte coesione sociale, animata dalla fraternità, messaggera di pace, consapevole delle proprie responsabilità nel mondo e sempre attenta alla persona umana e alla sua dignità.

La veglia di preghiera. Unità attorno a Gesù

Tra misure di sicurezza elevatissime, nella chiesa dei Santi XII Apostoli – a pochi metri da dove il giorno dopo si sarebbero riuniti i leader europei – si ritrovano come in un cenacolo fedeli cattolici, ortodossi e delle varie chiese riformate. Il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, presiede la liturgia, affiancato da altri presuli e pastori dei diversi riti e confessioni.

S’inizia con il canto, come ogni celebrazione che si rispetti, e dopo l’intervento di Andrea Riccardi, Fondatore di Sant’Egidio – una delle realtà, insieme al Movimento del Focolare, tra le più attive in seno ad Insieme per l’Europa – sale la preghiera dall’assemblea: di ringraziamento per i 60 anni di pace, il crollo dei muri e la prosperità; e di perdono, per le tante fughe di responsabilità, l’indifferenza e gli egoismi, che ancora oggi marcano scelte politiche e vite umane, come nel caso dell’accoglienza ai rifugiati.

La lettura della Sacra Scrittura rimanda alla pace e al progresso provvidenzialmente conquistati (“spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci” Is 2,3-5), mentre attingendo alle parole di 3 grandi personalità cristiane risuonano stimoli per il futuro: “Sogno un nuovo umanesimo europeo … un’Europa giovane, capace di essere ancora madre”(Papa Francesco); “Come possiamo noi Cristiani trasformare il nostro continente attingendo alla forza spirituale? Nell’unità” (Heinrich Bedford-Strohm, Presidente della Chiesa Evangelica in Germania); “La pace non è la fine della storia: é l’inizio di una storia legata al futuro” (Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli).

Una donna, una mamma siriana, rifugiata in Italia, commuove i presenti e ricorda quanto non sia da sottovalutare il dono della pace; mentre il Moderatore Generale di Insieme per l’Europa, Gerhard Pross, rilancia l’invito per un “Sì” all’Europa convinto da parte di tutti i Cristiani.

Quindi si arriva al culmine della liturgia, la proclamazione del Vangelo (Mt 5, 13-16) che ricorda il ruolo dei Cristiani, anche nel Vecchio Continente: essere sale delle terra e luce del mondo. Un impegno, ricorda il Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Nunzio Galantino, da realizzare nella proposta e nella testimonianza credibile e attraente, perché la fede si diffonde per attrazione, non per proselitismo, e una luce che acceca, come un piatto troppo salato, generano rifiuto.

Il ruolo di Schoenstatt

Gli atti conclusivi della Veglia vedono in primo piano padre Henirich Walter, membro del Comitato d’Orientamento d’Insieme per l’Europa. È lui a introdurre i momenti finali del Padre Nostro e dello scambio della pace, subito prima della benedizione finale. La veglia si chiude pertanto com’era iniziata, con Schoenstatt a fare gli onori di casa: gli atti introduttivi infatti erano stati affidati a Pamela Fabiano, Responsabile della Gioventù Femminile del Movimento, che con sr Maria Julia de Almeida, delle Sorelle di Maria, ha anche collaborato all’organizzazione dell’evento.

Più ancora di questi contributi, però, dalla serata emerge chiaramente la vocazione di Schoenstatt per l’Europa, l’apporto specifico che il Movimento può dare: nato nel cuore dell’Europa, all’alba di un secolo che ha visto l’Europa dissolversi completamente per poi ritrovarsi, Schoenstatt ha nel suo DNA la vocazione a costruire vincoli, ad allargarsi agli altri prevedendo livelli diversi di adesione e partecipazione, a realizzare case comuni – come i Santuari tutti uguali in ogni parte del mondo – nel rispetto delle differenze.

La Cultura dell’Alleanza, così propria di Schoenstatt, appare come il lievito necessario all’Europa di oggi. La sfida è appena cominciata.

Roma 2017

Comunicato Stampa N°3 Veglia Ecumenica IpE 24.3.2017 Roma

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