Postato su 2009-10-01 In Schoenstattiani

Siamo un Movimento multiculturale

P. Marcelo Aravena in PerthPrima di ritornare in Australia, dopo aver partecipato al congresso della sua comunità, Padre Marcelo Aravena, ha parlato con schoenstatt.de della sua esperienza di lavoro in Australia con una Chiesa e un Movimento multiculturale.

L’intervista al Padre Marcello Aravena

P. Marcelo AravenaAnzittuo le chiederei che si presenti e ci racconti un po’ del suo lavoro

P. Marcelo: Infinite grazie per quest’opportunità. Io sono Padre Marcello Aravena, cileno, e lavoro con il Movimento di Schoenstatt in Australia da più di 3 anni. Il mio superiore generale mi aveva sorpreso con la notizia di mandarmi all’Asia australe per appoggiare il lavoro della nostra comunità dei Padri di Schoenstatt in quel paese e di conseguenza al Movimento di Schoenstatt.

Ero arrivato in Australia in luglio del 2006 e la mia prima conclusione sulla situazione del Movimento in quel paese affascinante è stata che tutti gli schemi prestabiliti e le idee prestabilite su Schoenstatt e il lavoro pastorale con Schoenstatt dovevano essere riguardati, perché la realtà dell’Australia è completamente differente per lo meno a quanto io conosco nei paesi latino americani, dove ho lavorato come anche qui in Germania, dove conosco la mentalità e il luogo stesso di Schoenstatt.

L’Australia, come voi sapete, è un paese fatto e costruito da immigranti. Alcuni sono arrivati prima, altri dopo, altri continuano arrivando e tanti continueranno arrivando. La prima impressione che si ha di questo paese è anzitutto la sua natura meravigliosa sia in fauna, flora, sia in qualsiasi campo che uno può immaginare: vegetali, minerali. Possiede una ricchezza fenomenale in quanto a ciò che potremmo chiamare multicuralità. Australia e la sua Chiesa cattolica offrono una realtà multiculturale, multietnica, e multilingue.

I primi tre mesi che sono stato a Sydney lavoravo in una parrocchia, Tutti i Santi, nella località di Liverpool, e la prima impressione che ho avuto a celebrare la Santa Messa nella parrocchia, e a predicare e a presentarmi alla comunità, è stato di avere di fronte a me un gruppo molto diverso, per niente omogeneo, bensì che l’eterogeneità era la sua caratteristica. Da una parte io vedevo un gruppo vietnamita, dall’altra vedevo un gruppo filippino; più indietro un gruppo della Malesia o di Tongo o di Samoa; e altri immigranti europei, cui si identificano facilmente. E a tutti loro dovevo predicare lo stesso messaggio. Il che era una sfida ogni volta che io celebravo l’Eucarestia, o ogni volta che mi trovavo con un gruppo, ogni volta che dovevo tenere una conferenza o un’allocuzione, o semplicemente conversare con la gente.

Lo stesso accade nel Movimento di Schoenstatt. Anche nel Santuario si nota questa realtà multiculturale. L’eterogeneità, la diversità, dagli indumenti, dalla forma di conservare una relazione o anche solo di conversare ci si rende conto che si tratta di una realtà differente. Ma credo che la Madonna se ne rallegri. Penso che tutta questa realtà multiculturale è precisamente una ricchezza di cui Schoenstatt deve approfittare e credo che n’approfitta e la Madonna fa il suo lavoro in quest’aspetto.

Che cosa faccio io in Australia? Anzitutto sono assistente spirituale del Movimento di Schoenstatt, di tutti gruppi possibili, e non solamente nell’area di Sydney, bensì mi reco anche a Canberra, a Melbourne, a Perth e qualche volta anche a Brisbane e Toowoomba. Ossia è un Movimento piuttosto piccolo, non di grandi masse ma disperso… Tra parentesi Australia non è mai stato cattolico, piuttosto cristiano, anglicano e fino a poco tempo fa la religione cattolica era professata da una minoranza.. Ora è cambiata in confronto dei protestanti o degli anglicani, e la Chiesa cattolica è in maggioranza, non perché la Chiesa sia cresciuta in Australia, bensì per la quantità d’immigranti cattolici, specialmente dall’Asia, che continuano entrando tutti gli anni in Australia.

