Postato su 2014-06-29 In Schoenstattiani

Essere capaci di lavorare in rete

CILE, mda. Quali sono le persone portatrici di Schoenstatt nel suo secondo secolo di esistenza? Sono uomini e donne, giovani e adulti, europei e africani, sacerdoti e laici, schoenstattiani da sempre e anche coloro che lo hanno appena scoperto. Sono missionari, profeti, pastori, padri, visionari, costruttori, guardiani, conquistatori. Sono persone con biografie uniche, con le loro ferite e i loro momenti di gloria, con storie di alleanza che vale la pena raccontare. Persone come Rolando Cori, intervistato da schoenstatt, org. È stato battezzato a Bellavista. Ha composto opere musicali per Schoenstatt. Ha partecipato alla celebrazione dei 65 anni del 31 maggio a Bellavista e si è meravigliato che non ci fossero notizie di questa cerimonia in Schoenstatt.org. È passato quello che doveva passare: finalmente è stato intervistato…

Chi è Rolando Cori?

Sono nato a Santiago del Cile nel 1954. Ho ricevuto una formazione umanistica e scientifica, poiché i miei genitori erano biochimici ed accademici nell’Università del Cile, la principale Università dello Stato. Come loro non professavano nessuna religione, mio fratello ed io non siamo stati battezzati. Ai 15 anni ho cominciato a studiare la chitarra classica. E attraverso la musica e certe letture mi sono avvicinato all’idea di una trascendenza. Alcuni amici del liceo mi hanno invitato al Movimento di Schoenstatt a Bellavista e dove alla Pentecoste del 1973 sono stato battezzato. Ho composto con alcuni amici, già nel Movimento, la “Cantata del 31 Maggio” con testo di J. E Coeymans che è stata presentata per i 25 anni della missione nel 1974. Ho partecipato nella Gioventù Universitaria e dopo avere passato due anni nella comunità dei Padri di Schoenstatt sono ritornato alla musica e mi sono diplomato in composizione nell’Università del Cile. In seguito con borse di studio del DAAD e Kaad, ho concluso gli studi superiori di composizione nella Scuola Superiore di Musica di Friburgo, Germania. Dal 1983 sono professore nel Dipartimento di Musica dell’Università del Cile, dove insegno composizione, armonia e contrappunto. Sono stato coordinatore della carriera di composizione nelle classi inferiori e superiori, presidente dell’Associazione Nazionale di Compositori e Senatore Universitario. Le mie opere musicali si sono presentate e registrate in vari paesi. Attualmente faccio parte, insieme ad altri accademici musicisti, del gruppo dell’improvvisazione musicale “Terra de Larry” e frequento un corso di dottorato in filosofia, menzione estetica. Dal 1985 sono sposato con Maria Elena Gronemeyer che per il centenario della nascita di Padre Kentenich ha lavorato in Schoenstatt giornalista nella Geschäftstelle ’85. Abbiamo due figli: Pedro, ingegnere, e José, artista plastico. Appartengo da alcuni anni al primo corso della Federazione degli Uomini in Cile, il cui ideale è “Apostoli del Padre, Pane dell’Alleanza per la Città Nuova”.

Lei è professore di musica, ha fatto molti apporti musicali per Schoenstatt. Com’à la relazione Schoenstatt – musica? Come si esprime in musica il mistero e la missione di Schoenstatt?

Quando sono ritornato in Cile, dopo essere stato con i Padri di Schoenstatt, ho studiato composizione, poiché consideravo che la mia missione era evangelizzare per mezzo della musica, così come io ero arrivato alla fede e a Schoenstatt mediante essa. E ho detto alla Vergine, poiché prima avevo lasciato cose inconcluse (ingegneria, chitarra classica e il cammino al sacerdozio), che se mi aiutava a terminare quegli studi avrei fatto musica per Lei. La Madonna mi ha ascoltato e mi ha regalato partecipare a vari progetti con P. Alliende; “Gradini al Padre”, un oratorio per orchestra e solisti iniziato in Schoenstatt per il centenario di Padre Kentenich nel 1985; “Redemptoris Mater” cantata da un gruppo folclorico e soprano inaugurata per l’Anno Mariano nel 1987 a Kevelaer e a Rimini e nella “Messa Mburucuya” per orchestra e solista inaugurata per i 500 anni dell’Evangelizzazione dell’America latina (1992) a Santiago.

