Postato su 2015-10-15 In Riflessioni e opinioni

Lo mando voi, non da soli, ma alla mano di nostra Madre, Maria

Redazione schoenstatt.org•

Il 20 Settembre 2015, in occasione del Pellegrinaggio Diocesano dell’Arcidiocesi di Friburgo/Brisgovia, l’Arcivescovo emerito Dr. Robert Zollitsch ha tenuto nella Chiesa dei Pellegrini a Schoenstatt una predica, il cui contenuto riprende il Messaggio del 25.10.2015 di Papa Francesco al Movimento di Schoenstatt in Pellegrinaggio a Roma per le Celebrazioni giubilari del Centenario di Fondazione.

 

Pubblichiamo qui di seguito il Testo della Predica, nella versione autorizzata dall’Arcivescovo emerito Dr. Robert Zollitsch

“O Madre Maria, con te voglio andar”

Tutti quelli che sono andati in pellegrinaggio a Roma, per il Centenario della Fondazione di Schoenstatt, ricordano volentieri l’Incontro con Papa Francesco del 25 Ottobre dello scorso anno. Dopo la rinnovazione dell’Alleanza d’Amore insieme, il Santo Padre disse: “Nell’impartivi la benedizione vi invio come missionari per i prossimi anni […] Vi invio non soli, ma per mano della nostra Madre, Maria…” [1] E ieri e oggi, un anno dopo, ci siamo messi in cammino per il pellegrinaggio diocesano a Schoenstatt, per dare al Santo Padre e alla Madonna la nostra risposta: Sì, “O Madre Maria, con te voglio andar!”

I

È la storia ricca e benefica di cento anni di fecondità di Schoenstatt, come anche l’esperienza propria e sempre incoraggiante della fede, che ci dà l’ardire di afferrare la mano tesa della Madonna e lasciarci condurre da lei. Ed è allo stesso tempo l’incoraggiamento del Santo Padre, che non si stanca di ricordare che Maria è Madre, innanzitutto e soprattutto Madre[2]. Non solo perché ha dato alla luce Gesù, ma anche perché ci aiuta “affinché Gesù nasca e cresca in noi. Ed è colei che ci dà vita costantemente.”[3] Ciò appartiene alla convinzione portante e fondante della spiritualità viva di Papa Francesco: Gesù ha dato sua Madre a tutti noi come Madre. “Sulla Croce”, – così spiega il nostro Santo Padre nella sua grandiosa Esortazione Apostolica ‘Evangelii Gaudium’: “Sulla Croce, in quel momento cruciale, prima di dichiarare compiuta l’opera che il Padre gli aveva affidato, Gesù disse a Maria: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse all’amico amato: «Ecco tua madre!» (Gv 19, 26,27) […] Gesù ci lasciava sua madre come madre nostra. Solo dopo aver fatto questo Gesù ha potuto sentire che «tutto era compiuto» (Gv 19, 28). Ai piedi della croce, nell’ora suprema della nuova creazione Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a Lei perché non vuole che camminiamo senza una madre. […] Ella (Maria) che lo generò (Gesù) con tanta fede, accompagna pure “«il resto della sua discendenza, […] quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12, 17).”[4] Gesù ci ha dato sua Madre come nostra madre “perché non vuole che camminiamo senza una madre”, perché sa quanto bisogno abbiamo di una madre e quale grande dono è avere una madre e seguire il cammino alla sua mano come un bambino. Queste le parole di Papa Francesco.

Alcuni si ribellano di essere bambini e di camminare da adulti alla mano della mamma, nonostante resti sempre in ognuno di noi un po’ di nostalgia del bambino e che l’esser bambino sia la premessa, secondo il Vangelo, per entrare nel regno dei cieli. Il Vangelo di questa domenica ce lo dice inequivocabilmente.

II

Che anche tra i discepoli di Gesù ci sia dell’umano, può essere a prima vista sorprendente, in un secondo tempo persino un po’ rasserenante. Con disappunto di Gesù, essi non stavano affrontando la questione di ciò che Gesù aveva loro annunciato: la sua morte e risurrezione. No, stavano discutendo su chi fosse tra loro il più grande.

Gesù dà loro e anche a noi una risposta chiara e al contempo umana; una risposta con un’immagine che ci parla e che tutti capiscono. Prende un bambino e lo mette in mezzo a loro. Lo devono accogliere e in esso accogliere Gesù. Lo devono accogliere – anche come immagine e modello – e si devono orientare a lui e da lui imparare. Poiché – così parla Gesù, a loro e a noi, quasi provocatoriamente: “…se …non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.” (Mt 18, 3).