Dicevo che è un Movimento piccolo e molto disperso. La mia base è Sydney, a Mulgoa precisamente, dove si trova il Santuario di Monte Schoenstatt, e per andare a Perth devo volare 4300 Km. (se lo faccio in automobile ci metto una settimana). E là ci sono gruppi di coppie, di giovani, di signore e naturalmente l’onnipresente Campagna della Madonna Pellegrina. Lo stesso a Melbourne sono 1000 Km; a Canberra sono 270, 3 ore di viaggio; e verso il nord a Brisbane sono altri 1000 Km., 10 o 11 ore di viaggio per terra. E in quelle città ci s’incontra con gente di differenti razze, di differenti idiomi, di differente colore e mentalità. Ma è impressionante come tutti intendono il messaggio dell’Alleanza d’Amore. Per me è stata una vera sfida, il dover trattare in una Giornata il tema dell’Alleanza d’Amore o dell’Ideale personale, o dell’Immagine di Maria in Schoenstatt o del Santuario o semplicemente fare predica domenicale per schoenstattiani….e sempre rendermi conto che ci comprendiamo mediante il linguaggio dell’Alleanza d’Amore. E così io ho potuto nuovamente percepire la genialità di P. Kentenich, non solo come un gran pedagogo e visionario di una spiritualità nuova per la Chiesa, bensì anche come lui seguendo i segni di Dio, i segni dei tempi, è stato dotato da Dio, è stato regalato da Dio per annunciare al mondo un messaggio universale, il messaggio dell’Alleanza d’Amore. E specificatamente il messaggio dell’Alleanza d’Amore con Maria.

E così stiamo crescendo, crescendo con difficoltà ma crescendo. Sappiamo che l’Australia è un paese secolare o secolarizzato, con molte tracce pagane, con una società senza la presenza viva di Dio, ma molto moderna, attiva, attrattiva, che offre molte opportunità specialmente ai giovani per progredire ed arricchirsi materialmente. Il che, dal punto di vista della fede e come lavoratori nell’ambito spirituale, si nota come un aspetto duro, dove è difficile lavorare.

Che cosa c’è di Schoenstatt in Australia? Anzitutto parleremo delle Sorelle di Maria. Molte di loro sono state mandate dal Fondatore stesso, hanno dedicato la loro vita, hanno dedicato tutto, e con un eroismo e un profetismo meraviglioso. Alcune di loro hanno sacrificato la loro vita e riposano eternamente nel cimitero del Santuario a Mulgoa. Sono le basi su cui si costruisce il Movimento di Schoenstatt in Australia. Anche la comunità dei Padri di Schoenstatt, che ha avuto una storia, diremmo, irregolare, dal punto di vista presenza in Australia: ha avuto periodi con più Padri di Schoenstatt, e altri periodi meno. Io sono l’unico che lavoro in questo momento full time per il Movimento. Abbiamo anche sacerdoti diocesani, che con molta generosità lavorano con Schoenstatt nonostante siano molto occupati nella parrocchia. E anche ci accompagna un’immensa e fantastica legione di laici impegnati, che senza loro tutto sarebbe impossibile. Laici liberi che sono convinti che l’Australia deve contribuire con il suo apporto alla Chiesa cattolica locale, al mondo e alla cultura che li circonda

Qualche settimana fa abbiamo avuto una Giornata per leader, dove abbiamo analizzato la situazione del Movimento in Australia e abbiamo lanciato alcuni progetti di lavoro per il prossimo tempo, guardando specialmente la pietra miliare del “2014, quando celebreremo il primo centenario del nostro Movimento. Questo grand‘avvenimento è già vivo in tutti, è già entrato nella coscienza degli schoenstattiani e c’è molta illusione e speranza che questo cammino verso il 2014 porti benedizioni e frutti per la nostra Famiglia di Schoenstatt in Australia.

Anche la Famiglia di Schoenstatt in Australia ha un tesoro, ed è la parola del Padre Fondatore. Quando si è benedetto il Santuario di Mulgoa, sul Monte Schoenstatt in Novembre del 1968, il Padre Fondatore, al ricevere l’invito, ha risposto: Andrò dal cielo. From heaven. E quella sua frase l’abbiamo presa molto seriamente e ci siamo sentiti protetti da lui, e guidati e benedetti da lui dal cielo. Non è presente personalmente, ma sempre è con noi.

