Postato su 2015-03-12 In Dilexit ecclesiam

Arcivescovo emerito Dr. Robert Zollitsch: Visione e Risveglio – Chiesa in cammino verso il futuro (I)

Org. “Papa Francesco guarda in avanti ed esige una Chiesa che si metta in cammino, perché la Parola di Dio ‘ vuole provocare ‘ ‘costantemente questo dinamismo di “uscita” … (EG 20). Chi guarda solo indietro e vuole conservare, perde il futuro. Perciò il Papa chiede di ‘passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria’”. L’Arcivescovo emerito Dr. Robert Zollitsch, Friburgo/Germania e fino al 2013 Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ha scelto la “Evangelii Gaudium” come filo conduttore per la Conferenza che ha tenuto il 19 Novembre 2014 a Würzburg, in occasione del Centenario di Fondazione di Schoenstatt – in cooperazione con la “Domschule” dell’Accademia di Würzburg. In questa Conferenza egli ha parlato della Visione della Chiesa donata e trasmessa a Schoenstatt, presentandola come una Visione che si basa sull’Immagine della Chiesa del Concilio Vaticano II e che sullo sfondo della Evangelii Gaudium acquista chiaramente profilo attuale. Con grande gioia, schoenstatt.org propone, d’intesa con l’Arcivescovo emerito Dr. Robert Zollitsch, questa Conferenza alla Famiglia di Schoenstatt; nelle settimane fino a Pasqua verrà pubblicato ogni sabato un capitolo della Conferenza.

Visione e Risveglio
Chiesa in cammino verso il futuro

Conferenza di S.E.R. Dr. Robert Zollitsch
in occasione dei 100 anni di Schoenstatt
in cooperazione con la “Domschule” della Cattedrale di Würzburg
tenuta il 19 Novembre 2014, Ore 19:00

Papa Francesco, con la Sua Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, che ha pubblicato quasi esattamente un anno fa, si è proposto molto e ha formulato un obiettivo particolarmente ambizioso. Egli non vuole altro che “indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni”. Invita perciò “ad una nuova tappa evangelizzatrice” marcata e sostenuta dalla gioia del Vangelo.[1] Egli si oppone al “vuoto interiore” (EG 1) e alla “tristezza individualista” largamente dominante e quindi ad una “coscienza isolata” (EG2), che guarda solo indietro e vuole persistere in ciò che è sempre stato.

Egli guarda in avanti ed esige una Chiesa che si metta in cammino, perché la Parola di Dio vuole provocare “costantemente questo dinamismo di “uscita”…. (EG20). Chi guarda solo indietro e vuole conservare, perde il futuro. Perciò il Papa chiede di “passare «da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria».”[2].

Non so, amati Confratelli, stimate Sorelle, stimati Fratelli, quando ho letto per l’ultima volta una Esortazione Apostolica con tanta gioia interiore e con un così grande profitto, quali ho sperimentato leggendo la Evangelii Gaudium. Durante il Concilio Vaticano II studiavo teologia e sono stato ordinato sacerdote nell’anno della sua chiusura, nel 1965. Non potete immaginarvi come abbiamo persino assorbito tutto ciò che fu comunicato sul Concilio; e quanto ci affascinassero le prospettive che presentava; Cinquant’anni dopo, Papa Francesco prende l’iniziativa che accoglie questo slancio e ci sfida a proseguire il cammino del Concilio Vaticano II.

Due settimane a oggi, ho partecipato a Costanza alla Cerimonia d’Apertura del VI Centenario del Concilio di Costanza. Questo Concilio ha sicuramente risolto la “causa unionis” e ristabilito l’unità della Chiesa che si era infranta a causa dei tre papi concorrenti tra loro. Nella “causa reformationis”, nella questione della riforma della Chiesa, esso ha sicuramente attuato alcune delibere tentennanti, ma in pratica non ha raggiunto nulla. Seicento anni dopo il Concilio di Costanza e cinquant’anni dopo il Concilio Vaticano II, si ripresenta la questione del rinnovamento della nostra Chiesa, della ecclesia semper reformanda, per il nostro tempo. Papa Francesco ha scelto così di proporre alcune linee per “una nuova tappa evangelizzatrice, piena di fervore e dinamismo”, che “possano incoraggiare ed orientare.” (EG 17) Non si tratta che “di una conversione pastorale e missionaria” della Chiesa. (EG 25) In questo contesto il Papa parla persino di un “bisogno generoso e quasi impaziente di rinnovamento”. (EG 26)

