Postato su 2015-01-15 In Francesco - messaggio

La diversità già non si vede come una minaccia, bensì come una fonte di arricchimento…

PAPA FRANCESCO IN SRI LINKA, Ary Ramir Valdez Díaz/aleteia.org. Ary Ramir Valdez Diaz/aleteia.org. Papa Francesco ha rivolto un discorso storico ai leader delle religioni (Islam, buddismo, hinduismo e cristianesimo) della Sri Lanka, affinché i credi religiosi “non siano usati per giustificare la violenza e la guerra”. Il Pontefice di nuovo testimonia in forma tacita, che la Chiesa cresce non per il proselitismo, bensì per l’attrazione. Concetto prestato dal magistero di Benedetto XVI e menzionato nella sua prima visita in Asia in agosto 2014 in Corea. In questa maniera, il Vescovo di Roma presenta un’attrazione che nasce il cuore agli altri camminando insieme davanti alla presenza di Dio. Proprio questo è quello che è avvenuto nella seconda volta del viaggio asiatico di Papa Francisco, quando questo martedì9 13 gennaio ha insistito a cercare il dialogo con altre religioni.

In quest’occasione, il Santo Padre ha manifestato il suo desiderio di cooperare con “tutti gli uomini di buona volontà, alla ricerca della prosperità di tutti i cittadini di Sri Lanka” nello scenario del Bandaranaike Memorial International Conference della città di Colombo, dove si è realizzato l’incontro tra le religioni.

La responsabilità dei leader

“Dobbiamo esigere alle nostre comunità, con chiarezza e senza equivoci, che vivano pienamente i principi della pace e della convivenza, che si trovano in ogni religione, e denunciare gli atti di violenza che si commentano” ha esortato.

I credenti delle diverse religioni ha assicurato il Papa “possono occuparsi con il balsamo che cura la solidarietà fraterna” le necessità spirituali e materiali dei poveri.

Il rispetto reciproco tra leader spirituali e fedeli

Il Pontefice ha affermato nuovamente il sincero rispetto della Chiesa per le altre religioni, le loro tradizioni e i loro credi. In questo senso, ha assicurato che il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica ha dichiarato il suo profondo e permanente rispetto per le altre religioni. Ha detto che la Chiesa Cattolica “non rifiuta nulla di quello che c’è di santo e vero”.

“Spero che la mia visita aiuti ad approfondire e a fomentare le diverse forme di cooperazione tra religioni che si sono intraprese negli ultimi anni”.

Il Papa ha assicurato che il dialogo tra le religioni deve basarsi su una presentazione completa e sincera delle nostre rispettive convinzioni”.

“Certamente, quel dialogo, ha continuato, metterà in evidenza la varietà dei nostre credenze, tradizioni e pratiche. Ma se siamo onesti nella presentazione delle nostre convinzioni, saremo capaci di vedere con più chiarezza quello che abbiamo in comune”.

La cooperazione per uscire dalla continuazione delle guerre civili

Francesco ha sostenuto che lo ”sviluppo positivo nelle relazioni tra le religioni ed ecumeniche acquista un significato particolare ed urgente in Sri Lanka”

Inoltre ha accennato ai 30 anni di guerra civile in cui sono morte 60.000 persone dovuto alla divisione violenta tra le etnie tamilica e congolese nel paese, dopo il conflitto iniziato nel 1956, quando la maggioranza di questa ultima comunità ha segregato i suoi avversari ed ha proibito loro le cariche pubbliche.

Spero che la cooperazione interreligioni ed ecumenici dimostri che gli uomini non debbano rinunciare alla loro identità, sia etnica o sia religiosa, per vivere in armonia con i loro fratelli e le loro sorelle”.

“Ciò di cui si ha bisogno adesso è la ricuperazione e l’unità, non nuovi conflitti e divisioni”, ha assicurato.

Papa Francesco ha ringraziato le parole e il benvenuto dei religiosi, “che condividono con noi (cattolici) un desiderio di saggezza, verità e santità.

TESTO COMPLETO DEL DISCORSO DI FRANCESCO

Incontro tra le religioni ed ecumenici.


Colombo, Bandaranaike memorial Conference Hall

13 gennaio 2015

“Cari amici

Mi rallegro di avere l’occasione di partecipare in questo incontro, che riunisce alle quattro comunità religiose più grandi, parte integrante della vita dello Sri Lanka: Buddhismo, Induismo, Islam e Cristianesimo. Vi ringrazio per la vostra presenza e per il caloroso benvenuto. Ringrazio anche quanti hanno offerto preghiere e benedizioni, e in modo particolare esprimo la mia gratitudine al Vescovo Cletus Chandrasiri Perera e al Venerabile Vigithasiri Niyangoda Thero per le loro cortesi parole.

