PAPA FRANCESCO SETTIMANA PER SETTIMANA (1) •
Il messaggio di questa settimana, “come rivolto a noi”, l’abbiamo preso dal video-messaggio inviato ai partecipanti del XXIV Congresso Interamericano di Educazione Cattolica in Brasile, che ha avuto luogo a San Paolo dal 13 al 15 gennaio u.s.
Questa settimana leggiamo e ascoltiamo il messaggio rivolto agli insegnanti in Brasile come se fosse rivolto a noi, a un Movimento che molte volte si autodefinisce a partire dalla pedagogia, da una vocazione all’educazione e in particolare a un Movimento che nei suoi progetti ha più scuole, giardini d’infanzia, accademie e università di tutti gli altri progetti missionari, sociali, familiari e pastorali presi insieme. A un Movimento che, in gran parte dei suoi progetti sociali per bambini, mette in risalto l’educazione.
Vi ringrazio di ciò che fate per l’educazione, che è probabilmente una delle più grandi sfide.
Voi sapete che l’educazione, in un mondo in cui al centro dell’organizzazione mondiale non c’è l’uomo ma la paura, in un mondo tale, l’educazione sta diventando sempre più elitaria e, direi quasi, nominalista, nel senso di darle contenuti di nozioni, in un modo che non completa tutto l’umano, perché la persona, per sentirsi persona, deve sentire, deve pensare, deve fare.
Questi tre linguaggi così semplici: il linguaggio della mente, del cuore, delle mani.”
Meditiamo ora questo messaggio (vedere alla fine il testo completo) secondo il metodo che conosciamo da Padre Kentenich:
Che cosa dice a me, che cosa dice a noi come scuola…, accademia…, università…, Papa Francesco?
Che cosa dico a me stesso come risposta?
Che cosa rispondo a Papa Francesco in alleanza solidale, nel linguaggio della mente, del cuore e dei fatti?
Invitiamo a farlo, perché siamo convinti che Dio ci parla attraverso Papa Francesco.
Invitiamo ad entrare in dialogo con Papa Francesco, dialogo che crea incontro, cultura di incontro, che è cultura d’alleanza.
Invitiamo e facciamo spazio per entrare in dialogo, lasciando le vostre risposte, come commento, alla fine di quest’articolo … e rispondendo a coloro che scrivono le loro risposte.
Messaggio completo del Papa (traduzione propria)
Voglio far giungere un saluto ai docenti d’America, riuniti in questa bella terra brasiliana, organizzati dalla Confederazione Interamericana di Educazione Cattolica. Vi ringrazio di ciò che fate per l’educazione, che è probabilmente una delle più grandi sfide. Voi sapete che l’educazione, in un mondo in cui al centro dell’organizzazione mondiale non c’è l’uomo ma la paura, in un mondo tale, l’educazione sta diventando sempre più elitaria e, direi quasi, nominalista, nel senso di darle contenuti di nozioni, in un modo che non completa tutto l’umano, perché la persona, per sentirsi persona, deve sentire, deve pensare, deve fare. Questi tre linguaggi tanto semplici: il linguaggio della mente, del cuore, delle mani.
In questo momento, il vostro lavoro è molto grande. So bene che gli educatori sono quelli che soffrono, in generale, l’ingiustizia più grande, sono i meno pagati, ossia, non si ha coscienza del bene che può fare un educatore. Bisogna aprire il piano dell’educazione verso questa cultura dell’incontro, che i giovani si incontrino tra di loro, sappiano sentire, sappiano lavorare insieme, di qualsiasi religione siano, di qualsiasi etnia siano, da qualsiasi cultura essi provengano, ma insieme uniti dall’umanità. Questa è la cultura dell’incontro: è il momento in cui l’educazione insegna a incontrarsi con la gente e a portare avanti opere di semina. È stato ciò che a Buenos Aires – non a me, a me non serviva, serviva ad alcuni laici – mi portò a favorire quella che allora si chiamò “Scuola di vicini”, che consisteva nell’integrare il pensiero, il sentimento dei ragazzi, delle ragazze da educare e tutte le loro inquietudini. Ciò è andato maturando, si è sviluppato e, oggi, è questa associazione che si chiama “Schola” e che sta aprendo strade, attraverso lo sport e l’arte. Lo sport educa, educa nel lavoro di squadra. L’arte educa, la scienza educa, il dialogo educa. Questo è ciò che fa oggi “Schola” e che, sicuramente, è presente nel vostro incontro.
Chiedo a voi, per favore, che continuiate ad andare avanti, che non vi chiudiate a nuove proposte, a proposte audaci di educazione. La concezione educativa, come trasmissione di contenuti, è finita, è esaurita. Un educatore brasiliano – non mi ricordo il nome, credo de Matos, ma non ricordo – diceva che l’educazione si deve basare su tre pilastri – trasmissione di contenuti, trasmissione di consuetudini e trasmissione di valori – una bella, una bella espressione -. Bene, ora traducetelo in attività e così farete la cultura dell’incontro e non dell’incontro fallito, o peggio ancora, la cultura della non integrazione, dell’esclusione, dove solo una élite, attraverso un’educazione selettiva, sarà al potere domani o oggi stesso.
Vi ringrazio di quello che fate, vi ringrazio della vocazione. Essere educatore è ciò che ha fatto Gesù: ci ha educato. Contro tutto un sistema educativo, dei dottori della Legge, della rigidezza – leggete tutte le belle parole che Gesù dice a questa gente nel capitolo 23 di San Matteo – Gesù ci educa in un altro modo, in un altro stile. Ci educa con due colonne molto grandi: le Beatitudini, all’inizio del Vangelo, e il criterio con cui saremo giudicati, che si trova in Matteo 25. Con ciò ha distrutto tutto un sistema educativo basato su norme, su precetti, che in ultima istanza si può dire che era la profezia di ciò che fu l’Illuminismo, e oggi l’Illumnismo non serve a niente.
Che Dio vi benedica, pregate per me e continuate ad andare avanti e lavorate. E speriamo che i governi prendano coscienza di ciò che voi fate e che vi paghino di più. Grazie.
Fotografia: Scuola Josef-Kentenich, Kempten, Germania
Originale: Spagnolo. Traduzione: Maria D. Congiu, Roma, Italia