Postato su 2013-02-27 In Kentenich

Tu, piccolo Santuario, laggiù nella valle, non sei affatto il più piccolo nel Regno di Dio ….

Org. Febbraio 2013. Una giovane signora entra in una banca portando in mano un libretto di risparmio un po’ antiquato. “L’ho trovato per combinazione in una scatola che da molto tempo non aprivo” ha detto. Era un regalo che i suoi nonni le avevano fatto quando era piccola. “Ancora è vigente’”, ha chiesto. “E ha un saldo impressionante”, le hanno risposto. La signora ha esclamato: sorridente ed emozionata: “Tu, libretto di risparmio umile, e quasi dimenticato ora mi servi per avverare il mio sogno…”. Un 18 ottobre 1914, Padre Kentenich ha detto ai giovani riuniti in quel Santuario: “che una piccola cappella era rimasta da un tempo memorabile quasi abbandonata deserta e vuota” e su idea prediletta sarebbe stata trasformarla in “un’azione apostolica più grande”, stretta da un vincolo per sempre con quel luogo…. Qualcosa del povero presepe di Betlemme, dove è nato il Salvatore del mondo, si percepisce nelle sue parole: la convinzione e l’esperienza che tante volte “nella storia del mondo è stato il più piccolo e il più insignificante l’origine del grande, del grandissimo”

In una conferenza in piena guerra mondiale (9/3/1941), nello scontro di grandi potenze, si nota la sua emozione davanti all’umiltà e grandezza del piccolo Santuario all’affermare:

“Tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la più piccola fra le principali terre di Giuda…. (Mt. 2,6). E Betlemme incoscientemente trascina il nostro cuore verso il nostro piccolo Santuario: Tu, piccolo Santuario, laggiù nella valle non sei affatto il più piccolo nel Regno di Dio, da cui lo Spirito Santo vuole irradiare luce per rinnovare il mondo”.

Schoenstatt, piccola e santa terra, puoi essere sconosciutissima, puoi essere piccola, insignificante….

Viviamo in un momento in cui “tutte le speranze e le aspettative, che erano sorte durante gli scorsi mesi, sembra che siano rimaste nel nulla e ci fanno pensare, che per il Giubileo della nostra Alleanza d’Amore, la nostra casa continuerà senza essere la ‘nostra’ casa”.

P. Kentenich ha detto:

Non è così? Non è che questo piccolo Santuario, letteralmente, è il centro, in cui conserviamo il nostro pensare e il nostro sentire oggi? E perché questo benedetto luogo deve essere, per evidente disegno divino, fecondo e benedetto, più che abbondantemente benedetto, perciò notiamo che innumerevoli persone nobili di spirito, gli si radunano  attorno. Persone che l’ultimo anno hanno offerto all’eterno Dio il corpo e la vita mediante la Carta  bianca, per conservare le fecondità di questo benedetto luogo santo.

E, come suona nelle nostre orecchie la frase, che tante volte abbiamo sentito ripetere dal 1929: all’ombra di questo Santuario si decideranno essenzialmente, i disegni della Chiesa per secoli? Quanti più siamo, tanto più questa frase ci colma di commozione e di emozione.

Come echeggia questa frase: “Tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la più piccola tra le principali terre di Giuda….”

Schoenstatt, piccola e santa terra, puoi essere piccola, puoi essere sconosciutissima ed insignificante, ma nonostante tutto con quanta forza riposa la benedizione di Dio su di te. Che fortemente intrecciati sono i disegni di salvezza di Dio con questo piccolo luogo!….”.

Andiamo verso il mondo portando benedizioni

“Io vado in pellegrinaggio in alleanza solidale con il nostro Santuario Originale” – un “motto” vivo in questo momento, dove centinaia e centinaia di persone assumano il compito “di mostrare e dimostrare vitalmente ed apostolicamente, che quel piccolo luogo è il nostro “focolare comune” e la nostra fonte di grazie specifiche, senza il quale non siamo né possiamo agire, né come Famiglia del Padre, né come Movimento Apostolico al servizio della Chiesa e della società.”

P. Kentenich dice nella stessa conferenza:

“….Approfittiamo anche l’occasione per riconoscere, che tutte le benedizioni che siano scese su di noi finora, tutte le benedizioni che si siano impartite da questo pezzettino di terra santa dobbiamo esserne grati alla nostra Regina, nostra Madre e Regina Tre Volte Ammirabile di Schoenstatt. Ella deve essere portata nel suo carro di trionfo. Noi cammineremo umilmente davanti al carro, accanto al carro.

Così è questa comunità. E così deve essere benedetta? Sì, Non sperimentiamo oggi questa benedizione? Non è una corrente di grazie continua che ci inonda tutti? Se io assumo tutto quanto commuove oggi questa sala, ciò che commuove la terra di Schoenstatt e lo posso impartire in benedizioni, allora posso dire: tutti noi, tutti coloro che siamo venuti oggi qui, portiamo benedizione, raccogliamo benedizione e vogliamo portarla al mondo.

Siamo portatori di benedizione!

Sì, quante volte mi sono ripetuto tutto questo questa mattina e nelle ore seguenti. Quanta benedizione scorre oggi di nuovo verso il nostro piccolo Santuario, verso la sorgente, da cui è scaturita la benedizione. Siamo portatori della benedizione!

