Postato su 2018-04-03 In Francesco - messaggio

Facciamo parte del più grande annuncio della storia, Egli è risorto!

BUONA PASQUA DI RESURREZIONE 2018 •

È risorto! Condividiamo l’omelia della Veglia Pasquale 2018 di Papa Francesco.

È il discepolo sconsiderato perché è immerso in una routine schiacciante che ruba la sua memoria, zittisce la speranza e lo abitua a “fare sempre così”.

Abbiamo iniziato questa celebrazione fuori … immersi nell’oscurità della notte e nel freddo che l’accompagna. Sentiamo il peso del silenzio di fronte alla morte del Signore, un silenzio in cui ognuno di noi può riconoscersi e andare in profondità nelle fessure del cuore del discepolo che rimane senza parole davanti alla croce.

Queste sono le ore dei discepoli quando sono zittiti dal dolore generato dalla morte di Gesù. Cosa si può dire di una tale situazione? Il discepolo che è senza parole quando diventa consapevole delle sue reazioni durante le ore cruciali della vita del Signore: di fronte all’ingiustizia che ha condannato il Maestro, i discepoli hanno taciuto; di fronte alla calunnia e alla falsa testimonianza sofferta dal Maestro, i discepoli tacevano. Durante le difficili e dolorose ore della Passione, i discepoli hanno sperimentato drammaticamente la loro incapacità di “giocarse” e parlare a favore del Maestro. Inoltre, non lo conoscevano, si nascondevano, scappavano, tacevano (vedi Giovanni 18, 25-27).

È la notte del silenzio del discepolo intorpidito e paralizzato, senza sapere dove andare di fronte a tante situazioni dolorose che lo travolgono e lo circondano. È il discepolo di oggi, senza parole, davanti a una realtà che gli viene imposta facendogli sentire, e ciò che è peggio, ritenendo che non si possa fare nulla per invertire così tante ingiustizie che i nostri fratelli vivono nella sua carne.

È il discepolo sconsiderato perché è immerso in una routine schiacciante che ruba la sua memoria, zittisce la speranza e lo abitua a “fare sempre così”. Lui è il discepolo muto che, sopraffatto, finisce per “normalizzarsi” e abituarsi all’espressione di Caifa: “Non pensi che sia preferibile per un uomo morire per il popolo e non per l’intera nazione perire?” (Gv 11,50).

È risorto dalla morte ; è risorto dal luogo in cui nessuno si aspettava nulla e  ci aspetta , così come alle donne,per farci  prendere parte al suo lavoro di salvezza.
E nel mezzo dei nostri silenzi, quando  rimaniamo in silenzio così tanto contundente,  allora le pietre cominciano a gridare (Lc 19,40) [1] e a lasciare spazio al più grande annuncio che la storia abbia mai potuto contenere nel suo grembo: “No È qui. È  risorto “(Mt 28,6). La pietra del sepolcro urlò e nel suo grido annunciò per tutti una nuova via. Fu la creazione la prima a riecheggiare il trionfo della Vita su tutte le forme che cercavano di mettere a tacere e silenziare la gioia del Vangelo. È stata la pietra del sepolcro la prima a saltare e,  a modo suo,  a cantare un canto di lode e ammirazione, di gioia e di speranza a cui tutti siamo invitati a prendere parte.

E se ieri, con le donne abbiamo contemplato “quello che hanno trafitto” (Gv 19,36 – Za 12,10) oggi con loro siamo invitati a contemplare la tomba vuota e ad ascoltare le parole dell’angelo: “Non temere… è risorto” (Mt 28,5-6). Parole che vogliono toccare le nostre più profonde convinzioni e certezze, i nostri modi di giudicare e affrontare gli eventi che viviamo quotidianamente; soprattutto il nostro modo di relazionarci agli altri. La tomba vuota vuole sfidare, mobilitare, interrogare, ma in particolare vuole incoraggiarci a credere e  a fidarci  che Dio “accade” in qualsiasi situazione, in ogni persona, e che la sua luce possa raggiungere gli angoli meno attesi e chiusi dell’esistenza. È risorto dalla morte, è risorto dal luogo in cui nessuno si aspettava nulla e  ci aspetta , così come alle donne, per farci prendere parte al suo lavoro di salvezza.

Celebrare la Pasqua, è  tornare a credere che Dio irrompe e non smette di irrompere nelle nostre storie sfidando i nostri determinismi “conformanti” e paralizzanti.
Questo è il fondamento e la forza che avevano  i cristiani  per  mettere la nostra vita ed energia, la nostra intelligenza, affetto e volontà per cercare, e soprattutto per generare, strade di dignità. Lui non è qui… è risorto! È l’annuncio che sostiene la nostra speranza e la trasforma in gesti concreti di carità.

Di quanto abbiamo bisogno di lasciare che la nostra fragilità sia unta da questa esperienza; di quanto abbiamo bisogno che la nostra fede si rinnov;  di quanto abbiamo bisogno che i nostri miopi orizzonti vengano messi in discussione e rinnovati da questo annuncio!  È risorto e con esso resuscita la nostra speranza e creatività per affrontare i problemi attuali, perché sappiamo che non siamo soli.

Celebrare la Pasqua, è  tornare a credere che Dio irrompe e non smette di irrompere nelle nostre storie sfidando i nostri determinismi “conformanti” e paralizzanti. Celebrare la Pasqua significa lasciare che Gesù superi quell’atteggiamento codardo che così spesso ci circonda e cerca di seppellire ogni tipo di speranza.

La pietra del sepolcro ha preso parte, le donne del Vangelo hanno preso parte, ora l’invito è ancora una volta rivolto a voi e a me: un  invito a rompere le abitudini, rinnovare la nostra vita, le nostre opzioni e la nostra esistenza. Un invito che è diretto lì dove siamo, cosa facciamo e cosa siamo; con la “quota di potere” che abbiamo. Vogliamo prendere parte a questo annuncio di vita o resteremo muti di fronte agli eventi?

Lui non è qui, è risorto! E ti aspetta in Galilea, ti invita a tornare al tempo e al luogo del primo amore e dirti: Non aver paura, seguimi!

 

¡Ha resucitado!

Grazie, Papa Francesco, per questo “E adesso cosa?” pasquale.

Facciamo parte del più grande annuncio della storia, Egli è risorto!

 

Originale: spagnolo, 1/04/2018, Traduzione: Ana María Ghiggi, Santa Fe, Argentina

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