Sono giunto in Sri Lanka sulle orme dei miei predecessori, i Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, per dimostrare il grande amore e la sollecitudine della Chiesa Cattolica per lo Sri Lanka. E’ una grazia particolare per me visitare la comunità cattolica locale, confermarla nella fede in Cristo, pregare con essa e condividerne le gioie e le sofferenze. Ed è ugualmente una grazia l’essere con tutti voi, uomini e donne di queste grandi tradizioni religiose, che condividete con noi un desiderio di sapienza, di verità e di santità.

Nel Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica ha dichiarato il proprio rispetto profondo e duraturo per le altre religioni. Ha dichiarato che «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto [quei] modi di agire e di vivere, [quei] precetti e [quelle] dottrine» (Nostra aetate, 2). Da parte mia, desidero riaffermare il sincero rispetto della Chiesa per voi, le vostre tradizioni e le vostre credenze.

E’ in questo spirito di rispetto che la Chiesa Cattolica desidera collaborare con voi e con tutte le persone di buona volontà, nel ricercare la prosperità di tutti gli srilankesi. Spero che la mia visita aiuterà ad incoraggiare ed approfondire le varie forme di collaborazione interreligiosa ed ecumenica, che sono state intraprese negli anni recenti.

Queste lodevoli iniziative hanno offerto opportunità di dialogo, essenziale se vogliamo conoscerci, capirci e rispettarci l’un l’altro. Ma, come insegna l’esperienza, perché tale dialogo ed incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche. E tuttavia, se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia.

Tali sviluppi positivi nelle relazioni interreligiose ed ecumeniche assumono un significato particolare ed urgente nello Sri Lanka. Per troppi anni gli uomini e le donne di questo Paese sono stati vittime di lotta civile e di violenza. Ciò di cui ora c’è bisogno è il risanamento e l’unità, non ulteriori conflitti o divisioni. Certamente la promozione del risanamento e dell’unità è un impegno nobile che incombe su tutti coloro che hanno a cuore il bene della Nazione e dell’intera famiglia umana. Spero che la collaborazione interreligiosa ed ecumenica dimostrerà che, per vivere in armonia con i loro fratelli e sorelle, gli uomini e le donne non devono dimenticare la propria identità, sia essa etnica o religiosa.

Quanti modi ci sono per i seguaci delle diverse religioni per realizzare questo servizio! Quanti sono i bisogni a cui provvedere con il balsamo della solidarietà fraterna! Penso in particolare alle necessità materiali e spirituali dei poveri, degli indigenti, di quanti ansiosamente attendono una parola di consolazione e di speranza. Penso qui anche alle molte famiglie che continuano a piangere la perdita dei loro cari.

Soprattutto, in questo momento della storia della vostra Nazione, quante persone di buona volontà cercano di ricostruire le fondamenta morali dell’intera società! Possa il crescente spirito di cooperazione tra i dirigenti delle diverse comunità religiose trovare espressione in un impegno a porre la riconciliazione fra tutti gli srilankesi al cuore di ogni sforzo per rinnovare la società e le sue istituzioni. Per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi.

Cari amici, vi ringrazio ancora per la generosa accoglienza e per la vostra attenzione. Che questo fraterno incontro confermi noi tutti negli sforzi per vivere in armonia e diffondere le benedizioni della pace.

Amicizia, dialogo, solidarietà

Con il desiderio che i dirigenti politici, religiosi e culturali del Sri Lanka fomentino la riconciliazione, contribuendo al progresso materiale e spirituale di tutto il popolo, Papa Francesco ha desiderato che le giornate della sua visita pontificia siano giornate di amicizia, di dialogo e di solidarietà. Ha rilevato: “Il più importante è che tutti devono essere disposti ad accettarsi mutuamente, a rispettare le legittime differenze e ad imparare a vivere come un’unica famiglia. Sempre che le persone si ascoltino gli uni con gli altri con umiltà e franchezza, i loro valori e le loro aspirazioni comuni diventino più evidenti. La diversità già non si vede come una minaccia, bensì come una fonte di arricchimento”.