Raccogliamo benedizione

Posso aggiungere, non veniamo solamente per portare benedizione, no, no, vogliamo anche raccogliere benedizione da questo luogo. Pensiamo incoscientemente all’abbondante Capitale di Grazie, che ha accumulato tutta la Famiglia per portarlo qui e metterlo nelle mani della Madonna, e così lo crediamo umilmente e semplicemente. Raccogliamo benedizioni. Vogliamo uscire da qui benedetti, abbondantemente benedetti, profondamente benedetti. Portiamo benedizioni e aspettiamo benedizioni.

Andiamo al mondo portando benedizioni

Che aspetto ha questa benedizione che portiamo al mondo? Qui anche debbo distinguere delle triplici correnti. Per cominciare c’è la benedizione di essere consolidati in Dio.

Per la seconda volta domando: Che tipo di benedizione vogliamo portare? La benedizione della parola accesa in Dio. Una parola, calda, una parola convincente, impregnata di una fiamma interiore. Quanta benedizione si può spargere così!

Chissà forse non tutti abbiamo sognato, che qualche volta avremmo potuto approfittare di un tempo come quello che abbiamo oggi davanti a noi. E ciononostante siamo stati tanto flessibili dall’inizio, che non ci è stato difficile un cambiamento. Vogliamo raccogliere benedizioni e portarle al mondo.

Infine la terza corrente di benedizioni, quella che tutti vogliamo portare al mondo, la benedizione di una vita di azione.

Finalmente la terza corrente di benedizioni, quella che tutti vogliamo portare al mondo, la benedizione di una vita di azione consolidata ed accesa in Dio.  Andiamo avvicinandoci al prossimo nelle azioni di giorno in giorno; annunciando Dio, annunciando Cristo nella vita quotidiana.”.

Quando in Israele si pensava che la sua venuta fosse impossibile

Nei momenti, in cui umanamente tutto sembrava perduto, guardiamo Betlemme, guardiamo i cento anni dell’Alleanza d’Amore. “Nell’epoca di fondazione della Famiglia, l’Alleanza d’Amore si è vissuta in solidarietà mutua sui campi di battaglia e nelle trincee….in esilio, nella solidarietà con il Padre e come Famiglia, nei campi ecclesiali e della propria Famiglia…Oggi ci s’invita a vivere l’Alleanza solidale nei campi della Nuova Evangelizzazione costruendo la cultura d’Alleanza, dedicazione non meno radicale per la conquista spirituale della Famiglia Missionaria e Pellegrina, del nostro Santuario vivo, del nostro Santuario Originale”.

Guardiamo il “profeta del Santuario”.

“Tu Betlemme, terra di Giuda….” – Tu, Schoenstatt, non sei nell’ampio mondo uno dei luoghi insignificanti! Quante persone portano oggi sulle labbra il nome della Madre Tre Volte Ammirabile! Quante persone circondano e si radunano intorno al nostro Santuario! Il Santuario è per loro il simbolo del divino, del realmente cristiano.

Per me si possono scatenare le tormente sempre più violente, per me la barchetta, in cui ci troviamo potrà essere sballottata da un lato all’altro per il vento e le onde, in modo che temeremmo di naufragare. E, ciononostante tutti restiamo imperterriti, afferrati ad una gran frase, che ci ha insegnato S. Vincenzo Pallotti, e che lui ha pronunciato in un’epoca rivoluzionaria simile a questa; Mater habebit curam”. O afferrati ad un’altra frase, sorta dalla penna di Sant’Alfonso Maria di Liguori, che ci illumina dal nostro Santuario: Servus Mariae nunca peribit.

E può essere, può parere, può sembrare che sia un gioco, e sopra a tutto brilla un insondabile e profondo costruire e confidare: Mater Habebit curam, Servus Mariae numquam peribit.

Siamo convinti, che la Madonna si solleverà come un esercito pronto alla battaglia all’ultimo momento, al momento giusto. Se analizziamo la vita della benedetta tra le donne, percepiamo un’epoca simile all’attuale, tutto aspetta un Liberatore, un Salvatore. Ed Egli è tanto vicino. Quando in Israele si pensava che la sua venuta fosse impossibile, la Madre di Dio si è incontrata con l’Angelo nel silenzio santo di Nazaret. Ella vuole restare vergine, e ciononostante deve essere madre. Sì, tutto ciò che sembra essere impossibile, che Ella sia la Madre del Dio eterno, avviene immediatamente. E così sarà, avverrà anche per noi, nel momento opportuno, che si aggiungerà una gloriosa vittoria al tallone della Madre e Regina Tre Volte Ammirabile di Schoenstatt.

Ed ora vogliamo elevare un canto con tutto quanto io, come interprete, vi ho potuto dire ed interpretare, il nostro Inno della Famiglia: “Proteggici sotto il tuo manto….”.

“Chissà forse è il momento di dire alla Mater nuovamente e nello spirito della nostra preghiera di pellegrinaggio 2014: “io vado in pellegrinaggio in Alleanza solidale al nostro Santuario Originale, chiedendoti che nuovamente te installi con la tua Famiglia”.

Compendio della conferenza di P. Kentenich “E tu Betlemme”

Traduzione del testo della conferenza di P. Kentenich del 9 marzo del 1941. M. Paz Leiva, Madrid. Spagna.
Testi inseriti da: Io vado in pellegrinaggio in Alleanza solidale, al nostro Santuario Originale

 


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