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 published: 2005-12-13

Il Papa vede di buon occhio la canonizzazione del fondatore di Schoenstatt

Intervista a P. Angelo L. Strada, postulatore del processo di canonizzazione di P. Kentenich

 

 

 

Padre José Kentenich, fundador de Schoenstatt. Su proceso de canonización comenzó en 1975

Father Joseph Kentenich, founder of Schoenstatt. His process of canonization began 1975

Pater Josef Kentenich, Gründer Schönstatts. Sein Heiligsprechungsprozess begann 1975

Foto: Sekretariat Pater Josef Kentenich © 2005

 
 

P. Angel Strada, postulador

Fr. Angel Strada, postulator

P. Angel Strada, Postulator

Foto: POS Fischer © 2005

 
 

Testimonios de su presencia: Estatua de Padre José Kentenich (en Nuevo Schoenstatt, Argentina)

Testimonies of his presence: Statue of Fr. Joseph Kentenich (in Nuevo Schoenstatt, Argentina)

Zeugtnis seiner Gegenwart: Statue Pater Kentenichs (in Nuevo Schoenstatt, Argentinien)

Foto: Crivelli © 2005

 
 

Presente en CDs, videos, biografias...

Present in CDs, videos, biographies...

Gegenwärtig in CDs, Videos, Biographien...

Foto: POS Fischer © 2005

 
 

Teatro sobre su vida: Kentenich, un hombre, una misión

Theater about his life: Kentenich, a man, a mission

Theateraufführung über sein Leben: Kentenich, ein Mensch, eine Sendung

Foto: Martín © 2005

 
 

Simposio sobre su pedagogía

Simposion on his pedagogy

Symposium zu seiner Pädagogik

Foto: Crivelli © 2005

 
   

PK. La giornalista Patrizia Navas dell’agenzia di notizie spagnola Veritas, ha intervistato P. Angelo L. Strada. Il postulatore della causa di canonizzazione di Giuseppe Kentenich assicura che Papa Benedetto XVI apprezza e stima molto il Fondatore del Movimento Apostolico di Schoenstatt, ciononostante non interverrà nella procedura del processo.

P. Angelo Strada informa in quest’intervista sull’attuale stato del processo e su ciò che si deve ancora fare.

Qual è lo stato attuale del processo di canonizzazione del fondatore di Schoenstatt?

Il processo si è iniziato nella diocesi di Treveris il 10 febbraio 1975, sette anni dopo la scomparsa di P. Kentenich. Durante questi trent’anni si è raccolta una gran quantità d’indizi della fama di santità. Migliaia di persone, residenti in 87 paesi dei cinque continenti, hanno attestato che ricorrono alla sua intercessione o seguono il suo esempio di vita. I numerosi scritti pubblicati sono stati esaminati da quattro specialisti in teologia, che hanno affermato che in essi non s’incontra nulla contro il dogma e la morale della Chiesa. Più di un centinaio di testimoni hanno dichiarato nel tribunale ecclesiastico. Tutto questo è di particolare importanza, poiché l’obiettivo del processo è verificare l’eroicità di vita e di virtù del servo di Dio. I testimoni sono interrogati sui ricordi e sulle esperienze avute nel loro contatto diretto, in molti casi durante decenni, con P. Kentenich. Possono manifestarsi a favore o contro, formulare interrogativi, presentare documentazione cc.

Negli ultimi anni il lavoro si è concentrato sulla raccolta e sull’esame degli scritti non pubblicati: lettere scritte da lui o dirette a lui, documenti personali, conferenze o ritiri non editati, ecc. Una commissione di esperti nella storia della Chiesa e in archivi è stata incaricata di assumere la responsabilità di questo compito. Esaminare la gran quantità di questi scritti ha richiesto molto tempo ed energie. A più di 110 archivi ecclesiastici e civili si è richiesta la documentazione. Sia per gli archivi, sia per i testimoni si è preso in considerazione i luoghi dove P. Kentenich ha vissuto o svolto la sua attività pastorale: Germania, Roma, Svizzera, Stati Uniti, Brasile, Cile, Argentina, Uruguay, e Africa del Sud. Quando la commissione di storici termini il suo compito, il che è previsto nei prossimi mesi, mancheranno molte poche pratiche per la conclusione della tappa diocesana del processo. È impossibile definire quando finirà. Anche perché si richiede un miracolo per la beatificazione. E nessuno può "organizzare" un miracolo, solo si può implorarlo.