Poi ho fatto i miei testi trattando di inserirmi nella missione del 31 maggio leggendo la Epistola Perlonga, da cui sono usciti due cicli per canto, chitarra, suoni elettronici e video, “Balletti con la Sposa” e “La città preziosa”.

Ho trattato di ottenere una sintesi tra la musica come arte e la funzionalità della musica a Schoenstatt. Nonostante, la mia musica è molto lontana da raggiungere quanto si è ottenuto in alcune opere plastiche in Schoenstatt come la statua di P. Kentenich di Juan Eduardo Fernández, la croce dell’Unità di P. Angel Vicente Cerró, che sono vere sintesi dell’arte e della fede; così come Maria Gesù Fernández, Cristian Pizzarro e vari altri. Mi pare che in Schoenstatt ci sono canti comunitari preziosissimi, nuovi e antichi, ma non si è giunto ancora ad una musica che sia considerata tanto, quanto arte e forma di inculturazione dell’Alleanza di Schoenstatt.

Perché succede questo? Non credo che sia per mancanza di capacità dei musicisti in Schoenstatt. Da tempo i filosofi hanno dato alla musica uno stato privilegiato nel senso di toccare l’affettività e sorpassare la parola. Sarà che i musicisti ancora non viviamo l’Alleanza con sufficiente profondità?

Sono passati pochi giorni di vita dall’anniversario dal 31 maggio, che si è celebrato con gran partecipazione nel Santuario di Bellavista. Che cosa significa per lei celebrare il 65° anniversario del terzo avvenimento storico della storia di Schoenstatt, nell’anno giubilare dell’Alleanza d’Amore?

Padre Kentenich ha detto all’inizio degli anni ’50 a Bellavista, che con l’Atto del 31 maggio del 1949 cominciava a scriversi la storia propria della Famiglia di Schoenstatt, e che l’anteriore era la preistoria. Il che per me costituisce una realtà: il 18 ottobre e il 20 gennaio sono una preparazione a quanto rischia il Padre nell’Epistola Perlonga. L’Alleanza di Schoenstatt in un aggiornamento del battesimo di Cristo, in cui siamo stati immersi con Maria, sua Madre e Sposa. Il Padre ci fa fecondi da Lei e in Lei nella costruzione di un nuovo ordine sociale, una Città Nuova di cui Ella è figura. Le parole della Piccola Consacrazione (P. Zucchi secolo XVI) sono il seme di tutto questo, poiché la percezione di un mondo sensibile, all’essere consacrata, è fatta corpo dell’eterno femminino. L’Atto del 18 ottobre del 1914 definisce un acceleramento della santificazione di giovani studenti, che negli avvenimenti successivi che indicano lo sviluppo dell’Opera – 20gennaio 1942 e il 31 di maggio 1949 – terrà il significato di rinnovare la dedicazione mutua di Cristo e di Maria per crescere in libertà interiore e il carattere virginale come carisma della Chiesa “delle nuove spiagge”.

Nella Conferenza 2014, quando si cristallizzava la missione missionaria del Giubileo, qualcuno commentava: “Questo è il passo del 31 di maggio” Qual è il passo del 31 di maggio” che Schoenstatt deve fare in questo momento della sua storia?

Credo che significa essere capaci di lavorare in rete. In una rete ci sono nodi importanti e piccoli, ma si manifesta un accordo mutuo di “nulla senza di te, nulla senza di me”. Ciononostante questo non è un “deve essere”, un imperativo categorico. È qualcosa che sorge dal cuore, dove donne e uomini schoenstattiani si devono gli uni agli altri così come Cristo e Maria, così come il Padre e i collaboratori e le comunità femminili fondate da lui si sono dedicate mutuamente regalando una fecondità non comune alla Famiglia tedesca tra il 1920 e la fine del 1940 , capace di vincere le “eresie antropologiche”. Questo “come” trattarsi tra le comunità maschili e femminili è stato qualcosa, che PK ha rilevato nel Schoenstatt cileno degli anni ‘50. Questo è il nodo dell’avere tatto, che anche è qualcosa molto musicale.

Il Papa Francesco incita i movimenti, tutta la Chiesa, ad uscire per la strada, a non chiudersi in sé stessi, a non ammalarsi con la introspezione. Vale per Schoenstatt? Ha a che vedere con la missione del 31 maggio?

