Postato su 2014-09-03 In Riflessioni e opinioni

La nostra Madonna della tenerezza

IN POCHE PAROLE, P. Joaquín Alliende. Il Concilio Vaticano II ha insistito a dovere lasciare indietro forme vecchie. In alcuni paesi si è nominata una commissione di specialisti. Il loro lavoro era revisionare il testo dei canti liturgici e di pietà popolare. Il più rigoroso tra quegli esperti era un rinomato liturgista. Lui ha consigliato, come esigenza assoluta, cancellare le parole “tenero” e “dolce”, ogni volta che apparivano. Dopo alcun tempo il liturgista è andato a vivere da rigoroso eremita in un deserto. 4 anni dopo, ha lasciato il sacerdozio e ha dichiarato ai suoi amici: “il cattolicesimo è una ghiacciaia, senza temperatura né sentimento.

P. Günther Boll aveva citato negli stessi anni un’affermazione di P. Kentenich: “La pietà al Sacro Cuore di Gesù è anche oggi di capitale importanza, perché il Cuore trafitto è la maggiore manifestazione del Dio della tenerezza”.

Se non troviamo la tenerezza in Gesù e nel suo mondo, la berremo in altre fonti non divine…., e perfino in anti divine. Un simile errore, non poche volte, è stato legato con la disastrosa crisi del sacerdozio e della vita consacrata e missionaria degli ultimi 50 anni.

Sappiamo che quasi tutta la iconografia mariana dell’Occidente ha origini nell’arte iconica orientale. La nostra MTA è una variazione italianizzata, latina di un prototipo chiamato “La Vergine della Tenerezza”, in cui Dio bambino scambia con sua Madre, sguardi e carezze. Il nostro Fondatore ha analizzato il significato provvidenziale del perché la nostra immagine è quella che abbiamo. Ad esempio ha considerato che trascurare una certa dolcezza, veniva a completare l’estetica allora usuale in Germania. Papa Francesco è italiano di famiglia e argentino di patria. Ha convocato con vigore una “Rivoluzione della tenerezza”. Nel frattempo l’odio schizza sugli schermi delle reti sociali (Striscia di Gaza, Siria, Irak..). La nostra fede insegna che i vulcani di orrore diabolico li vince la Donna rivestita di Sole (Apocalissi 12). P. Kentenich mentre era “nell’inferno di Dachau”, ha chiesto che dal Santuario della valle, sorgessero “nobili donne con tracce della tenerezza e purezza di Cristo” (Verso il Cielo). Questo sacerdote contagiava con la dolce cordialità della zona del Reno. Era pastore buono e padre paterno. Lui ha impresso a Schoenstatt un conio indelebile: tenerezza mariana “per la vita del mondo” (Gv.6)

Originale: spagnolo. Traduzione: Maria Tedeschi, La Plata, Argentina

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