Postato su 2015-07-04 In Progetti

“Quando c’è bisogno di noi, andiamo tutti e aiutiamo”

PARAGUAY, Fondazione Dequení: Intervista con Basilio Santacruz, responsabile della comunità El Carmen, in Arroyos ed Esteros, con motivo dei 30 anni di Dequení •

Don Basilio è il tipo di persona che quando ti vede arrivare cammina verso di te per accorciare le distanze. Arriva sotto il cielo di Arroyos ed Esteros, scendendo per la strada che lo porta fino alle finestre fiorite del Centro Comunitario che lui ha costruito con le sue mani e allunga una mano per salutare “Peguahéke”, dice. E con la mano rimasta libera si toglie il capello “pirí” per consegnare l’acqua de i suoi occhi che hanno il colore marrone del fiume Manduvirá. E’ il capo, la guida. E’ la persona che sente la sofferenza degli altri come fosse sua, e l’allegria altrui le addolcisce il viso preparandosi per la conferenza “koa ha’e ñande róga guasu”, dice con orgoglio. La casa è grande, dove i sogni come il pane, si condividono fra i presenti…

Basilio Santacruz arriva a questo mondo 57 anni fa. Nella sua infanzia si respirava dolcezza nell’area, suo padre, don Delio Santacruz Flor, le ha insegnato il linguaggio della terra, e sua madre, Juliana Cubilla, le insegnai tutto il resto.

Basilio racconta, in guaraní: “io mi occupo della piantagione di canna di zucchero, come mio padre. Mio figlio lavora con me alla piantagione, e più in su, uno dei miei fratelli – sono in quattro-, elabora il miele di canna”.

Per segnalare dove lavora, punta con il dito un paesaggio immerso fra ciocche di verde che entra in penombra con la pioggerella che comincia a cadere senza fare rumore. “Più tardi vi porto” promise.

Parla di Natalicia Galeano, e il suo sguardo si addolcì. E’ sua moglie, che le ha dato suo figlio, e chi sa veramente di cosa lui parla, per che “è stata lei la prima presidentessa della commissione comunale” spiega.

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Sogni comuni

Fra il cielo trasparente e le file strette di canna di zucchero, la comunità El Carmen ha una istoria ben distinta da due fatti: allagamenti da una parte, e dall’altra, la lotta per l’acqua potabile per ogni casa.

Se non si avessero messi insieme a lavorare per questo, oggi le famiglie dovevano continuare a portare acqua dal fiume, come Basilio Santacruz ricorda lo faceva da bambino.

Ma si sono uniti, e costruissero il Centro Comunitario, chiesero la terra, e lì costruirono vicino al fiume, mattone su mattone quella che oggi è la casa di tutti, e i sogni condivisi cominciarono a compiersi: “Tuicha okambiá la ñande vida”, assicura lui.

-Don Basilio, è bellissima questa casa che avete e condividete tutti…

-questa terra era suolo pubblico, questo ci hanno dato, e noi abbiamo costruito la casa e formato il Centro. Ora è più facile, perché attraverso del centro comunitario abbiamo assistenza della Fondazione Dequení, e i bambini ricevono materiale scolastico, vestiti per la scuola e sostegno, e anche cibo e assistenza sanitaria.

-Sí. Qui le togliamo i parassiti, si fanno la vaccinazione e ricevono anche assistenza dentale. Ci sono iscritti 300 famiglie per ricevere questa assistenza, e possono iscriversi senza previ requisiti. Chi vuole, si scrive.

-Si paga qualcosa per far parte del centro comunitario?

-Si paga 5.000 guaraníes mensili. Qui ci troviamo tutte le settimane, le mamme preparano la collazione e la merenda per i bambini che ricevono lezioni di rinforzo scolastico e motivazionale. Di sabato si offrono anche lezioni da parrucchieri, importante anche per i ragazzi che da dicembre abbiamo cominciato a ricevere, è importante per loro questa professione.

