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 published: 2007-02-16

Cor unum in Patre

Un commento alle riflessioni di Simon Donelly e Sarah-Leath Pimentel

 

Padre de todos los pueblos

Father of all peoples

Vater aller Völker

Foto: www.schoenstattmedia.cl © 2007

 

ARGENTINA. Interessantissime le riflessioni di Simon Donelly e Sarah Leah Pimentel. Simon, forse sei il primo a riflettere sulle traduzioni in inglese e sulla perfetta interpretazione dello spirito dell’autore! Ma c’è chi ha pensato lo stesso delle traduzioni in castigliano....Vorrei aggiungere semplicemente alcuni pensieri a due temi di quelle riflessioni: la credibilità delle traduzioni, e di conseguenza la corretta interpretazione dello spirito e del carisma del Fondatore.

Quest’anno in maggio saranno 50 anni che ho conosciuto Schoenstatt e sono entrata a far parte della GF, quando nel mio paese c’era solo un piccolissimo gruppo di laici, formato dall’arduo lavoro missionario delle Sorelle di Maria, arrivate nel 1935. E poiché Schoenstatt mi ha "attratto" totalmente, e poiché ho scoperto e sperimentato l’amore personale del Padre attraverso la sua misericordia per me, mi sono impegnata con Schoenstatt e da 45 anni appartengo ad una delle comunità della Famiglia.

Di vita in vita, di cuore in cuore

Negli anni in cui ho fatto parte della GF l’unico libro tradotto in castigliano era "La santità della vita quotidiana" (impossibile per adolescenti della nostra età) e una pessima traduzione in versi di "Verso il cielo", che allora ci affascinava, (l’amore è cieco!). Circolavano alcuni fogli mimeografati con il riassunto di alcuni ritiri che dava un Padre pallottino schoenstattiano, P. Carlo Boskamp. Ed era tutto!

Schoenstatt si trasmetteva di persona in persona (e non dico di bocca in bocca!) di vita in vita, di cuore in cuore....

Sono molto razionale e in gioventù lo ero molto di più. Perciò ammiravo molto la gran chiarezza del pensiero del Padre Fondatore, la sua enorme capacità pedagogica per dimostrare chiaramente tutto l’organismo di vincoli intorno all’Alleanza d’Amore. Quando sono entrata nella comunità di cui sono membro e ho letto alcune delle poche traduzioni di P. kentenich che c’erano, le trovai molto difettose...Anni dopo ho compreso che, nonostante sia tanto importante che le traduzioni siano il più fedeli possibili (e perciò non si devono risparmiare sforzi, perché non si deve ridurre il Padre alla misura dei nostri cervelli e alla povertà del nostro linguaggio) questo non era il punto essenziale per essere fedeli al suo spirito. Ho potuto sperimentare anni dopo e molto profondamente quel qualcosa che manca alle riflessioni di Simon e Sarah, certamente a causa della loro gioventù: il vincolo personale con il Fondatore, il Padre della Famiglia. È l’unica garanzia che il carisma della fondazione si conservi intatto, il che non significa "mummificarlo". Qui c’entra la "Fedeltà creatrice", felice espressione di P. Menninguen tanto menzionata durante le celebrazioni del centenario del Padre Kentenich, nel 1985. Perciò si richiederà fino alla fine dei tempi, che ciascun schoenstattiano incarni in qualcosa il Padre della Famiglia, affinché egli possa continuare vivo nella sua Opera, e per questo è indispensabile la totale identificazione con lui. E che ci sia"pars motrix et centralis", così come l’ha pensato il Padre, che garantisca ciò che è fondamentale.

Incorporarsi nella sua persona e nella sua missione

Alcune riflessioni di P. Angel Strada (La Plata 1977) possono veramente illuminarci sul carisma e il messaggio (la profezia) del Padre Fondatore. Lo paragona a Osea. Il messaggio di questo profeta è stato la sua propria vita. Dio gli chiede che si sposi con una prostituta per manifestare agli israeliti la fedeltà di Dio e la slealtà del suo popolo. Le parole di Osea sono semplicemente una spiegazione del messaggio centrale: la sua propria vita.