Stasera mi avete invitato a tenere questa conferenza, perché un mese fa il Movimento di Schoenstatt ha celebrato il Giubileo del suo Centenario. Schoenstatt è l’unico grande Movimento mondiale di spiritualità del XX secolo, che è sorto in Germania. Esso si è presentato come Movimento di rinnovamento che vuol formare l’uomo nuovo nella comunità nuova e rinnovare la comunità ecclesiale dalla forza del Vangelo e alla mano di Maria. In questo contesto la Famiglia di Schoenstatt si è lasciata rivelare da Dio passo per passo una visione di Chiesa di cui si tratterà per noi questa sera . Cercherò di far rilucere questa Visione della Chiesa sul fondamento dell’Immagine di Chiesa del Concilio Vaticano II e sullo sfondo dell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”. L’armonia interiore è a mio parere tale, che il più delle volte non devo assolutamente distinguere le singole correnti. Lo farò in quattro passi:

  1. Chiesa che pellegrinando è di casa in terra straniera;
  2. Chiesa che si lascia guidare dallo Spirito di Dio;
  3. Chiesa chiamata al servizio e
  4. Chiesa, Communio che vive dall’Alleanza.

E tutto questo sullo sfondo della domanda su che cosa ciò significhi per la Chiesa, che venera Maria come Madre sua.

Chiesa di casa in terra straniera[3]

Noi esseri umani siamo sempre tentati, come Pietro sul Monte della Trasfigurazione, di costruire delle capanne in questo mondo e di fermarci lì. A cui Papa Francesco contrappone la “Chiesa in Cammino”, in uscita, riprendendo ciò che la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa del Vaticano II, “Lumen Gentium”, pone espressamente in risalto come caratteristica essenziale della Chiesa.

Come Comunità di Fede, siamo il Popolo eletto di Dio in questo mondo. Battezzati nel nome di Gesù Cristo, siamo Corpo mistico di Cristo e quindi, analogamente alle membra del corpo, uniti l’un l’altro, rinviati gli uni agli altri, bisognosi gli uni degli altri. Noi siamo la nuova creazione di Dio in questo mondo, chiamati alla sequela di Cristo, chiamati alla santità, in cammino con una promessa.

In noi e attraverso di noi, il Regno di Dio vuole essere presente in questo mondo. Ma noi non siamo il Regno di Dio; e neanche la Chiesa lo è. Ma lei è il segno che brilla innanzi e lo strumento del Regno di Dio. Noi viviamo in questo mondo. Ma siamo qui “di casa in terra straniera”. Non abbiamo qui patria; “la nostra cittadinanza infatti è nei cieli” (Fil 3,20). Siamo in cammino da pellegrini, da Chiesa pellegrinante, verso il Regno di Dio, in cammino verso quella meta che Dio ci ha promesso e che va al di là di questo mondo. Così guardiamo ad un cielo nuovo e una terra nuova (Ap 21), pellegrinando “lontano dal Signore” (2Cor 5, 6), alla ricerca della città futura e perenne (cfr. Eb 13, 14)”.[4]

So che queste cose non ci toccano facilmente da vicino, visto che ci siamo sistemati bene nel nostro mondo, dato che noi uomini siamo parte di questo mondo. Conformemente a ciò, abbiamo interiorizzato anche la parte visibile della Chiesa, la sua chiara struttura gerarchica e la solida fortezza basata sull’incrollabile Roccia di Pietro, ci siamo identificati con essa e stabiliti in essa. Ora il Concilio mette in evidenza che non siamo affatto il Regno di Dio e neanche la fortezza immobile, ma che siamo pellegrinanti in cammino verso una meta che ci sta davanti; e che a questo scopo dobbiamo farci mostrare continuamente il cammino ascoltandoci a vicenda e ascoltando insieme Dio.