– Per ché?

– Perché qui quello che si trova di più come lavoro e sbucciare le canne di zucchero, un lavoro sotto pagato, come parrucchiere si guadagna di più.

– Quante persone lavorano qui?

– Sedici, e sono tutti volontari.

– Come mai hanno scelto lei come presidente del Centro Comunitario, don Basilio?

– Sono presidente da quattro anni, prima di me era mia moglie. E’ stata una elezione fata in una semplice riunione, in tranquillità, senza problemi.

– Cosa cambia in un bambino che arriva in questo centro comunitario?

– Per i bambini il cambiamento è grande, perché qui si segue la crescita scolastica. Prima lasciavano la scuola, ora non più. Si aiuta anche alle famiglie a “seguire i bambini”, si aiuta a responsabilizzare ai genitori.

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Il miracolo…

Don Basilio ci porta più in la delle piantagioni dove lavora con suo figlio, e che in precedenza lavorava con suo padre. Ci fa conoscere la casa dove è cresciuto (finestre antiche, corridoi freschi…) ci fa camminare su un tappetto di canna di zucchero e ci fa sentire l’odore del miele che bolle su un focolare. “ Si vende a 5.000 la bottiglia” ci racconta, lamentandosi in tanto del mal stato della strada che si deve fare fino alla elaborazione del miele, causa per cui quando piove non si può andare a prendere il prodotto per venderlo.

-Quanto tempo ci avete messo per avere l’impianto che porta l’acqua alla Comunità, don Basilio?

– Sette anni di battaglia. Non riuscivamo ad averla, finché la Fondazione Dequení ha gestionato con la ditta Coca-Cola per aiutarci. Ora abbiamo acqua nelle nostre case.

– Come hanno fatto prima di questo?

– Avevamo un pozzo, e portavamo l’acqua dal fiume una carriola, “kuñakuéra iñakâ ari ogueru” . Qua ci sono 3 mesi d’acqua e 3 mesi di asicità, ma ora non sicede più perché abbiamo finalmente l’impianto d’acqua. Ora i bambini possono andare tranquillamente a scuola, perché prima dovevano aiutare a raccogliere l’acqua, invece ora non è più necessario, hanno tempo di studiare e anche per giocare.

-Ci dica questo, don Basilio: quale stimolo ha lei per fare tutto questo lavoro per le persone che vivono qui? Perché lascia la sua piantagione per assistere a una riunione, o per organizzare delle attività?

– Perché mi piace il lavoro con i bambini, con la comunità e mi piace vedere il progresso. Io so dove dobbiamo andare quando c’è bisogno e andiamo, e aiutiamo. Se serve fare un pozzo, andiamo tutti e lo facciamo, perché così un giorno anche a noi ci aiuteranno altri.

Don Basilio Santacruz ci saluta con la stessa stretta di mano dal inizio, si mette il suo capello in testa e torna alla sua terra, dove le file di canna di zucchero crescono vivacemente sotto il cielo di Arroyos y Esteros.

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Lo facciamo per i bambini…

Ogni uno di noi, ovunque ci troviamo nel mondo, possiamo allearci con Dequení. “Lo facciamo per i bambini”. Con una beca (55 €) annuale un bambini può andare a scuola. Con un contributo fra 18 e 35 Euro mensili, si può diventare padrino di un bambino e darli tutto ciò di cui ha bisogno per crescere con dignità. Possono contribuire privati o aziende, si può offrire volontariato, si può diffondere questa grande opera fra famigliari, amici, colleghi o conoscenti, si possono organizzare lotterie di solidarietà, e molto altro… e l’amore si trasforma in creatività…

Tante altre opzioni e informazione si possono trovare nella pagina di Dequení: www.dequeni.org.py

Dequeni nelle tende virtuali della coltura dell’alianza

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Originale: Castellano. Traduzione: Gisela Ciola, Trento, Italia

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