Quali sono i principali ostacoli che stanno postergando la conclusione del processo?

Trent’anni non è necessariamente un tempo troppo lungo per la causa di beatificazione di un confessore. Le cause dei martiri, in generale, tardano meno e non si esige un miracolo. Non si deve fare il confronto con cause come quella della Madre Teresa di Calcutta o quella di Monsignor Escrivá de Balaguer, che per diversi motivi hanno ritardato pochi anni. Nel caso di P. Kentenich ha influito la sua lunga vita di 82 anni, l’enorme quantità di documentazione, la sua opposizione al nazionalsocialismo, e i quasi quattro anni di prigionia nel campo di concentramento di Dachau, le difficoltà che ha avuto con la propria comunità dei Padri Pallottini, i 14 anni di separazione dalla sua fondazione imposta dal Santo Uffizio, le proposte pastorali e teologiche che ha fatto anticipando il Concilio Vaticano II ecc. Per molti di questi temi è stata necessaria una lunga ed esauriente investigazione.

Ci sono state inoltre difficoltà nella procedura del processo. Si è iniziato quando ancora era vigente l’antica legislatura, che è cambiata nel 1983 ed ha obbligato a ricominciare. La diocesi di Treveris ha ritardato parecchi anni a nominare il nuovo successore del primo delegato episcopale, che era morto improvvisamente. Inoltre finora non è avvenuto nessun miracolo per intercessione di P. Kentenich. L’apertura di un processo di miracolo normalmente influisce sull’accelerazione del processo di virtù.

Crede che la nazionalità tedesca del Papa può aiutare a sveltire la procedura?

Benedetto XVI conosce la personalità e l’opera di P. Kentenich. Infatti nel sud della Germania dove egli ha passato la sua gioventù, gran parte della sua attività docente e del suo ministero episcopale, molti laici e religiosi sono membri attivi del Movimento di Schoenstatt. Una dimostrazione della sua grande stima è quanto ha scritto in ottobre del 1989 in un commentario allegato ad una novena dedicata a P. Kentenich: " Papa Giovanni Paolo II nella sua prima visita in Germania, ha ricordato P. Kentenich come un "insigne sacerdote nella storia attuale"… Dalla sua vita e dalla sua parola sorge una luce radiante capace di orientare durante il cammino. Sulla sua tomba è inciso il motto che l’ha guidato, l’ha formato e con cui egli ha plasmato tanti: Dilexit ecclesiam (Amò la Chiesa). Voglia Maria, Madre della Chiesa dalla quale egli si è sempre lasciato aiutare, proteggerci e appoggiarci. E mediante il suo fedele servitore P. Giuseppe Kentenich voglia aprire a tanti il cammino dell’amore per la Chiesa, affinché un nuovo vigore e una nuova gioia della fede inondino il nostro popolo e la nostra terra".

Penso, ciononostante, che il Papa non interverrà nella procedura del processo. La cosa migliore è che lo stesso processo si svolga secondo tutte le esigenze della legge canonica, senza nessun tipo di eccezioni o di privilegi.

Quale sarà il beneficio per la Chiesa?