Lui ci ha mandato una lettera dove provvidenzialmente presenta alla Famiglia di Schoenstatt australiana la sua missione, o le presenta una grande sfida che poi si è trasformata in una specie di ideale per la Famiglia australiana. È una lettera breve, di qualche pagina, ma in cui c’è una frase che è importante. E afferma che la Famiglia di Schoenstatt in Australia è chiamata ad incarnare o a vivere nella forma più perfetta possibile gli accordi o i risultati del Concilio Vaticano II. E parla di un gran compito: soprattutto sapere che cos’è il Concilio Vaticano II, qual è il contenuto del Concilio Vaticano II e che cosa ci dice. Sappiamo che il Concilio Vaticano II innanzi tutto ha significato un gran rinnovamento nella Chiesa, un difficile rinnovamento ma necessario. Poi abbiamo notato che dal Concilio Vaticano II si è modificata l’immagine della Chiesa: da una parte è una Chiesa che inizia il dialogo con il mondo, dall’altra una Chiesa popolo di Dio. P. Kentenich ha affermato: È poco questo, non solo popolo, bensì famiglia di Dio. Tutto l’aspetto famiglia, costruire famiglia, fare della Chiesa una famiglia. E Maria come modello unico originale di quella Chiesa. Perciò trattiamo di superarci in quel compito e in quella riflessione.

Le sfide concrete in questo momento sono che dobbiamo fare molto di più per creare leader laici. È chiaro che la quantità attuale di Padri di Schoenstatt non riuscirà a crescere in modo sostanziale e nemmeno le Sorelle di Maria assistenti, bensì si conserveranno tutt’al più con l’aiuto di Dio a quanti sono oggigiorno, perciò la tipica frase “è l’ora dei laici” deve diventare realtà sì o sì nel nostro Movimento locale.E inoltre dobbiamo consolidare quello che già si è costruito, quanto già c’è. Ci sono gruppi antichi, gruppi che già riflettono una nuova struttura nel nostro Movimento locale e tutto questo si deve conservare. L’altra aspirazione è il 2014. Vivendo o trattando di vivere ciò che il Padre Fondatore ci ha detto tanti anni fa come Famiglia d’Australia: incarnare il più perfettamente possibile gli accordi del Concilio Vaticano II. Questo come una prima risposta.

Ritornando al tema della diversità della Chiesa cattolica e anche del Movimento di Schoenstatt , che mezzi ha Schoenstatt per approfittare la ricchezza che ha ? Che cosa ha sperimentato in Australia come mezzi che Schoenstatt può offrire alla Chiesa, alla società per incarnare una globalizzazione che realmente approfitti la ricchezza?

P. Marcelo: Una domanda molto appropriata, perché così diventa concreto il nostro lavoro in Australia.

Io credo che si è acquistato una vera consapevolezza che il nostro Movimento in Australia è multiculturale. Cioè non è né anglosassone, né anglo irlandese, non è europeo, né latino né asiatico, bensì che è di tutto un poco. E in una stessa riunione ci possono essere presenti facilmente 8 o 10 nazionalità differenti.

Una volta io ho fatto la prova in una Messa domenicale comune e corrente, in una domenica di Pentecoste, in cui si leggeva la lettura degli Atti degli Apostoli dove si diceva che tutti parlavano in diverse lingue, ma improvvisamente si capivano tra loro dopo aver ricevuto lo Spirito Santo. Ho voluto provare, allora, che cosa passava nella mia comunità. E rivolgendomi alla gente ho cominciato a domandare: Lei di che origine è e che lingua parla? Il primo mi ha risposto: Io sono tamil. Il prossimo io sono filippino ma di Cebú – perché nelle Filippine ci sono varie razze o gruppi etnici differenti. E seguendo la mia inchiesta ho incontrato polacchi, russi, croati, maltesi, provenienti da Singapore o dalla Malesia, perduti tra tanta gente un tedesco e un tipico australiano. Ma eravamo tutti riuniti in uno stesso spirito, in una stessa fede e intorno allo stesso Signore, Gesù.

E c’era qualcosa che ci univa l’idioma inglese. Naturalmente quando io ho domandato: Accettate allora che l’inglese sia la lingua dello Spirito Santo? È sorta qualche reticenza, ma il mezzo principale è che l’inglese come lingua ci unisce.