Così afferma P. Angel che in nostro Padre è molto più importante quello che ha fatto che quello che ha detto. Se non si conosce (conoscere anche nel senso biblico) quello che ha fatto, non si può comprendere totalmente quello che ha detto. Senza dubbio si deve leggerlo, ma sempre con l’idea di "partecipare" della sua vita, d’incorporasi in qualche modo nella sua persona e nella sua missione....L’amore personale è la forza che più unisce e ci rende simili, secondo le parole di P. Kentenich. Perciò la bella preghiera diretta al Padre della Famiglia "Il mio pensiero, nel tuo pensiero, il mio cuore nel tuo cuore, la mia mano nella tua mano" è molto profonda ed esprime l’essenziale.

E riprendo il tema delle traduzioni. Bello quello che dice Sarah rispetto alle lingue: per pregare come un figlio (come un bambino dinanzi a suo Padre Dio) usa il castigliano...La sua esperienza è unita ad una lingua concreta, e così sarà per sempre. Forse il castigliano sia la lingua del cuore, così come il tedesco è della filosofia e del ragionamento. Attualmente ci sono moltissimi scritti di P. Kentenich in castigliano. C’è anche un mutuo accordo nell’uso dei termini: usare sempre gli stessi nei diversi paesi di lingua spagnola. C’è perfino un vocabolario dei termini kenteniani, elaborato con il grand’apporto di P. Joaquin Allende, membro dell’accademia cilena di lettere. P. Kentenich sarà beatificato e canonizzato in castigliano, poiché il tedesco non è una lingua ufficiale della Chiesa...Un segno tangibile dell’universalità della sua Opera, della sua "presenza" in tutti gli ambienti culturali del mondo.

Un unico Santuario con porte aperte in tutto il mondo

E in questo contesto si deve ricordare quanta ricchezza è giunta a Schoenstatt attraverso le correnti di vita di "ritorno" che sono nate nei Santuari filiali dal 1943 (il primo Santuario filiale) ognuno inserito nella sua cultura. Alcune di esse: la prima Alleanza d’Amore con il Padre e Fondatore – origine della corrente del Padre – l’ha suggellata una comunità che parlava in castigliano, nonostante i suoi integranti fossero nati in Germania. Lo stesso Padre ha riconosciuto nel 1947 (saranno presto 60 anni) che la cultura del paese sudamericano dove si erano radicati, aveva influito nella formazione di una personalità più semplice e filiale, che captava intuitivamente, con gli occhi dell’amore, i valori essenziali.

E ha affermato anche che Schoenstatt sarebbe diventato autentico, quando fosse passato per la testa e il cuore dei nativi di ogni paese. Simon accerta al menzionare il Santuario come "il luogo" dell’inculturazione di Schoenstatt. Il Santuario di Schoenstatt "un unico Santuario con le porte aperte in tutto il mondo". È significativo il fatto che il primo Santuario si sia costruito in un paese latino (Nueva Helvetia, Uruguay), dove si è suggellata quella prima Alleanza con il Padre.....Anche in quest’ambito latino (Villa Ballester, Argentina) è nato il primo seme dei Santuari domestici, che si è poi propagato nella terra dell’esilio e da lì in tutto il mondo. Nei Santuari domestici si apprezza ancora di più l’incorporazione della cultura e delle tradizioni proprie di ogni nazione. E la "grandiosa Campagna della Madonna Pellegrina", che ha portato Schoenstatt fino ai più reconditi angoli del mondo, è sorta nel modo più semplice ed umile in Brasile...

Un solo cuore nel Padre

L’ultimo motto vigente nei tre anni, che ha vissuto il Padre dopo il suo ritorno dall’esilio è: Cor unum in Patre. Un solo cuore nel Padre. In quel cuore grande come l’universo, trovano un focolare tutti i suoi figli provenienti da qualsiasi angolo del mondo, di tutte le culture e lingue. L’unica garanzia di fedeltà a Schoenstatt è vivere in quel cuore....

Grazie, Simon e Sarah,per il grand’apporto che ci fa pensare a tutti! E rinnovare il nostro amore per i tre elementi essenziali di Schoenstatt: la Madre, il Santuario, il Padre e Fondatore! Grazie a schoenstatt.de che è quasi come il cuore del Padre, dove c’incontriamo tutti!

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

 

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