"I santi, anche gli anonimi, sono il maggior esito della Chiesa", ha affermato recentemente il Cardinale Lustiger. Essi, infatti, sono la dimostrazione chiara che i valori del Vangelo sono realizzabili e non si limitano ad una semplice dichiarazione di buoni principi o di ideali irraggiungibili. Cristo ha annunciato che la sua missione era darci vita, e vita in abbondanza. Si può credere in una simile vita se non si è mai manifestata in nessuno poderosa? Nella vita dei santi è visibile la forza trasformatrice della grazia. Le loro personalità sono molto differenti, così come le loro missioni particolari e i loro contesti culturali. Ma hanno in comune seguire incondizionatamente Cristo. In tante diverse maniere ci danno accesso al Vangelo e con il loro esempio ci danno impulso a viverlo. La Chiesa si beneficia ogni volta che può mostrare qualcuno che riflette con trasparenza l’amore, la solidarietà, la veracità, la bontà, la semplicità di Gesù Cristo. Essa non deve limitare il suo messaggio ad annunciare verità della fede o norme di morale, bensì soprattutto deve mostrare esempi convincenti di vite seguaci del Vangelo. "La vita s’accende nella vita", affermava P. Kentenich. Quanto dobbiamo a Paolo di Tarso, a Francesco d’ Assisi, a Teresa d’Ávila, a Ignazio di Loyola…! Ma anche quanto dobbiamo a testimoni semplici che con le loro parole e opere ci hanno trasmesso la fede. Una Chiesa senza santi – i famosi e gli anonimi – sarebbe una Chiesa impoverita. Naturalmente è necessario evitare "un’inflazione di canonizzazioni" ed inoltre la quantità è secondaria. Dovremmo desiderare soprattutto la canonizzazione di cristiani contemporanei, specialmente laici. Vogliamo, perciò, far notare il processo dell’architetto spagnolo Antonio Gaudi, il politico francese Roberto Schumann, l’ingegnere cileno Mario Hiriart, il padre di famiglia brasiliano Joao Pozzobon.

Quali sono stati gli apporti originali di P. Kentenich?

"I santi sono la risposta che danno dall’alto, alle domande che si formulano dal basso", ha detto Hans von Balthasar. Oggi abbiamo molte domande perché siamo immersi in un tempo di cambiamenti accelerati, profondi e totali. Gli apporti di P. Kentenich sono molti, ma uno dei più importanti è l’accettazione delle sfide imposte dal mondo attuale. "La mano tastando il polso del tempo, l’orecchio sul cuore di Dio", così definisce la sua persona e la sua azione pastorale. Non si è sentito una vittima dei mali attuali, non ha alimentato la nostalgia dei tempi passati, non ha annunciato futuri utopici. Come fondatore del Movimento di Schoenstatt ha cercato di educare a sentirsi liberi, affinché ciascuno sia cosciente della sua originalità, e sia l’artefice della propria storia aprendosi al Dio della vita e alla solidarietà con gli altri. Perciò ha denunciato il pericolo della massificazione. E fin dall’inizio si è opposto al regime di Hitler, il che gli è costato tre anni e otto mesi di prigionia nel campo di concentramento di Dachau.

Un altro apporto significativo consiste nel dar valore ai vincoli umani come vie per raggiungere un profondo vincolo con Dio. "L’uomo più soprannaturale deve essere il più naturale" proclamava per incoraggiare l’esperienza vissuta di un cristianesimo, capace d’integrare l’umano e il divino. Già nel 1920 predicava che il santo attuale è il santo della vita quotidiana. La fede non è qualcosa separata dalla vita familiare, dal lavoro, dall’amicizia, dalle preoccupazioni economiche, dall’arte e dalla politica. Si deve costruire ponti tra la realtà quotidiana e la realtà soprannaturale. Rendere capaci ad incontrarsi con il Dio della vita e della storia è stata sempre la gran passione di P. Kentenich. La sua esperienza e i lunghi anni trascorsi ad accompagnare spiritualmente migliaia di uomini e donne l’hanno condotto alla creazione di una pedagogia ed una spiritualità adatte al tempo attuale.

La figura di Maria occupa un posto speciale negli apporti di P. Kentenich. Perché nessuno come Lei ha dato un esempio più grande di come seguire Cristo nelle tante circostanze della vita quotidiana, nessuno tra i redenti ha saputo interpretare di più i desideri di Dio Padre, nessuno è stato tanto solidale coi suoi simili. L’incontro con Maria è un incontro coi valori che oggi sono necessari per una testimonianza cristiana credibile e autentica. P. Kentenich era convinto, – così come Giovanni Paolo II –, che Maria ha la missione d’imprimere le tracce di Cristo nei cuori degli uomini e nelle culture dei popoli. Perciò fin da giovane ha concluso un patto d’amore con Lei e si è messo a sua completa disposizione. Maria l’ha educato a seguire Cristo e s’incaricherà che i suoi apporti siano fecondi per la Chiesa.

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina


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Last Update: 13.12.2005 Mail: Editor /Webmaster
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