Sono stato lavorando in una parrocchia, come ho detto al principio, e negli archivi del Municipio c’erano iscritte ufficialmente più di 70 nazionalità differenti, e c’erano 120 lingue differenti iscritte in una stessa parrocchia o territorio parrocchiale. La gente cerca la Chiesa che vuole, qualche volta non la sua parrocchia, bensì va alla più vicina, o una che si trova più in là o a quella che le è più comoda.

  • Primo; aver la consapevolezza di essere un Movimento multiculturale
  • Secondo: l’ idioma inglese ci unisce.
  • Terzo (e qui è già qualcosa più specializzato): gli agenti evangelizzatori o di formazione schoenstattiana siamo gli Assistenti spirituali. E come leader dobbiamo prepararci per questo.

Non aspettare la riposta che sempre speriamo, bensì con un rispetto e valutazione molto grande del proprio, dell’originale, del nativo, di quello che io offro, invitare a partecipare ad una missione comune, la missione dell’Alleanza d’Amore con Maria nel Santuario. E ciascun gruppo etnico lo assume come vuole. Perché è facile capire che un gruppo latino composto di colombiani, brasiliani, cileni, argentini, o centroamericani, lo assume in una maniera differente da un gruppo vietnamita, o in gruppo cinese, o europeo o di origine europea – ci sono molti croati, maltesi, polacchi, tedeschi – è differente da come l’assuma un australiano. Si deve, perciò, lasciare la libertà, affinché ciascuno o ogni gruppo l’assuma secondo la sua propria mentalità, con la ricchezza che possiede culturalmente.

Ora tutto questo va scomparendo con il tempo, perché con la prima, seconda, e terza generazione la gente diventa “australiana” e va formando un substrato australiano. Ma c’è bisogno di una gran flessibilità e accomodamento e adattabilità in tutto ciò che è il messaggio e la formazione schoenstattiana.

Si potrebbe dire che Schoenstatt in Australia è come un laboratorio o come un anticipo di un Schoenstatt del futuro? Perché il futuro di Schoenstatt, come il futuro della Chiesa, è multiculturale è multilingue. Ossia una missione proiettata al 2014 o oltre.

P. Marcelo: Riconosciamo che noi lì siamo in una situazione privilegiata. La diversità culturale, oltre ad essere una gran benedizione, un dono, è una sfida enorme, E ce ne rendiamo conto, quando organizziamo corsi, Giornate, quando dobbiamo invitare la gente a partecipare ad esempio in un fine settimana per coppie. Ce ne rendiamo conto che per alcuni gruppi etnici una giornata che si basa su testimonianze non sempre è ugualmente accettata da tutti e piace meno o più. Ci sono persone che non sono abituate ad ascoltare testimonianze: “Io ero così, mi è successo questo e ora sono differente”, E raccontano cose personali di conversione Altri non è che lo rifiutano, ma è loro difficile da assumere. Perciò si deve agire con delicatezza. In Australia ci sono molti africani di differenti paesi, che hanno vissuto una vita dura. L’Australia lo accoglie, perché è “obbligata” per gli accordi internazionali delle Nazioni Unite o degli Stati che appoggiano rifugiati, che sono fratelli vissuti tutta la loro vita in accampamenti, che non hanno mai vissuto in una casa, o in situazioni precarie di salute, di esistenza. Se si toccano temi sociali, o di diritti umani o di vincoli familiari si entra in ambito a loro sconosciuto che non capiscono. E se ti parlano di se stessi ci si rende conto che alcuni usano un linguaggio più d’immagini, più di esperienze vissute o riferenti alla natura. Altri sono più teorici o più concettuali. E tutto questo si deve considerare, ma possiamo dire che stiamo lavorando spontaneamente, perché quasi in forma naturale sappiamo capire la mentalità che ci si presenta, senza rinunciare alla nostra.