Testo completo del discorso di Papa Francesco:

Cerimonia di benvenuto, Colombo, 13 gennaio 2015

Signor Presidente

Onorevoli Autorità di Governo

Eminenza, Eccellenze

Cari amici,

grazie per la vostra calorosa accoglienza. A lungo ho atteso questa visita in Sri Lanka e questi giorni che trascorreremo assieme. Lo Sri Lanka è conosciuto come la Perla dell’Oceano Indiano per le sue bellezze naturali. Ma soprattutto quest’Isola è conosciuta per il calore del suo popolo e la ricca varietà delle sue tradizioni culturali e religiose.

Signor Presidente, Le formulo i miei migliori auguri per la Sua nuova responsabilità. Saluto i distinti membri del governo e le autorità civili che ci onorano con la loro presenza. Sono grato in modo speciale per la presenza degli eminenti esponenti religiosi, che hanno un ruolo così importante nella vita di questo Paese. Ed evidentemente desidero esprimere il mio apprezzamento ai fedeli, ai membri del coro, come pure alle molte persone che si sono prestate per rendere possibile questa visita. Ringrazio tutti, dal profondo del cuore, per la vostra cortesia e ospitalità.

La mia visita nello Sri Lanka è anzitutto pastorale. Quale pastore universale della Chiesa Cattolica, sono giunto per incontrare ed incoraggiare i cattolici di quest’Isola, come pure per pregare con loro. Un punto centrale di tale visita sarà la canonizzazione del beato Joseph Vaz, il cui esempio di carità cristiana e di rispetto per ogni persona, senza distinzione di etnia o di religione, continua ancor oggi ad ispirarci e ammaestrarci. Ma la mia visita vuole anche esprimere l’amore e la preoccupazione della Chiesa per tutti gli srilankesi, e confermare il desiderio della comunità cattolica di essere attivamente partecipe della vita di questa società.

E’ una costante tragedia del nostro mondo che molte comunità siano in guerra tra di loro. L’incapacità di riconciliare le diversità e le discordie, antiche o nuove che siano, ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate frequentemente da esplosioni di violenza. Per molti anni lo Sri Lanka ha conosciuto gli orrori dello scontro civile, ed ora sta cercando di consolidare la pace e di curare le ferite di quegli anni. Non è un compito facile quello di superare l’amara eredità di ingiustizie, ostilità e diffidenze lasciata dal conflitto. Si può realizzare soltanto superando il male con il bene (cfrRm 12,21) e coltivando quelle virtù che promuovono la riconciliazione, la solidarietà e la pace. Il processo di risanamento richiede inoltre di includere il perseguimento della verità, non con lo scopo di aprire vecchie ferite, ma piuttosto quale mezzo necessario per promuovere la loro guarigione, la giustizia e l’unità.

Cari amici, sono convinto che i seguaci delle varie tradizioni religiose hanno un ruolo essenziale da giocare nel delicato processo di riconciliazione e di ricostruzione che è in corso in questo Paese. Perché tale processo avvenga, bisogna che tutti i membri della società lavorino assieme; che tutti abbiano voce. Tutti devono essere liberi di esprimere le proprie preoccupazioni, i propri bisogni, le proprie aspirazioni e le proprie paure. Ma soprattutto devono essere pronti ad accettarsi l’un l’altro, a rispettare le legittime diversità ed imparare a vivere come un’unica famiglia. Ogni volta che le persone si ascoltano tra loro umilmente e apertamente, possono emergere i valori e le aspirazioni comuni. La diversità non sarà più vista come una minaccia, ma come fonte di arricchimento. La strada verso la giustizia, la riconciliazione e l’armonia sociale appare ancora più chiaramente.

In questo senso, la grande opera di ricostruzione deve comprendere il miglioramento delle infrastrutture e provvedere ai bisogni materiali, ma anche, e soprattutto, promuovere la dignità umana, il rispetto dei diritti dell’uomo e la piena inclusione di ogni membro della società. Formulo voti che i dirigenti politici, religiosi e culturali dello Sri Lanka, misurando ogni loro parola ed azione sul bene e sul risanamento che ne verrà, diano un contributo duraturo al progresso materiale e spirituale del popolo dello Sri Lanka.

Signor Presidente, cari amici, ancora una volta vi ringrazio per il vostro benvenuto. Possano questi giorni che trascorreremo insieme essere giorni di amicizia, di dialogo e di solidarietà. Invoco abbondanti benedizioni di Dio sullo Sri Lanka, la Perla dell’Oceano Indiano, e prego che la sua bellezza risplenda a beneficio della prosperità e della pace di tutti i suoi abitanti.

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Originale: spagnolo. Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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