published: 2007-03-02 |
Che consiglio darebbe a noi sacerdoti, che siamo membri dei Movimenti per aiutarci a sviluppare il nostro ministero, come un servizio di unità?Una domanda di un Padre di Schoenstatt al Santo Padre, due regole come risposta |
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ROMA .Una notizia, pubblicata da Zenit in differenti lingue, ha percorso tutto il mondo il 23 febbraio: Il Santo Padre BenedettoXVI durante l’incontro con i sacerdoti della sua diocesi, Roma, ha risposto in modo ampio e profondo alla domanda di ciascuno dei sacerdoti presenti riguardante la posizione dei Movimenti nella Chiesa. Riportiamo il dialogo avuto con P. Gerardo Cárcar, Padre di Schoenstatt proveniente dall’Argentina, giunto a Roma sei mesi fa, dove ha assunto una carica pastorale come Vicario cooperatore della Parrocchia San Girolamo a Corviale, riferente alla sua domanda e alla risposta del Santo Padre. Padre Gerardo, di quale riunione si trattava e qual è il significato di quest’incontro?Giovedì scorso, 22 febbraio, circa mille sacerdoti che collaborano in differenti forme nella diocesi di Roma si sono riuniti con il Santo Padre, il cardinale Ruini e i vescovi ausiliari nell’Aula della Benedizione (sopra l’atrio di S. Pietro, dove si trova la finestra da cui si proclama, ad esempio, il nome del Papa eletto e i santi canonizzati). Si tratta di un incontro annuale, in cui il Vescovo di Roma riceve i suoi sacerdoti, e chiede espressamente che lo facciano partecipe delle loro gioie e dei loro problemi nel ministero, gli facciano domande. La dinamica è quella di permettere a coloro che lo desiderino, avvicinarsi al microfono, presentare le proprie inquietudini, dopo di che il Santo Padre risponde con una riflessione specifica. Qual è il tema concreto della sua presentazione?Durante questa settimana sono stato leggendo un tema, che secondo la mia opinione richiede una maturazione, non solo da parte dei vescovi e parroci, bensì anche da parte dei membri dei Movimenti. Il mercoledì delle ceneri ho scritto le mie riflessioni e le mie domande, che sono state corrette diligentemente da P. Ludovico e don Marco, il Vicario parrocchiale della mia parrocchia. Ho chiesto alla Madre che mi permettesse fare le domande al Papa non come primo, ma nemmeno come ultimo. In realtà mi piaceva il quarto posto. E la Madre me l’ha concesso! Ho domandato al Santo Padre, quanto segue: Lei ha parlato in varie volte dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità:
Naturalmente ci sono delle difficoltà: questi rapporti non sono sempre così sinfonici. Ad esempio si è parlato di:
Per questo ragione, come sacerdote nuovo ed appena arrivato per servire la Sua diocesi nel ministero sacerdotale, Le chiedo: Che consiglio darebbe a noi sacerdoti che siamo membri dei Movimenti, per aiutarci a sviluppare il nostro ministero come un servizio di unità? E che consiglio mi darebbe per aiutarmi ad inserirmi positivamente e che contributo posso dare? Che cosa ha risposto il Santo Padre?Il Papa ha ascoltato con molta buona predisposizione la mia domanda, ha sorriso in determinati momenti, così come anche il Cardinale Ruini, ed ha improvvisato una risposta che trascrivo: "Dunque, vedo che devo essere più breve. Grazie per questa domanda. Mi sembra che Lei abbia citato le fonti essenziali di quanto posso dire sui Movimenti. In questo senso la sua domanda è anche una risposta. Vorrei subito precisare che in questi mesi ricevo i Vescovi italiani in visita "ad limina" e così posso un po’ meglio imparare la geografia della fede in Italia. Vedo tante cose insieme con i problemi che conosciamo tutti. Vedo soprattutto come la fede sia ancora profondamente radicata nel cuore italiano, anche se, naturalmente, in molti modi è minacciata nelle odierne situazioni. I Movimenti accettano anche bene la mia funzione paterna di Pastore. Altri sono più critici e dicono che i Movimenti non si inseriscono. Penso che realmente le situazioni sono diverse, dipende tutto dalle persone in questione. Mi sembra che abbiamo due regole fondamentali, delle