Tre mesi fa ho partecipato ad un Congresso sulla multiculturalità nella Chiesa cattolica, specialmente nella diocesi di Parramatta, dove lavoro. Il clero era multiculturale e perfino tra noi abbiamo sperimentato che dobbiamo rispettarci, considerarci, ammirare l’originalità di ciascuno, accettarci come siamo ed evitare con tutti i mezzi di mettere l’altro in uno stampo. Credo che il Padre Fondatore è stato molto chiaro in tutto questo all’annunciare tutta la pedagogia dell’Ideale, della libertà. Con tutti i mezzi evitiamo di mettere l’altro in uno stampo, in un cassetto, perchè in Australia sarebbe impossibile. Sarebbe una mancanza di rispetto, sarebbe un’aggressione all’originalità, all’origine dell’altro. Io credo che perciò il messaggio dell’ideale personale, della pedagogia della libertà, dell’amore tra fratelli può causare un gran beneficio o sarà causa di un gran beneficio.

In questo senso la Campagna del Rosario è stata il grande strumento pastorale, per così dire. E in questo momento in cui il Movimento in Australia cresce di più, cresce grazie alla Campagna della Madonna Pellegrina, specialmente in persone di origine asiatico e latino. Ma l’immigrazione latina in Australia si è fermata. Ora le masse arrivano dall’Asia, il che costituisce per il paese una sfida, spesso con problema. La Campagna è entrata con molta forza in fratelli di origine asiatica, soprattutto perché tutto ciò che è divino giunge a loro profondamente, e tanti di loro provenienti da queste culture sono devoti ai pellegrinaggi nei luoghi santi, perciò ricambiano la visita alla Madonna. E così si crea la tipica dinamica di visitare e ricambiare la visita alla Madonna. Il Santuario, perciò, si trasforma in quel luogo di grazie, in quel luogo d’incontro, in quel luogo di comunione di razze, etnie e lingue.

Ora fratelli dello Sri Lanka, ad esempio, hanno portato felici dall’Australia la Madonna pellegrina a Colombo, la capitale dello Sri Lanka. Ci sono già 2 o 3 Immagini che camminano e la Madonna di Schoenstatt lavora lì, nonostante sia un paese buddista, un paese mussulmano e con una piccola minoranza cattolica. Lo stesso nelle Filippine. Le Sorelle di Maria hanno una missione molto grande in Cebú, e un Santuario con una Casa di ritiro fantastica. E da lì si lavora facendo camminare la Madonna nelle isole, che sono più di 5000.

La Campagna della Madonna Pellegrina è, perciò, uno strumento molto concreto e molto facile, non è complicata, supera le strutture che abbiamo in Schoenstatt: non è necessario appartenere ad un gruppo per essere schoenstattiano, e la maggior quantità di Alleanze d’Amore e consacrazione avvengono per la Campagna

Naturalmente in Australia c’è una sfida di formazione permanente, perché alcuni si conformano e si fermano ad un determinato punto. Allora ci si domanda che cosa succede con la loro vita, come continua il loro processo di conversione, come maturano nella fede, come superano alcuni problemi o imperfezioni personali? Perciò si deve continuare seguendoli con costanza.

Ha qualche esperienza speciale da raccontare con la Campagna?

La madonna PellegrinaP. Marcelo: Con la Campana ? Ne ho moltissime. Ma che cosa le posso raccontare?Ad esempio: i coniugi Johnson Stanley e Jamina – una coppia giovane con un bambino di 9 o10 anni provenienti dallo Sri Lanka, lui cattolico, lei mussulmana, avevano dovuto immigrare in Australia ed iniziare una vita nuova vita per un conflitto con i parenti di lei che non accettavano un cattolico in famiglia. E con il tempo il processo di conversione di Jamina continuava avanzando. Un giorno hanno conosciuto la Madonna Pellegrina di Schoenstatt e dopo poco si sono consacrati coordinatori della Campagna dedicandosi con molto sforzo e spirito apostolico. Ma quando per un motivo familiare erano dovuti ritornare in Sri Lanka si sono detti: vogliamo portare la Madonna Pellegrina al nostro paese. Hanno ottenuto lettere di presentazione e anche di presentazione di Schoenstatt che io ho firmato, ossia tutto legalizzato ed appoggiato. Prima di partire Johnson ha chiesto udienza al Vescovo di Colombo (la capitale dello Sri Lanka), affinché lo ricevesse. Ma al giungere tutto si è cambiato: l’accoglienza non è stata la stessa di quella avuta per telefono. Qual era il problema? Gli hanno commentato che in Sri Lanka arrivano sempre tanti movimenti promettendo di tutto e mancando poi alle loro promesse, perciò hanno paura che la Madonna Pellegrina di Schoenstatt sia uno di più. Come convincere che la nostra Campagna è qualcosa di nuovo, di valore e reale, che non inganna nessuno? I coniugi Stanley hanno continuato ad insistere con forza e tanto finché finalmente hanno aperto loro le porte. E poiché la Campagna funziona rispettando la struttura parrocchiale, dall’Arcivescovato si erano comunicati con il parroco, il parroco aveva accettato e la Campagna ha cominciato a funzionare immediatamente tanto che chiedono più immagini. Ossia c`è apertura, ma anche si devono superare ostacoli, specialmente creati dall’alta gerarchia che deve provare o assicurarsi che quello che si offre è qualcosa di valido, sano, positivo e di utilità per la diocesi. Altrimenti si respinge. Io credo che qui la Madonna ha fatto miracoli, ossia: Ella è la Gran Missionaria, Ella farà miracoli. E sono convinto che in questo paese li sta facendo.

