Di Rafael Mascayano, Chile •
Alcuni anni fa un sacerdote schoenstattiano mi raccontò che un sacerdote appena ordinato chiese a p. Kentenich un consiglio per la sua prima Messa. P. Kentenich lo guardò molto seriamente e gli disse: “Vai prima in bagno”. Ho amato quella naturalezza, vederlo concreto, diretto, umano, connesso con la vita quotidiana, con la realtà. —
Ecco perché tutto quello che è successo, piuttosto che scandalizzarmi o crearmi un problema, mi ha avvicinato di più a lui. Vederlo commettere un errore, vederlo essere un po’ spericolato, vederlo arrabbiato e vederlo spesso non rispondere nella maniera più adeguata…
Perché il discepolo dovrebbe essere migliore del suo maestro? Gli evangelisti ci raccontano di un Gesù che piangeva, che si arrabbiava, che dava del “satana” a Pietro, che cacciava i mercanti dal tempio, che non aveva un posto dove dormire, che era denigrato dai suoi contemporanei, che chiamava alcuni sepolcri imbiancati, altri ipocriti… E noi, al contrario, vogliamo mostrare un p. Kentenich che non si è mai arrabbiato, che non si è mai offeso, che non si è mai sfogato, che non ha mai avuto alcun dolore o preoccupazione, cioè quasi immacolato?
Avvicinarsi al Kentenich di carne e sangue
Tutto ciò mi toglie ogni possibilità di essere santo, perché questa possibilità non è in me, non è nella mia vita quotidiana, non è nei miei errori e nei miei sforzi per essere migliore. Come vorrei rivedere l’Orario Spirituale di p. Kentenich! Vedere con cosa lottava ogni giorno, cosa cercava di migliorare, cosa cercava di superare, quali erano le sue debolezze, per potermi avvicinare al Kentenich umano, al Kentenich di carne e sangue, al Kentenich a cui costò – anche a lui! – il cammino verso la ricerca della santità. Vorrei che non mi si allontani dalla sua umanità, vorrei ascoltare molte altre persone che non erano d’accordo con lui, che forse restavano male per qualcosa che diceva loro, per qualche suo atteggiamento e che così capivano la sua realtà quotidiana e non lo vedevano come un essere extraterrestre che non aveva nulla a che fare con la mia umanità, con la nostra umanità.
P. Joaquin Alliende, qualche tempo fa, ci raccontò di una discussione avuta con p. Kentenich. riguardo a Mario Hiriart. P. Joaquin gli disse che Mario avrebbe dovuto essere portato a Bellavista per essere più vicino e creare un legame più forte con lui. P. Kentenich insistette di non farlo, che prima i cileni avrebbero dovuto conquistarlo e poi prenderlo. Due persone testarde si stavano confrontando con solide argomentazioni, e alla fine P. Kentenich cedette considerando che le argomentazioni di p. Joaquin erano giuste. Che bello!
Benedetto il momento che stiamo vivendo
Quante volte ci ha detto che uno dei punti per arrivare a Dio era anche la delusione con le persone! Forse adesso sta ridendo, dicendoci ancora una volta: finché non capirete Schoenstatt, non sarò santificato; finché non sarete la mia lettera di presentazione, non preoccupatevi della mia canonizzazione. Forse insisterà ancora una volta “finché la povertà nei paesi latinoamericani non sarà risolta, Schoenstatt non adempirà al suo compito”, quindi, andate a costruire il nuovo ordine sociale al quale vi ho invitato, non chiudetevi in sacrestia, non chiudetevi nel Santuario… Ricordate: accoglienza, trasformazione e invio! A che punto è la nostra formazione e maturità laicale? C’è molto da fare, c’è molto da fare per rendere Schoenstatt una realtà all’interno del Movimento, nella Chiesa e nel mondo, affinché p. Kentenich sia veramente riconosciuto nella sua idea di una nuova persona in una nuova comunità.
Benedetto è il momento che stiamo vivendo! E speriamo di poter continuare a indagare e a conoscere i suoi errori, le sue difficoltà, i suoi sforzi, le sue lotte, il suo dono di sé ogni giorno, per avanzare di un passo in più nella sua autoeducazione. Tutto questo sarà un grande stimolo, affinché, a partire dalle nostre debolezze, dal nostro lavoro personale e comunitario, possiamo davvero essere testimoni di ciò che egli ha voluto dare alla Chiesa e al mondo.
Originale: Spagnolo. Traduzione: Pamela Fabiano, Roma, Italia