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Due impresari schoenstattiani sono stati premiati dall’ADEC
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 published: 2008-08-29

Sforzi d’impresari per trasformare la società

Due impresari schoenstattiani sono stati premiati dall’ADEC

 

Jesuiten-Reduktionen in Paraguay: die Idee der “Nation Gottes” hat die Schönstatt-Bewegung aus Sendung übernommen

Reducciones Jesuitas: la idea de la „Nación de Dios” hoy asume todo el Movimiento de Schoenstatt en Paraguay

The Jesuit Missions: Their idea of the “Nation of God” is now assumed by the Schoenstatt Movement in Paraguay

Jesuiten-Reduktionen in Paraguay: die Idee der “Nation Gottes” hat die Schönstatt-Bewegung aus Sendung übernommen

Foto:Cabral © 2008

 

Pedro Peyrat, “Unternehmer des Jahres” 2007

Pedro Peyrat, empresario premiado

Pedro Peyrat

Pedro Peyrat, “Unternehmer des Jahres” 2007

 
Graciano (Yoni) Pereira mit seiner Familie  

Graciano (Yoni) Pereira con su familia

Graciano (Yoni) Pereira with his family

Graciano (Yoni) Pereira mit seiner Familie

Foto: Tuparenda © 2008

 
   

PARAGUAY. Marcelo Luzardi. ADEC (Associazione di Impresari Cristiani) è un’organizzazione, che ispirata dai valori cristiani, promuove la trasformazione personale dell’impresario, la cultura imprenditoriale d’eccellenza, la responsabilità sociale e il consolidamento della società civile.

La ADEC crede che il riconoscimento pubblico così come la promozione e la diffusione di questi esempi, indicano il senso e la direzione degli sforzi imprenditoriali della nostra società. Ogni anno, perciò, offre la distinzione più importante del paese ad imprese ed impresari che si distinguono per il loro successo, la loro efficienza, la loro onestà e la loro responsabilità sociale.

Due impresari schoenstattiani sono stati premiati questi due ultimi anni: nel 2006 come "Impresario dell’anno" Graziano (Yoni) Pereira e nell’anno 2007 Pedro Peyrata.

Abbiamo voluto intervistarli per sapere qualcosa di più di questo conseguimento professionale. Ecco le loro risposte:

Pedro Peyrat:

Che cosa significa per Lei aver ricevuto il premio di ADEC?

R.: Per me è una gioia e mi "dà soddisfazione" ricevere un premio, perché è qualcosa differente, ma anche è un impegno che obbliga a seguire la stessa linea di condotta. Nella mia vita non ho ricevuto molti premi, il che non significa, che la vita non mi abbia premiato e tanto.

Come condivide questo premio con i suoi impiegati e come l’hanno accolto loro?

R: Uno dei premi che mi ha dato la vita è quello delle persone che mi accompagnano nel lavoro. Insieme abbiamo creato un’impresa, dove uno dei pregi più importanti è quello di avere una "una cultura imprenditoriale propria", basata sulla serietà dei nostri rapporti e sul prestigio che comporta essere un riferimento nel mercato farmaceutico locale ed internazionale. Credo che gli impiegati l’abbiamo accolto con gioia e con l’orgoglio di appartenere all’impresa.

La pedagogia di Schoenstatt si riflette nel suo lavoro e in questo premio?

R: La pedagogia di Schoenstatt attraversa più di 30 anni della mia vita in tutti gli aspetti, personali e familiari, lavorativi e sociali.

E questo premio riflette la formazione, che ho ricevuto dalla mia famiglia, il mio temperamento e il pensiero di P. Kentenich. Ma penso che sono le altre persone che devono giudicare il mio comportamento.

Ricevere un premio è un momento di gioia, ci sono stati momenti di sacrificio?

R: Per me parlare di sacrifici è troppo, ma ciò non significa, che tutto sia stato facile. Io direi piuttosto che ci sono stati momenti di grande sforzo.

Quali sono stati i mezzi per ottenere questo riconoscimento?

R: Alcuni dei mezzi sono stati: la costanza, la tenacità, la serietà per affrontare i rapporti lavorativi (con gli impiegati) e commerciali (con i clienti), inoltre la Fede Pratica nella Divina Provvidenza.

Quale messaggio darebbe agli impresari?

R: Che devono lavorare per formalizzare le imprese in tutti gli aspetti, poiché è sempre più chiaro che solo con le imprese serie si può lavorare. Fare l’ordinario straordinariamente bene.

Graziano (Yoni Pereira):

Che cosa significa per Lei aver ricevuto il premio di ADEC?

R: Essere impresario in questo paese è una grande sfida e se a questo aggiungiamo essere "Impresario cristiano" è più che una sfida, un impegno, oltre ad essere un grand’onore avere ricevuto questo premio, per me, per la mia famiglia e per il mio gruppo di collaboratori, perché senza il loro appoggio costante non avrei potuto raggiungere una distinzione tanto importante.

Come condivide questo premio con i suoi impiegati e come l’hanno accolto loro?

R: Ciascuno di loro è una pedina importante, insieme formano il motore che muove il gran macchinario, che sono le nostre imprese e loro hanno sentito di far parte e di essere corresponsabili di questo gran premio.

La pedagogia di Schoenstatt si riflette nel suo lavoro e in questo premio?

R: Ho avuto la fortuna di entrare insieme con mia moglie al Movimento di Schoenstatt circa 14 o 15 anni fa e da quel momento si è consolidato di più il mio impegno non solamente con la mia piccola famiglia, bensì con tutti quelli che mi circondano lavorando con me, e dando testimonianza della gioia in fare quanto mi appassiona, che sono le sfide del lavvoro.

Ricevere un premio è un momento di gioia, ci sono stati momenti di sacrificio?

R: C’è un frase che mi piace e non so chi l’ha scritta, ma l’ho letta la prima volta sulla parte posteriore di un autobus pubblico; "Molti vedono il mio progresso, pochi il mio sacrificio". Questa frase mi ricorda la mia attività quotidiana, i sacrifici e le rinunce, per così chiamarle, che sono viaggi a qualsiasi ora del giorno, mangiare e dormire dove trovo posto, non essere accanto alla famiglia come vorrei ed inoltre compiere con le mie attività di schoenstattiano (Riunioni di gruppo, Giornate, Ritiri ecc.), cui molte volte partecipo dopo un viaggio stanco e sfinito. Ma sempre mi sono sforzato di assistere, quando ho potuto, perché mi danno la forza che mi spinge ad agire.

Quali sono stati i suoi mezzi, affinché l’impresa ottenga questo riconoscimento?

R.: Ci sono stati vari fattori tra cui posso menzionare: la perseveranza, il rischio, la fermezza, e il circondarmi di persone molto efficienti, senza lesinare sforzi per ottenere un’alta capacità professionale di tutte loro.

Quale consiglio darebbe a nuovi impresari?

R. Lo stesso consiglio che do ai miei figli che lavorino con me, che amino il loro lavoro, che lavorini con onestà e umiltà, e che non si allontanino dalla famiglia e da Dio.

 Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

 


 

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