Postato su 2020-06-24 In Laudato Si, Riflessioni e opinioni

Se siamo buoni schoenstattiani, siamo ecologisti

Pilar Andrade, Spagna •

Molte persone sono infastidite dalla questione dell’ambientalismo. Trovano esagerate le manifestazioni in cui migliaia di persone – soprattutto giovani – scendono in strada chiedendo misure per evitare una catastrofe ambientale. Greta Thünberg, in particolare, dà sui nervi: come può una mocciosa adolescente dare lezioni ai capi di governo? In Spagna, da dove scrivo, molti associano l’ambientalismo all’estrema sinistra, e quindi a un’ideologia politica le cui radici storiche non solo sono estranee, ma addirittura contraddittorie ad alcuni aspetti della mentalità ambientalista.—

Tuttavia, l’enciclica di papa Francesco e, recentemente, la settimana ad essa dedicata dai cattolici di tutto il mondo, ci chiedono di non essere così precipitosi da accantonare subito la questione, ma piuttosto di guardarla di nuovo con attenzione, lasciando da parte le connotazioni politiche.

Più concretamente, noi schoenstattiani dovremmo dedicarvi un po’ di tempo.

L’ecologismo è presente nel nucleo del pensiero di P. Kentenich

Perché? Perché la crisi ambientale è grave, perché i poveri sono quelli che soffrono e soffriranno di più per la crisi, e perché l’ecologismo è presente nel nucleo del pensiero di P. Kentenich. Non possiamo sviluppare nello spazio di un breve articolo quest’ultimo tema, ma vale la pena ricordare che concetti come l’organismo dei legami, la coesistenza di ragione e anima o i processi della vita sono perfettamente accettabili, sotto nomi molto simili, dalla maggior parte delle filosofie ambientaliste. Tutti si riferiscono, come la famosa opposizione di p. Kentenich tra meccanicismo e organicismo, alla critica del dualismo, cioè al rifiuto di un approccio separato e riduzionista alla nostra esistenza nel mondo e alla sua comprensione. Ogni pensiero ecologista solido e ben argomentato ci spinge, come il fondatore del nostro movimento, a non separare gli affetti e la comprensione, il corporeo dall’anima, l’essere dall’agire, ecc.

P. Kentenich è arrivato a queste idee dopo un lungo e complesso processo di maturazione. Profonde esperienze personali (le voci dell’essere) ed eventi storici (le voci del tempo) convergevano in lui; entrambi gli facevano trasformare il suo modo di pensare e di affrontare l’esistenza.

Per quanto riguarda il primo punto, sappiamo che tratti caratteriali come il rigore e la disciplina dovettero essere sfumati e riorientati per diventare alleati del suo successo e motivo di ammirazione. Anche l’enfasi esagerata sul lavoro intellettuale è andata gradualmente combinandosi con la sfera emotiva e con la creazione di forti legami vitali, sotto lo sforzo di una volontà di miglioramento.

Mentre sul secondo punto, che ora ci interessa di più, i cambiamenti storici hanno fatto da riferimento per la sua riflessione e la sua pedagogia, elaborata “con la mano sul polso del tempo”. La sua critica ai totalitarismi, o alle forme autoritarie di governo basate su un unico partito e su una forte repressione poliziesca che usa la paura e la propaganda come strumenti; e al capitalismo, o meccanismo di mercato rivolto alla produzione illimitata per il consumo di massa, lo portò a forgiare nuove abitudini di pensiero, e ad assumere atteggiamenti vitali molto rischiosi.

 

Attività nello spirito della Laudato Si’, Movimento di Schoenstatt, Costa Rica

Voci del tempo: le novità fondamentali della nostra epoca

Bene, seguire il suo esempio è chiedersi quali siano le sfide del nostro tempo, che solo in parte coincidono con quelle del suo. Perché il nostro tempo ha portato due novità fondamentali che richiedono la nostra massima attenzione.

Una di queste novità è che la tecnica e la tecnologia sono diventate tentacolari, traboccanti. Ci offrono possibilità gigantesche in tutti i campi: medico, energetico, agricolo, comunicativo… Ma da questo stesso campo di infinite possibilità si pongono, o sono poste, fuori dal nostro controllo, e una delle forme di questo potenziamento è il danno reale e potenziale causato alla natura.

La seconda novità è la globalizzazione estrema, che la pandemia ha mostrato in modo molto chiaro e senza ombra di dubbio. Ogni nostra azione ha un insospettabile effetto farfalla, perché tutto e tutti si intrecciano (concetto che, tra l’altro, è alla base del termine “ecologia”). Se metto i resti di vernice in un barattolo e li porto in un punto di raccolta invece di buttarli con il resto, o se aiuto a pulire una spiaggia (un’azione che alcuni schoenstattiani hanno già intrapreso), forse collaborerò a non avvelenare il mare in cui lavora quotidianamente un pescatore birmano. E inoltre, collaborerò affinché non si riempia di sporcizia lo stomaco di qualche uccello marino, che fa parte della creazione ed è anch’esso amato da Dio.

Una mentalità ecologista serena e aperta non solo è compatibile, ma è propria del nostro carisma

A mio parere, queste, tra tutte le nuove realtà, dovrebbero metterci particolarmente alla prova. Entrambe hanno trasformato quelli che erano problemi puntuali, che causavano responsabilità puntuali, in problemi planetari che riguardano tutti e tutto, compresi gli esseri viventi (umani e non umani) che verranno, e gettano la responsabilità su ognuno di noi, e su tutti noi come collettività. Anche sulla collettività di coloro che formano il Movimento.

Credo sinceramente che queste “magnitudini” o “voci del tempo” dovrebbero far cambiare noi schoenstattiani e renderci un fermento di conversioni, apostolati e rivendicazioni. Una mentalità ecologica serena e aperta non è solo compatibile, ma è propria del nostro carisma. Ecco perché la crisi ambientale ci mette particolarmente alla prova. E come concreta testimonianza attuale (non tradotto in italiano), per concludere, mi riferisco a un recente articolo pubblicato su questo sito, in cui Bettina Betzner ha coraggiosamente condiviso la sua personale avventura di “conversione ecologica”, se vogliamo chiamarla così. Ci ha dato delle linee guida concrete per aprire un percorso.

 

Un santuario in mezzo alla natura (Ciudad del Este, Paraguay)

Originale: Spagnolo. Traduzione: Gian Francesco Romano, Roma, Italia

 

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