Nella questione del bambino e dell’esser bambino, nel senso di Gesù, non si tratta di una trasfigurazione romantica di un’esistenza ingenua. No, si tratta dell’apertura e della capacità di lasciarsi sorprendere e donare; si tratta di fiducia illimitata e della disponibilità a lasciarsi guidare; della disponibilità ad afferrare la mano benevola e che sostiene; la mano che conduce, dà riparo e protegge, che si tende per afferrare la nostra e lasciarci aiutare e guidare sul cammino. E degli uomini che si aprono con quest’atteggiamento al Vangelo e che con questo atteggiamento cercano Dio “è il regno dei cieli” (cfr. Lc 9, 48). Questa è la promessa di Gesù.

III

La questione “dell’essere bambino di fronte a Dio”, la questione del ‘rapporto filiale’, dell’‘atteggiamento filiale’ davanti a Dio e alla Madonna, è stato uno dei grandi temi, anzi uno degli argomenti privilegiati del Fondatore di Schoenstatt, P. Josef Kentenich. Per lui, la perfezione cristiana e la santità consistono quasi nel perfetto atteggiamento di bambino davanti a Dio[5]. “E affinché lo impariamo, Dio ci ha dato sua Madre.” [6]

P. Kentenich sta dunque perfettamente sulla stessa linea di Papa Francesco, quando ci dice che: Abbiamo bisogno della Madre che ci educa, fa crescere, ci accompagna e conduce a Gesù.[7] E ci invita dicendo: Facciamo spazio a Maria, “la madre.”[8]

Ed è il grande dono della Madonna qui a Schoenstatt, è una via che si è affermata in molti modi da 100 anni in qua: Maria ci tende la mano, ci invita ad afferrarla per stringere con lei un’alleanza, l’Alleanza d’Amore. Ci offre di accompagnarci sul nostro cammino; ci invita ad esser partecipi del suo amore a Gesù e di lasciarci condurre da Lei verso il Figlio. Lei ci sta davanti come grande esempio e guida dedita: come Colei che crede, che è alla sequela del Figlio; come Colei che ama e provvede, che è presente per lui e per noi; come Madre solidale che soffre con il Figlio e con noi e condivide tutti i dolori. Lei è la Madre, che – come dice Papa Francesco – seppe “«trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza» (Esort. ap.  Evangelii gaudium, 286),[9] «e ci ricevette come figli quando una spada le trafiggeva il cuore.»” [10] ci è vicina in tutte le necessità, capisce le nostre preoccupazioni e condivide i nostri dolori.

Lei ci sta vicina ed è a nostra disposizione – è l’esperienza di molti santi e di tutti coloro che in Alleanza d’Amore camminano alla sua mano nel pellegrinaggio di fede. Lei c’è anche quando noi, talvolta, vogliamo andare ostinatamente per la nostra strada. Il canto di Johannes Ganz, dal quale è preso il motto del nostro pellegrinaggio di quest’anno, conosce quest’esperienza. Maria è colei che agisce; è lei che ci viene incontro, ci parla, ci chiama per nome. Ma non ad alta voce; non ci travolge; non si impone. Ci parla sussurrando con il linguaggio del cuore, con il linguaggio dell’amore e dell’invito. E ci prende per mano perché è nostra Madre e anche perché vuole esserlo. Lei sa che siamo spesso ostinati e caparbi. Eppure non si ripiega. Al contrario: Ci risolleva quando siamo caduti. Lei è Madre.

IV

Il motto del nostro pellegrinaggio diocesano di quest’anno ci invita a lasciarci prendere per mano

e a lasciarci guidare da Maria – non solo fin qui al suo Santuario di Schoenstatt; non solo ieri e oggi a pregare nel luogo di grazie e all’incontro con il Figlio Gesù Cristo; no, lei ci invita conquistandoci ad affidarci a lei, a lasciarci condurre da lei e a lasciarci plasmare e formare sempre più da lei, secondo il suo modello, in credenti e fiduciosi e in coloro che amano; a lasciarci contagiare dal suo amore per il Figlio, anzi: a far sì che Gesù Cristo, con il suo aiuto, prenda sempre più forma in noi.

