Postato su 2014-05-10 In Comunicazione

Cardinale Dolan: Francesco non ha marketing, né esperti che lo consigliano….

José M. Vidal/RD. Conquista la gente con la sua sola presenza. Non invano il Cardinale di Nuova York, Timothy Dolan si definisce come “alto, grasso e pelato”. Y se alla sua imponente presenza unisce il suo spiccato umorismo si capisce che conquisti rapidamente l’uditorio, come ha fatto ieri nell’Università della Santa Croce dell’Opera a Roma, in una conferenza piena di battute spiritose. La quantità di messaggi come questi per interrompere la monotonia: la Chiesa non deve temere i mass media, bensì conquistarli porgendo l’altra guancia, e nella comunicazione di Francesco non c’è marketing, ma pura spontaneità e trasparenza.

Estroverso, scherzoso, aperto, simpatico, Dolan è un comunicatore brillante per natura. Senza sapere troppo della teoria della comunicazione. E tutto quello che sa lo ha imparato per esperienza, e confidando nei suoi assistenti, perciò insiste con i suoi Vescovi a preparare gruppi di comunicazione e a fidarsi del loro portavoce, affinché non succeda loro ciò che è successo a lui, che ha imparato dai suoi errori.

“Nella scuola dei colpi quello che ho imparato l’ho imparato a colpi”

I Vescovi non dobbiamo spaventarci, né avere paura dei mass media

Il Cardinale offre dopo quell’esperienza vissuta una serie di piste, semplici ma pragmatiche ed essenziali, per la comunicazione nella Chiesa. La prima è che “i Vescovi non dobbiamo spaventarci né avere paura dei mass media, pensando che sono indispensabili per l’evangelizzazione”. La sua opinione, perciò, è che i prelati devono abituarsi a trattare con i mezzi di comunicazione e “quanto più conosciamo i giornalisti, meglio ci tratteranno”

La seconda pista comunicativa del Cardinale americano è “averne cura, incluso più che mai”. Senza aver mai “paura di dire la verità per quanto dolorosa sia”. E ha dato esempi di spiegazioni intorno a sacerdoti o diaconi alcoolizzati o che abusano di minorenni.

Ci criticano giustamente,  perché tentiamo di  nascondere le cose.

Dolan assicura che tanto in questi casi quanto in altri “la gente aspetta onestà e trasparenza dalla Chiesa. Ed aggiunge: “Ci criticano e giustamente, che tentiamo nascondere le cose”, perché come diceva il nuovo santo Giovanni Paolo II: “la Chiesa non ha paura della verità”.

La terza pista, secondo Dolan, è difendere la Chiesa. Tutti i mass media hanno secondo la sua opinione la propria linea editoriale da cui non si allontanano, perciò la linea fondamentale dei mezzi di comunicazione cattolici deve essere “la difesa della Chiesa” ed è ”doloroso”, che perfino i mezzi cattolici siano “contro la Chiesa”. E chiami a tacere, perché a criticare la Chiesa e i Vescovi “già sono sufficienti e di troppo gli altri mezzi”.

Dolan riconosce che “i Vescovi abbiamo bisogno della critica e di prenderla sul serio, sempre che sia imparziale, equilibrata e cortese”. La sua opinione è anche che deve essere ben chiaro che “non tutto nel mondo cattolico è male”

L’altra guancia mediatica

Il Cardinale di Nuova York ha chiesto nella quarta pista che non facciamo ai mass media quello che non vogliamo che i mass media facciano a noi. Cioè, “evitare gli stereotipi sui mezzi di comunicazione” ma siamo realisti, perché “ci sono mezzi che solo vogliono distruggere la Chiesa e l’attaccano costantemente”.  Dolan consiglia in questo caso, ”porre l’altra guancia e non rispondere sullo stesso tono”

Ed ha riconosciuto anche che “l’immensa maggioranza dei giornalisti sono professionisti che cercano l’informazione confidabile e se non gliela diamo noi, la chiederanno a coloro che vogliono criticarci in mala fede”

Fame di notizie e di storie interessanti

L’Arcivescovo di Nuova York propone usare nella quinta pista approcci semplici ed approfittare di possibilità che offre l’attualità e i momenti, in cui i mezzi di comunicazione sono più interessati dell’informazione religiosa. E ha dato come esempio l’atteggiamento dei Vescovi nordamericani durante l’ultimo periodo prima del conclave.

“Noi Cardinali nordamericani, al renderci conto che c’era fame di notizie e di storie interessanti, abbiamo convocato delle riunioni di stampa. E i giornalisti hanno risposto molto bene. Abbiamo convocato varie ed abbiamo raccolto bastante successo e l’abbiamo fatto bene. Ma la Curia ci ha criticato e perfino ci ha chiesto che interrompessimo le riunioni di stampa. L’abbiamo fatto, ma abbiamo perso una

splendida opportunità. Inoltre a non informare, molti giornalisti hanno pubblicato solamente i pettegolezzi e l’informazione interessata di alcuni informatori italiani”.

Quando vogliamo spiegare a qualcuno che cosa è il football, non cominciamo dandogli una lezione sul corner, ma portandolo a vedere una partita.

Il Cardinale ha proposto nella sesta pista che la comunicazione cattolica deve concentrarsi in Gesù, che è il centro di tutto, nella sua vita, nella sua esperienza e meno nella dottrina o nei misteri del cristianesimo, perché “quando vogliamo spiegare a qualcuno che cos’è il football, non cominciamo dandogli una lezione sul corner, ma lo portiamo a vedere una partita.”

Dolan ha invitato a conoscere, come ultima pista, l’udienza, i destinatari dei messaggi. E a parlare, affinché ci capiscano e a adattare il messaggio al pubblico”,

consapevoli che “la comunicazione è un ministero fondamentale nella Chiesa”. Dobbiamo, perciò, esprimere la fede “in una maniera attraente e seduttrice.

Omelie corte, con frasi importanti, con titolari.

Dolan ha posto come esempio perfetto della comunicazione a Francesco. “Il Papa è un comunicatore eccezionale, perché è un Papa amabile, umile ed affettuoso. E perché sa sempre quello che vuole dire, e come!”. Ed aggiunge: “Nella comunicazione del Papa non c’è un programma, né una campagna di marketing, né esperti che lo consigliano. Lo fa lui, così spontaneamente”.

Dolan invita , seguendo l’esempio del Papa, che le omelie dei sacerdoti siano “corte, con frasi impattanti, con titolari”. E perciò si devono preparare.

Dolan ha improvvisato, al momento delle domande, un saluto impattante, come predicatore americano, ai malati di uno ospedale per cui stavano trasmettendo in diretto mediante una radio del centro ospedaliero

Ha insistito che si deve “approfittare di tutte le occasioni e andare ovunque per evangelizzare, perfino ai programmi che al principio potessero sembrare poco consigliabili. E ha concluso dicendo che ai giovani si deve lanciare tutto il messaggio cristiano, anche e soprattutto quello della virtù, quello della santità e della perfezione, perché loro desiderano la volontà intera, senza minimizzarla”. E ha dato l’esempio del professore “osso” che suole essere colui che i giovani ammirano di più”

Fonte: Religión Digital, Spagna

Originale: spagnolo. Traduzione Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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