Qualcosa ci succede che non siamo riusciti a mantenere l’equilibrio tra la tensione del “con sé stessi e il di “fuori di sé stessi. Cadiamo in una o in altra esagerazione. Quello che ci manca è sapere pensare e agire in “rete”. L’Alleanza di Padre Kentenich è ora una rete di Santuari di Schoenstatt in quasi tutto il mondo, che è nata cento anni fa anche come anima dei Santuari mariani e luoghi di pellegrinaggio, che circondano la terra. La Comunità dei santi è una rete, le famiglie religiose della Chiesa sono una rete ecc.. Il contrario di quello che è il pensare e l’agire in maniera uni-direzionale, dal centro alla periferia. Quando si arriva a comprendere che il nodo della rete è l’Alleanza del Nuovo Adamo e della nuova Eva, in cui mutuamente si è pane tagliato l’uno per l’altro, è più facile dare la vita per incarnare le cose centrali del 31 di maggio come ubbidienza libera alle cause seconde e sperimentarsi come attività prediletta.

Mi dedico da un tempo alla improvvisazione musicale in gruppo. Quello che posso fare musicalmente con uno strumento parte dall’ascoltare quello dell’altro. Si crea un “momento di ascolto” che è bidirezionale che completa il “punto di vista”. Inoltre facciamo concerti attraverso internet con musica e danza improvvisata nelle reti sociali. Abbiamo proposto l’anno scorso un’attività artistica su quella linea al Team 2014.

Francesco è il Papa del nostro Giubileo. C’è una corrente di alleanza solidale con Francesco. Come considera lei questa iniziativa?

Un’alleanza solidale con Papa Francesco sarebbe aggiornare delle promesse fatte da Padre Kentenich ai Pontefici della sua epoca, Pio XII e Paolo VI nel senso di vedere l’autorità paterna nella autorità gerarchica della Chiesa. Questo si deve anche costatare nell’autorità sacerdotale vicina. Il Padre nel sacerdote, che ci fa Pane per gli altri: lì è il segreto di uscire “fuori di sé stessi”. Senza quello è impossibile e si finisce in una rivalità tra clero e laici.

Qual è l’apporto di Schoenstatt alla Chiesa e alla società in questo momento della storia? Dove vede la forza più grande di Schoenstatt attualmente?

Anzitutto dare testimonianza di santità nel mondo. Qualcosa che in diverse forme ha a che fare con tutti i movimenti e comunità. La domanda è come. Credo che l’apporto di Schoenstatt, usando la metafora musicale e il gioco di parole in castigliano, sarà la linea di “come suonare, come cantare in mezzo al rumore della città in modo che il rumore sia anche musica.

Che cosa le piace in schoenstatt.org? Che missione ha?

Mi pare una domanda imprescindibile per sapere gli uni degli altri a livello internazionale. Devo confessare che dedico poco tempo a leggere qualcosa di più dei titolari e ed ho saputo che questo informativo on line non conta su di una equipe professionale pagato che cerchi le notizie, bensì che dipende da quanto mandano le Famiglie locali di tutto il mondo. Non mi sento autorizzato, perciò, a criticare. Il più importante per me di quello che mi dà schoenstatt.org, è che mi aiuta a crescere in amore per la Famiglia internazionale, a crescere in essa ad accettarla com’è, a mettere in pratica quanto io voglia essere un discepolo di Padre Kentenich, che grazie ad essa amo la Chiesa nella maniera che lo ha fatto e lo fa. Schoenstatt.org è espressione di quanto in questo momento siamo oltre dell’idealismo e delle speculazioni. Questa è la Famiglia di Schoenstatt con le piccole “rughe” della sua età, ma è colei per cui Cristo si è dedicato all’Alleanza per presentarla al Padre tutta immacolata (cfr, “Enciclica Redemptoris Mater)”.

Molte grazie, Rolando, e ora se c’è una notizia sulla celebrazioene del 31 maggio a Bellavista, mandato da qualcuno della famiglia locale, un’iniziativa che mostri chiaramente il concetto di comunicazione di P. Kentenich.

Rolando Cori Traverso
Prof. Asoc. Dpto. de Música
Facultad de Artes, U. de Chile
Coordinador RRII
Senador Universitario
Casilla 2100, Santiago-Chile

https://sites.google.com/a/u.uchile.cl/rcori/

Originale: spagnolo. Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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