quali Lei ha parlato. La prima regola ce l’ha dato San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: non spegnere i carismi. Se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo essere grati, anche se a volte sono scomodi. Ed è una bella cosa che, senza l’iniziativa della gerarchia, con un’iniziativa dal basso, come si dice, ma anche con un’iniziativa dall’Alto, cioè come un dono dello Spirito Santo, nascono nuove forme di vita nella Chiesa, come del resto sono nate in tutti i secoli. Inizialmente erano sempre scomode: anche San Francesco era molto scomodo e per il Papa era molto difficile dare, finalmente, una forma canonica ad una realtà che era molto più grande dei regolamenti giuridici. Per San Francesco era un grandissimo sacrificio lasciarsi incastrare in questo scheletro giuridico, ma alla fine è nata così una realtà che vive ancora oggi e che vivrà in futuro: essa dà forza e nuovi elementi alla vita della Chiesa. Voglio dire solo questo: in tutti i secoli sono nati Movimenti. Anche San Benedetto, inizialmente, era un Movimento. Si inseriscono nella vita della Chiesa non senza sofferenze, non senza difficoltà. San Benedetto stesso ha dovuto correggere l’iniziale direzione del monachesimo. E così anche nel nostro secolo il Signore, lo Spirito Santo, ci ha dato nuove iniziative con nuovi aspetti della vita cristiana: vissuti da persone umane con i loro limiti, esse creano anche difficoltà. Prima regola dunque: non spegnere i carismi, essere grati anche se sono scomodi. La seconda regola è questa: la Chiesa è una; se i Movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, si inseriscono e servono la Chiesa e nel dialogo paziente tra Pastori e Movimenti nasce una forma feconda dove questi elementi diventano elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani. Questo dialogo è a tutti i livelli. Cominciando dal parroco, dal Vescovo e dal Successore di Pietro è in corso la ricerca delle opportune strutture: in molti casi la ricerca ha già dato i suoi frutti. In altri si sta ancora studiando. Ad esempio, ci si domanda se dopo cinque anni, si debbano confermare in modo definitivo gli Statuti per il Cammino Neocatecumenale o se ancora ci voglia un tempo di esperimento o si debbano forse un po’ ritoccare alcuni elementi di questa struttura. In ogni caso, io ho conosciuto i Neocatecumenali dall’inizio. È stato un Cammino lungo, con molte complicazioni che esistono anche oggi, ma abbiamo trovato una forma ecclesiale che ha già molto migliorato il rapporto tra il Pastore e il Cammino. E andiamo avanti così! Lo stesso vale per gli altri Movimenti. Adesso come sintesi delle due regole fondamentali direi: gratitudine, pazienza e accettazione anche delle sofferenze che sono inevitabili. Anche in un matrimonio ci sono sempre tensioni e sofferenze. E tuttavia vanno avanti e così matura il vero amore. Lo stesso avviene nella comunità della Chiesa: abbiamo pazienza insieme. Anche i diversi livelli della gerarchia – dal parroco, al Vescovo, al Sommo Pontefice – devono avere insieme un continuo scambio di idee, devono promuovere il colloquio per trovare insieme la strada migliore. Le esperienze di parroci sono fondamentali, ma poi anche le esperienze dei Vescovi e, diciamo, la prospettiva universale del Papa hanno un proprio luogo teologico e pastorale nella Chiesa. Quindi, da una parte, questo insieme di livelli della gerarchia; dall’altra, l’insieme vissuto nelle parrocchie, con pazienza e apertura, in obbedienza al Signore, crea realmente la vitalità nuova nella Chiesa. Siamo grati allo Spirito Santo per i doni che ci ha dato. Siamo obbedienti alla voce dello Spirito Santo, ma siamo anche chiari nell’integrare questi elementi nella vita: questo criterio serve, alla fine, la Chiesa concreta e così con pazienza, con coraggio e con generosità certamente il Signore ci guiderà e ci aiuterà".
Redazione/Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina |
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Last Update: 06.03.2007
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