Postato su 2014-09-08 In Kentenich

La sua Visione di una Chiesa rinnovata

ROMA, mda. Finalmente viene adempiuta una promessa fatta più di quarant’anni fa. Nella Città dei Papi sorge un Santuario di Schoenstatt. Un terreno quasi dimenticato rimane “Terra del Padre”. In una giornata gelida d’inverno –  alla presenza di un numero insignificante di persone –  viene posta la Prima Pietra. Sotto il sole splendente di Roma, tanti mesi dopo, migliaia di persone di tutto il mondo celebrano la Benedizione del Santuario. Per loro è “il Santuario di noi tutti”. Intorno al Santuario sorge un luogo dove comincia a prender forma la Visione di una nuova Chiesa. Una Chiesa secondo il cuore di Papa Francesco.

Il Centro Internazionale di Schoenstatt, Belmonte-Roma, è il Dono del Movimento di Schoenstatt di tutto il mondo al suo Fondatore. È la locale concretizzazione del suo amore per la Chiesa, che per Padre Kentenich era talmente centrale da far incidere come epigrafe sulla sua tomba: Dilexit Ecclesiam.

Come luogo, Belmonte sta per l’immagine di una nuova Chiesa, di una Chiesa fraterna, viva e animata, povera, pellegrina e missionaria, che Padre Kentenich voleva aiutare a costruire attraverso Schoenstatt – una Chiesa come quella che Papa Francesco sta configurando con le sue parole e i suoi gesti e che si sta già profilando all’orizzonte.

Una Chiesa che fa riscoprire agli uomini la gioia del Vangelo. Una Chiesa che è Madre, Pastore e Patria. Una Chiesa che va fuori verso gli uomini, alle periferie della società. Una Chiesa che reca l’impronta della misericordia e delle braccia maternamente aperte. Una Chiesa, che è Maria.

Belmonte sta per l’energica disponibilità a costruire alla sua Visione. Un’offerta che scaturisce dal carisma di P. Kentenich nell’era di Papa Francesco. Un luogo di grazie per lui e per la Chiesa che fa l’esperienza  di una nuova Pentecoste. Quella Pentecoste cui il Concilio Vaticano II ha spalancato porte e finestre.

L’anima della cultura e del mondo presente e futuro.

Per la Benedizione della Prima Pietra (simbolica) del Santuario Romano, Padre Josef Kentenich traccia – completamente dallo spirito del Concilio Vaticano II – la sua Visione di una Chiesa rinnovata.

  • È una Chiesa che da un lato è legata alla Tradizione in maniera profondamente animata, ma che dall’altro è estremamente libera, distaccata da forme sclerotizzate legate alla Tradizione.
  • È una Chiesa unita da una fraternità oltremodo profonda, ma allo stesso tempo anche guidata e governata gerarchicamente, anzi paternamente.
  • È  una Chiesa che ha la missione di diventare l’anima della cultura e del mondo presente e futuro.
  • La nuova Chiesa sarà una Chiesa mariana. Maria è “Modello e Madre della Chiesa”.
  • Più tardi, in una Conferenza sull’Immagine della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II – tenuta il 2 Febbraio 1966 – egli completa la caratterizzazione  della Chiesa rinnovata. Per lui è importante che diventi  “una Chiesa povera”  “che si separa sempre di più dalla consueta fastosità” e che  “è amica dei poveri e non mendica continuamente favori e compiacenze dallo Stato”.
  • Una Chiesa che non fa affidamento sulla ricchezza e sul  potere politico, che sarà aperta in maniera del tutto nuova all’azione dello Spirito Santo. Così egli delinea “una Chiesa che viene governata completamente dallo Spirito Santo”.
  • Infine, egli espone l’ideale di una “Chiesa umile che riconosce se stessa colpevole ed ha il coraggio di chiedere perdono”.

 

Costruire insieme a questa Visione è la proposta alla Generazione di Schoenstatt che sta alle soglie del secondo secolo della sua storia.

Questo è il momento.

“Noi ci eravamo costruiti fuori, fuori in periferia, fuori in campagna – anzi non noi, bensì la Madonna – ci aveva costruito là fuori un nido, ci aveva dato un compito. E se vogliamo essere cattolici abbiamo bisogno in definitiva, in tutto e per tutto, della benedizione del Santo Padre. Marcia su Roma!”

P. Josef Kentenich, 16.11.1965, Belmonte

 

Originale: tedesco. Traduyioen: Maria Dolores Congiu, Roma, Italia

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