Postato su 2016-10-18 In Riflessioni e opinioni

L’accoglienza dei migranti

Un contributo dal Cile alla discussione che sovente sembra confinata alla sola Europa, di P. Hugo Tagle   •

Nel corso dell’ultimo decennio, il numero degli immigrati in Cile è cresciuto del 123%. Solo da Haiti, sono arrivati in sei mesi più di 20,000 immigranti, cioè 110 al giorno.  La politica estera del Cile è diventata più flessibile e aperta al mondo, seguendo un trend tipico dei paesi in via di sviluppo e il richiamo delle Nazioni Unite ad accogliere i milioni di sfollati del mondo.  È, questo, un segno di apertura che arricchisce la nostra eredità culturale, donandoci più colore e diversità. Il Cile, tradizionalmente isolato dalle Ande e dal mare, sta ora diventando più aperto e ricettivo, e ciò è una sfida ai nostri parametri culturali, forzandoci a diventare più tolleranti e ad apprendere la grandezza culturale degli altri.

In numerose occasioni, il Santo Padre Papa Francesco ha fatto riferimento al dramma dei milioni di sfollati che sono alla ricerca di condizioni di vita migliori, che scappano da guerre, fame, persecuzioni.  La compassione cristiana – questo ‘soffrire con’, con-passione – si esprime anzitutto nell’impegno di conoscere gli eventi che spingono a lasciare forzatamente la Patria e, dove è necessario, nel dar voce a chi non riesce a far sentire il grido del dolore e dell’oppressione.(Papa Francesco, Discorso al Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, 24 maggio 2013).  In questo modo, i cristiani sono chiamati a diventare consapevoli del fatto che così tanti fratelli sono segnati da ferite profonde: violenza, abusi di potere, distanza dalle famiglie, eventi traumatici, abbandono delle proprie case e incertezza per il futuro.

Il Cile, Così come molte altre parti delle Americhe, è terra di immigrati. Finanche coloro che dicono di essere indigeni, erano, una volta immigrati. La vocazione umana è un andare e rimanere. Ci sistemiamo in un luogo con la voglia di andare, di prendere un volo verso nuove avventure. La modernità è caratterizzata dalla mobilità. È una caratteristica essenziale che è destinata a rimanere. Tutto sta diventando flessibile, instabile, mobile: le nostre case, il lavoro, le reti sociali. Viviamo in una “società liquida”, per usare la famosissima frase di Zygmunt Bauman. Dobbiamo accettare l’idea che questo fenomeno non diminuirà, ma aumenterà col tempo. L’invito, allora, è di avvantaggiarsi sugli innumerevoli benefici che possiamo trarne.  Il contatto con gli altri ci arricchisce. Dagli abiti al cibo, alla letteratura, all’arte, alla musica: la migrazione è un dono che apre nuovi orizzonti, ci rende più accoglienti e allarga la nostra visione e comprensione della realtà.

La maggioranza degli immigrati in Cile sono di religione cristiana, con un’esperienza di fede spesso profonda ma anche nuova. Nuove la musica, le danze, le devozioni, le pratiche religiose. Tutto ciò, se integrato con saggezza e preparazione, renderà la Chiesa più ricca, diversa, multiculturale e missionaria.

Fonte: Vinculo Magazine, Cile, Settembre 2016

Originale: spagnolo. Traduzione: Pamela Fabiano, Roma, Italia

 

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