Padre Josef Kentenich – che con ferma fede nella Divina Provvidenza e con fiducia nella sua azione nella storia, come anche nella sua guida – si era fatto mostrare nella sua vita tappa per tappa la strada – capisce chiaramente che cosa significhino per la Chiesa queste affermazioni. Egli ricorre ad un’immagine in sé fortemente carica di tensione. Egli parla del fatto che la Chiesa, la Roccia di Pietro, questo blocco erratico nel frangente, comincia a camminare e a risvegliarsi, ad uscire, per andare pellegrinante incontro alla promessa donata da Dio.

L’immagine della roccia, della roccia che si mette in movimento e cammina, dice molto. In essa è tangibile la tensione in cui la Chiesa vive e cui si è sottoposta consapevolmente nel Vaticano II. La Chiesa è una comunità di pellegrini in cammino. In questo mondo non è al traguardo, non è ancora completa. Perciò non deve mai fermarsi. Ha sempre bisogno dell’incamminarsi e del rinnovamento. E questo significa per noi, sia come Chiesa che come singoli cristiani, prendere seriamente il fatto che in questo mondo siamo stranieri, con-pellegrini nella Chiesa e con-pellegrini della Chiesa.

La Chiesa, che ha atteso troppo spesso e troppo a lungo che gli uomini venissero da lei, esce – come lo formula Papa Francesco – e ricomincia ad andare incontro agli uomini fino alle periferie. Non teme di prendersi delle ammaccature, di lasciarsi ferire e sporcare, “per essere uscita per le strade”. (EG 49) Non è preoccupata di essere il centro. (EG 49) Sa di essere in cammino con gli altri verso Gesù Cristo e con Gesù Cristo. E come Gesù stesso non ha aspettato fino a quando gli uomini andavano da lui, ma è andato loro incontro, ha rivolto loro la parola e ha chiesto loro: “«Che cosa vuoi che io faccia per te?»” (Mc 10, 51), così anche noi, come Chiesa, dobbiamo cercare gli uomini nei luoghi in cui essi vivono, nelle diverse situazioni e far conoscere loro il messaggio della vittoria pasquale di Gesù Cristo, attraverso la nostra vita e la nostra parola. La Visione del Concilio Vaticano II, del nostro Santo Padre Papa Francesco e di Schoenstatt, è una Chiesa piena di dinamismo, che si mette in cammino e va in pellegrinaggio; una viva comunità di fede, afferrata da Dio e altrettanto sensibile agli interrogativi e alla ricerca degli uomini. Una Chiesa che non si impone, ma che dà umilmente testimonianza e ha nello stesso tempo il coraggio di invitare se stessa, come ha fatto Gesù con Zaccheo (Lc 19, 5), allo scopo di portare il Vangelo.

Questo cammino è più difficile che organizzare comunità e creare strutture. Infatti, sia la fede che una vita di testimonianza dalla fede sono sempre legate al rischio. La fede è forte attraverso la speranza da cui viviamo e che ci sostiene. Ha un obiettivo ed è un itinerario di pellegrinaggio verso una meta che non è di questo mondo. Un tale itinerario ha bisogno come per Abramo della disponibilità a congedarsi; della disponibilità – in vista di Gesù Cristo e del suo Vangelo – a tagliare con i modelli sclerotizzati, i fronti inaspriti e le delusioni solidificate. Una Chiesa pellegrinante, “una Chiesa del vai-là”, è una Chiesa in cammino, è una Chiesa lungo il cammino e lungo le strade, le strade della vita dei nostri consimili.

Una Chiesa lungo le strade della vita guarda al prossimo con gli occhi ed il Cuore di Gesù. Qui contano tutti, ciascuno e ciascuna. Qui ciascuno è unico e chiamato da Cristo. In questa Chiesa c’è vita. La Chiesa scopre la sua ricchezza e quindi la molteplicità che le è donata. Vede nel Popolo di Dio i ricchi doni e carismi. Intuisce l’anelito degli uomini e sa dei loro limiti e della loro indigenza. Questa Chiesa “vive”, come scrive Papa Francesco, “un desiderio inesauribile di offrire misericordia”. (EG 24) “Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica”. Usa molta pazienza. (EG 24) “Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania”. (EG 24)

Questa Communio della Chiesa sarà sempre – fintanto che va pellegrinando in terra straniera – una comunità di santi e peccatori allo stesso tempo. Ciò richiede un continuo accertamento della meta; ma anche una continua misericordia e molto fiato nel confidare nello Spirito Santo di Dio. Nello stesso tempo è richiesto il continuo risveglio dal cuscino di questo mondo, per mettersi in cammino verso Dio e verso gli uomini, allo scopo di portare loro il Vangelo.