Io sempre mi domando e lo converso con loro: Com’è possibile o che fantastico è che un’iniziativa che è sorta in Brasile nel 1950 in Brasile, da Suor Teresina e Joao Pozzobon si sia trasformata oggi in una delle forze rinnovatrici di Schoenstatt, nell’apporto alla Chiesa in tutti i continenti, e che penetri con tanta forza e facilità, con un messaggio di gioia e positivo in tante culture ed etnie diverse. Per me è qualcosa d’insolito, di impossibile da immaginare tenere conferenze o allocuzioni intorno a Joao Pozzobon, in qualsiasi paese: in Sri Lanka, a cinesi, o a indi….

Due settimane fa, 2 giorni prima di venire in Germania, mi hanno invitato a celebrare una Messa. Una signora australiana, australiana, ossia di origine inglese è coordinatrice della Campagna, tipicamente british nella sua maniera di essere, mi ha detto: ” Padre la voglio invitare a celebrare l’Eucaristia con il mio gruppo della Madonna Pellegrina”. Lo è consultato con il Parroco che è incaricato della Pastorale d’immigrazione e mi sono recato sul posto. Con mia gran sorpresa il gruppo era cinese – gente che lavorava in Australia o molti di loro australiani – ma il recinto dove eravamo era cinese, la gente era cinese, la decorazione completamente cinese, e lì si trovava Lei, la Madonna Pellegrina in mezzo a questo gruppo di cinesi di differenti paesi: della Malesia, della Cina, di Singapore, di Hong Kong, perché al dire “cinesi” non si può parlare solamente di abitanti della Cina, bensì sono differenti paesi dove vive la stessa razza ma parlono diverse lingue – c’era una coppia brasiliana che conosceva la Campagna del Brasile e tutto il resto era di origine cinese, e io, un sacerdote cileno. Questo è un miracolo, il miracolo della comunicazione nello stesso idioma: quello dell’amore per Dio, l’amore per la Madonna, che ci dà l’opportunità per farlo e questo è recente, appena due settimane fa. Io sono restato assolutamente meravigliato, di potermi intendere con loro, di poter predicare e loro di comunicarsi con me. Naturalmente so che loro vedono la realtà con altri occhi, hanno altri occhi per tutto e considerano tutto in maniera differente. Ma c’è un linguaggio comune che ci fa comunicare, che ci fa sentire uniti.

Australia Allora speriamo che dall’Australia quel messaggio che tutti noi intendiamo come il messaggio dell’Alleanza d’Amore si diffonda anche in tutto Schoenstatt, in tutta la Chiesa, come missione.

P. Marcelo: Sicuramente questa è la nostra speranza. Il 2014 celebreremo l’Alleanza d’Amore, nessun’altra cosa, nel Santuario o dal Santuario. Si deve collaborare, affinché nella Chiesa ci sia più vita, e la vita della Chiesa per il mondo, per i popoli. Credo che quel messaggio è molto adatto all’essere e alla missione del Movimento australiano, perché l’Australia è un insieme di popoli e può dimostrare al mondo di Schoenstatt, al mondo globale in generale, che il messaggio dell’Alleanza è qualcosa di universale e che arricchisce universalmente tutti coloro che con cuore aperto e generoso accolgono la Madonna.

Ascoltare l’intervista (spagnolo)

Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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