Questa è stata la via ed è il modello attraente del Fondatore di Schoenstatt, Padre Josef Kentenich. Guardando indietro alla sua vita, in occasione del suo 25° Anniversario di Sacerdozio, egli confida che: “Lei (sc. la Madonna) mi ha formato e forgiato personalmente dal mio nono anno di età”[11], sin dal momento in cui la mamma lo ha affidato a Maria.[12] La sua formazione – come egli ha sperimentato riconoscente – è stata “un’opera della Madonna”[13].

Come pellegrini ci siamo incamminati verso il Santuario della Madonna qui a Schoenstatt. La maggior parte di voi, cari pellegrini dell’Arcidiocesi di Friburgo, lo fanno anno per anno. Ma non si nasconde dietro di ciò anche l’esperienza gratificante, per cui avvertiamo che Maria nella nostra vita non solo ci attira, ma ci sorregge, ci protegge e ci sostiene? Papa Francesco conferma quest’esperienza, quando afferma che: “È lì, nei Santuari, dove si può osservare come Maria riunisce attorno a sé i figli che con tante fatiche vengono pellegrini per vederla e lasciarsi guardare da Lei. Lì trovano la forza di Dio per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita.” (EG 286)

Dobbiamo essere riconoscenti al Santo Padre, Papa Francesco, che ci incoraggia e ci fa partecipi del suo amore alla Madonna. Palesemente, egli condivide la sua esperienza e convinzione con il suo predecessore, San Pio X Papa, per il quale era chiaro “che non c’è una via più sicura e più facile di Maria per unire tutti a Cristo ed ottenere per mezzo di lei la pienezza del rapporto filiale, affinché siamo santi ed immacolati davanti a Dio.”[14] Papa Francesco – che rivela come suo segreto che ogni mattina quando si alza tocca l’immagine della Madonna, della Madonna Pellegrina, sul suo comodino,[15] – ci invia “alla mano della nostra madre, Maria”[16] e ci incoraggia e fa dire a ciascuno di noi attraverso la Madonna quanto ha sussurrato a san Juan Diego apparendogli a Guadalupe: “«Non si turbi il tuo cuore […] Non ci sono qui io, che son tua Madre?». [213][17] Sì, Lei è qui. Perciò riconosciamo giustamente – con l’ultima strofa del canto di Johannes Ganz: Tu, o Maria, “Ci mostri Cristo, mi conduci a Lui, dai senso alla mia vita. Con Lui nel cuore, con te per mano, va il mio cammino verso il Padre.”

Originale: Tedesco. Traduzione: Maria Congiu, Roma, Italia

[1] P. José Maria Garcia Sepúlveda, Cultura dell’Incontro, Nueva Patris, Cile 2015, 47

[2] ibidem 21 s.

[3] ibidem 23

4 Papa Francesco, Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, del 24 Novembre 2013, n. 285, cit. EG

[5] Cfr. P. Joseph Kentenich, Marianische Erziehung (Pedagogia Mariana), Vallendar 1971, 172 ss.

[6] ibidem 173

7 P. José Maria Garcia Sepúlveda, Cultura dell’Incontro, Nueva Patris, Cile 2015, p. 22; 30; 45 – 22; 30; 45

[8] Papa Francesco, Omelia del 6.7.2015, a: Guayaquil

[9] EG, 286, P. José Maria Garcia Sepúlveda, Cultura dell’Incontro, Nueva Patris, Cile 2015, p. 21

[10]Papa Francesco, Omelia del 6.7.2015, a: Guayaquil

[11] P. J. Kentenich, Predica per la Festa del 25° Anniversario dell’Ordinazione sacerdotale, 11.08.1935, in: Peter Locher e altri (Edit.), Kentenich-Reader, I, Vallendar 2008, p. 55

12 Cfr. Ferdinand Kastner, Unter dem Schutze Mariens (Sotto la Protezione di Maria), Vallendar-Schoenstatt 4, 1952, p. 184

13 Kentenich-Reader, I, p. 55

14 Papa Pio X, Enciclica “Ad diem illum laetissimum”, del 2.2.1904, in Rudolf Graber Le Encicliche Mariane dei Papi degli ultimi cento anni, Würzburg, 1954, n. 139

15 P. José Maria Garcia Sepúlveda, Cultura dell’Incontro, Nueva Patris, Cile 2015, p. 47

16 ibidem

[17] vedi EG 286

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