La Costituzione Dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II vede in Maria l’immagine primordiale della Chiesa escatologica e pellegrinante in questo mondo: “La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio (LG 68) quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2Pt 3, 10). La Chiesa non solo sa di essere strettamente associata a Maria e non solo guarda a lei “nella sua azione apostolica” (LG 65), ma confida anche con gratitudine che Maria “con la sua materna carità … si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti” (LG 62), accompagnandoli e andando innanzi sul loro cammino. Poiché, come dice Papa Francesco: “Con lo Spirito Santo, in mezzo al popolo sta sempre Maria”. (EG 284) E poiché Gesù “non vuole che camminiamo senza una madre” (EG 285), ce l’ha data per accompagnarci nella vita. (EG 286) “«La sua eccezionale peregrinazione della fede rappresenta un costante punto di riferimento per la Chiesa»” (EG 287)[5] Lei è la Donna del Risveglio. Quando, dall’annuncio dell’Angelo, viene a sapere che diverrà Madre del Figlio di Dio, la prima cosa che fa è di mettersi in cammino da Nazareth «senza indugio» (Lc 1, 39; cfr. EG 288) per andare dalla sua parente Elisabetta, per portare il Figlio suo agli uomini, prima ancora di nascere.

Ciò caratterizza e dà un’impronta alla vita e all’opera di Schoenstatt come Movimento Apostolico. Fin dall’inizio Padre Kentenich e quindi Schoenstatt, si orienta a Maria Madre della Chiesa e Donna del Risveglio e sa di essere guidato e accompagnato attivamente da lei. Maria sta per dinamismo e per cammino verso gli uomini. Sta al contempo per una Chiesa che, come lei, è sostenuta e si lascia guidare dallo Spirito Santo per percorrere giorno per giorno l’itinerario di pellegrinaggio confidando nella guida di Dio – spesso perfino sorprendente guida – anche nel quotidiano. Maria, Colei che è ricolma e permeata dello Spirito Santo di Dio (cfr. Lc 1, 35); Colei che non solo ascoltava, ma che anche custodiva la Parola di Dio meditandola nel suo cuore (cfr. Lc 2, 19.51), ci apre occhi, cuore e orecchi per riconoscere i segni dei tempi, interpretandoli alla luce del Vangelo. (cfr. Mt 16, 4; GS 4)

Attualmente noi viviamo – in un fenomeno affascinante che è quello della “Madonna Pellegrina”- come Maria si metta in cammino anche oggi verso gli uomini, rivolgendo loro personalmente la parola. Nel secolo scorso, il Diacono don Giovanni Luigi Pozzobon, ha portato per trentacinque anni e fino alla sua morte l’Immagine della Madre Tre Volte Ammirabile per il Brasile, percorrendo migliaia di chilometri a piedi in pellegrinaggio verso gli uomini e dando luogo ad un’inaspettata reazione a catena. Oggi la Madonna Pellegrina è in cammino verso gli uomini in quasi 100 Paesi del mondo con 200 000 Immagini Pellegrine.


[1] Papa Francesco, Lettera Apostolica “Evangelii Gaudium, del 24 Novembre 2013, cit. EG, qui EG1

[2] EG 15, con riferimento al Documento di Aparecida, n. 548

[3] Cfr. Manfred Entrich, Joachim Wanke (Ed.), In fremder Welt zu Hause, Anstöβe für eine neue Pastoral, Stuttgart 2001 (Di casa in terra straniera. Impulsi per una nuova Pastorale, Stoccarda 2001)

[4] Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, cit. LG, qui LG 9

[5] Papa Francesco cita qui l’Enciclica “Redemptoris Mater di Papa Giovanni Paolo II, n. 6

 

Originale: tedesco. Traduzione: Maria Dolores Congiu, Roma, Italia

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