Postato su 2016-02-28 In Francesco - messaggio, La Chiesa - il Papa

Vai a costruire il mio santuario

PAPA FRANCESCO IN MESSICO, di Maria Fischer e Blanch Ramirez •

CbI73VKUEAAnxXV.jpg largePapa Francesco sta all’interno del cosiddetto “camarin”, del Santuario della Vergine di Guadalupe, in questo piccolo spazio (con impianto antifurti e antincendi), dove ogni sera viene custodita – quando si chiude la Basilica – la preziosa Immagine, dopo una giornata dietro un vetro di cristallo che la rende visibile a centinaia di pellegrini.

Messico gli ha fatto diventare realtà il sogno di sostare un po’ in preghiera, da solo, davanti all’Immagine di Ns. Signora di Guadalupe. Un tempo di preghiera lungo e in assoluto silenzio. E dopo aver portato alla Madonna i suoi doni – un mazzo di rose gialle e un diadema d’argento e oro – il Papa rimane a lungo in dialogo silenzioso, guardandola e lasciandosi guardare.

Molto spesso il Papa illustra il rapporto della Madonna, verso la gente semplice e i pellegrini dei santuari, con l’espressione: “guardarla e lasciarsi guardare da lei”. Il pellegrino Francesco guarda, guarda la Madonna di Guadalupe, la Morenita, la Vergine Maria con i lineamenti del popolo indigeno messicano, la Patrona del Messico e delle Americhe e si lascia guardare da lei. Nell’omelia della Basilica di Guadalupe egli aveva detto: “Ci fa bene”. E ci fa bene rimanere a contemplarla, nel raccoglimento, incontrandosi.

“Per questo credo che oggi ci faccia bene un po’ di silenzio, e guardarla, guardarla molto e con calma […] E nel silenzio, in questo rimanere a contemplarla, sentire ancora una volta che ci ripete: “Che c’è, figlio mio, il piccolo di tutti? Che cosa rattrista il tuo cuore? (cfr. Nican Mopohua 107.118) «Non ci sono forse qui io, io che ho l’onore di essere tua madre?» (ibidem, 119).”

Mentre il Papa sosta davanti alla Madonna, i vescovi messicani l’accompagnano pregando con lui in silenzio dall’altare maggiore della Basilica – e con loro più di 40.000 fedeli che avevano partecipato alla Messa. Alla fine di questo momento intenso di preghiera, di circa 20 minuti, il Papa ha toccato la tilma – ossia il mantello di Juan Diego sul quale la Madonna ha impresso la sua Immagine – e fatto il Segno di Croce. Ed ora sta di nuovo a disposizione dei fedeli.

Non dovrebbe ciascuno di noi cogliere il messaggio di Guadalupe e aiutare a costruire un Santuario, un posto, da dove la Madonna possa distribuire le sue grazie?

Blanch Ramirez, membro del CIEES (Centro Iberoamericano di Imprenditori e Dirigenti Schoenstattiani) scrive che: “È un grande dono avere il nostro Papa Francesco a Città del Messico nel giorno dell’amore e dell’amicizia e ricevere il suo messaggio e la sua benedizione, come anche il fatto che sia passato quattro volte davanti a casa mia. Voglio condividere con tutti voi queste benedizioni e do a tutti un abbraccio”. Egli fa proprio il messaggio del Santo Padre, in questa Messa della Basilica di Guadalupe affollata:

“La riflessione: Non dovrebbe ciascuno di noi cogliere il messaggio di Guadalupe e aiutare a costruire un Santuario, un posto, da dove la Madonna possa distribuire le sue grazie? è il compito del Cattolico mariano – quest’invito mi affascina! Ed oggi nella Messa grandiosa ci sono state molte riflessioni per portare la fede nella vita quotidiana, seguiamo con attenzione…”

Insieme a Blanch, facciamo riecheggiare ancora una volta – con l’Alleanza d’Amore nel cuore – le parole dell’Omelia di Papa Francesco: “Non sono forse tua madre? Non sono qui? Non lasciarti vincere dai tuoi dolori, dalle tue tristezze “- ci dice. Oggi di nuovo torna ad inviarci, come Juanito; oggi di nuovo torna a ripeterci: sii il mio messaggero, sii mio inviato per costruire tanti nuovi santuari, accompagnare tante vite, asciugare tante lacrime. Basta che cammini per le strade del tuo quartiere, della tua comunità, della tua parrocchia come mio messaggero, mia messaggera; innalza santuari condividendo la gioia di sapere che non siamo soli, che lei è con noi. Sii mio messaggero – ci dice – dando da mangiare agli affamati, da bere agli assettati, da’ un posto ai bisognosi, vesti chi è nudo e visita i malati. Soccorri il prigioniero, non lasciarlo solo, perdona chi ti ha fatto del male, consola chi è triste, abbi pazienza con gli altri e, soprattutto, implora e prega nostro Dio. E in silenzio le diciamo quello che ci sale dal cuore.

“Non sono forse tua madre? Non sono forse qui?” – ci dice ancora Maria. Vai a costruire il mio santuario, aiutami a risollevare la vita dei miei figli, tuoi fratelli.

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Il Santuario è per tutti

Poco più di cento anni fa, la Madonna chiese a P. Josef Kentenich ciò che aveva già chiesto a Juan Diego: “Vai a costruire il mio santuario!” Dopo la costruzione del primo Santuario filiale a Nuova Helvecia in Uruguay, lo ripete a ciascuno di coloro che vivono in Alleanza d’Amore con lei: “Vai a costruire il mio santuario”. È come se fosse rivolto a noi, quando Papa Francesco dice: “…oggi di nuovo torna a ripeterci: sii il mio messaggero, sii il mio inviato per costruire tanti nuovi santuari, accompagnare tante vite, asciugare tante lacrime. Basta che cammini per le strade del tuo quartiere, della tua comunità, della tua parrocchia come mio messaggero, mia messaggera; innalza santuari condividendo la gioia di sapere che non siamo soli, che lei è con noi”.

“Il Movimento non è per tutti, ma il Santuario è per tutti”, ha detto alcuni giorni fa Matías Fortuño di Santiago del Cile, in un incontro di collaboratori di schoenstatt.org, dopo il lancio del nuovo mappamondo di tutti i santuari del mondo. “Perciò dobbiamo spalancare a tutti le porte dei nostri santuari. È per questo che facciamo il mappamondo, affinché tutti possano trovare i santuari, un luogo per pregare, per incontrarsi con Dio”.

Se è già un grande dono questo mappamondo di 200 Santuari filiali, che cosa sarà allora il “mappamondo” di migliaia e migliaia di santuari viventi, che vanno per le strade dei propri quartieri, parrocchie, comunità, posti di lavoro, carceri, ospedali, case per anziani, per orfani, per rifugiati!

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Originale: Spagnolo. Traduzione: Maria D. Congiu, Roma, Italia

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