Postato su 2016-03-09 In La Chiesa - il Papa

Papa Francesco nel mio Messico: Testimonianze di schoenstattiani messicani (4)

PAPA FRANCESCO IN MESSICO, Chiapas, di Mayra Delgado de Yamallel ●

Che benedizione aver partecipato, insieme a Monica Guerra de Morales, all’Incontro delle Famiglie con Papa Francesco, a Tuxtla Gutiérrez, Chiapas!

La sera prima dell’Incontro siamo arrivate a Tuxtla insieme ad altre quattro amiche appartenenti all’Apostolato della Croce. Avevamo i biglietti per lo Stadio Victor Reyna, che ci erano stati procurati dall’Arcidiocesi di Monterrey.

Prima di tutto abbiamo fissato l’orario di uscita per l’indomani mattina. L’ingresso nello stadio era previsto per le 8:00 a. m., mentre l’incontro con il Papa sarebbe cominciato verso le 16:15. Una di noi ha preso subito contatto con delle amiche che avevano viaggiato con Don Lomeli, Direttore della Pastorale Familiare di Monterrey e abbiamo pensato che la cosa migliore fosse di uscire dal nostro hotel alle 4:30 a.m.

Visto che l’attesa sarebbe durata circa 12 ore, ci siamo preparate qualcosa da mangiare, perché sapevamo che là dentro non avrebbero venduto nulla. Ci siamo portate dietro anche molta crema solare di protezione e una grandissima carica di emozione e di entusiasmo!

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Ansiosa attesa

Ci siamo avvicinate il più possibile allo Stadio, perché le strade erano già state chiuse la sera prima. Abbiamo camminato per un chilometro e mezzo e per strada abbiamo incontrato Don Lomeli! L’Arcidiocesi ci aveva messo a disposizione dei sombreros e un paliacate, che è un fazzoletto da mettere in testa come segno di riconoscimento e che si è rivelato di grande aiuto. Dopo aver percorso questo tratto, siamo arrivate allo stadio e al primo controllo di sicurezza. Con Don Lomeli, siamo passate senza problemi e abbiamo seguito la fila che si era formata già dalla sera prima. L’orologio segnava le 5:15 a.m. Ci siamo inserite nella fila con altre persone che venivano da Monterrey. Lì ci siamo accorte che alcuni conoscenti, che erano arrivati solo pochi minuti dopo di noi, non erano riusciti a passare il primo controllo e che venivano indirizzati ad un’altra fila, molto lontano dallo stadio. In verità, questo ci ha fatto sentire molto privilegiate!

Abbiamo recitato il Rosario, conversato con persone di altri stati e difeso i nostri posti, dato che c’era chi  voleva passarci avanti. Alla fin fine eravamo molto ansiose di entrare nello stadio e di prendere i posti migliori. Finalmente, alle 9:15 fu aperto lo stadio, un’ora dopo il previsto. Entrando e vedendo la riproduzione della Croce di Copoya – (l’originale si trova su una collina ed è il simbolo della città) – poi la sedia per Papa Francesco e a lato l’Immagine della Sacra Famiglia, il nostro cuore ha cominciato a battere forte per l’emozione. Ci siamo sedute molto vicino ad altri pellegrini di Monterrey.

Le prime ore sono passate senza contrattempi. C’era poca gente e riuscivamo ancora a spostarci per trovare zone d’ombra.

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Ore molto difficili

Nelle ore d’attesa veniva presentato un programma vasto e pieno di slancio. C’erano canti accompagnati da marimba e musicisti, si facevano le prove dei cori-parlati, testimonianze, la classica onda di “ola”, ma poco dopo sono venuti ad avvisarci che non c’era acqua nei bagni. Il sole cominciava a scottare e l’acqua che c’era a disposizione veniva meno. Lo stadio si affollava e affollava! C’era gente nei corridoi sia in piedi che seduta ed era molto difficile muoversi. Un’amica è andata a cercare qualcuno della sicurezza (c’era pochissimo personale per mantenere l’ordine), per avvisare che era pericoloso fermarsi nei corridoi. Ma ci hanno risposto che non potevano farci niente. L’insieme di tutti questi fattori ha reso le ultime tre ore molto difficili.

Si chiedeva continuamente aiuto al personale paramedico, (che faceva fatica a passare), per portar via in barella le persone che avevano preso un’insolazione o che erano svenute. Noi abbiamo cominciato a sentirci a disagio e ad angustiarci. Il calore era insopportabile e il sovraffollamento creava un senso di asfissia. Ma Dio opera in tutto! Proprio nel momento in cui il caldo, la sete e la folla diventavano insopportabili, all’interno del programma si dava inizio all’Adorazione del Santissimo. Tutti ci siamo messi a pregare e con la poca acqua che avevamo ci rinfrescavamo un po’. Gesù presente nel Santissimo Sacramento ci ha alleviato e dato le forze necessarie per l’ultimo “strappo”.

L’elicottero del Papa sorvola lo Stadio

Tutt’a un tratto, verso le 15.00, fu annunciato che l’incontro del Papa sarebbe stato anticipato. Questa notizia ci ha dato speranza e alle 15:15, nel momento in cui i macroschermi proiettavano l’immagine dell’elicottero con il Santo Padre – che veniva a Tuxtla da San Cristóbal – come per magia si sviluppò tra tutti i presenti un’euforia inspiegabile! Le migliaia di cuori che si trovavano nello stadio, dimenticando tutti i disagi che avevano patito cominciarono a respirare una gioia che è impossibile spiegare a parole. E che dire del momento in cui l’elicottero sorvolava lo stadio! Tutti cominciarono a saltare e ad agitare le braccia! L’elicottero intanto atterrava e nei macroschermi vedevamo la figura del Papa che scendeva. Abbiamo capito che in pochi istanti l’avremmo potuto vedere!

Benedetta l’occasione di poter stare e sentirsi vicini al Papa che sorride, che esorta e che motiva!

Dal momento in cui l’abbiamo intravisto nella Papamobile, l’“estasi” è stata totale. Tutti volevamo cogliere il suo sguardo e come bambini che si lanciano per afferrare le bolle di sapone, così anche noi volevamo “afferrare” la sua benedizione.

Il Papa ha cominciato il suo discorso con un amabile e amorevole “Buenas tardes”. Il pomeriggio era meraviglioso! Ogni parola che egli pronunziava veniva da un Pastore “con l’odore delle pecore”. Il suo messaggio, pieno di massima speranza e e di incoraggiamento, era diretto alle famiglie messicane e alle famiglie del mondo e le migliaia di fedeli là riuniti lo ascoltavano con molta attenzione e rispetto.

Abbiamo preso in mano le nostre intenzioni, alcune erano scritte, altre erano fotografie. Tutti noi volevamo presentare al Santo Padre le nostre famiglie, gli amici e tutte le persone che ci chiedevano una preghiera o un’intenzione.

Il Santo Padre sapeva di trovarsi nel bagno di folla di un popolo spiccatamente mariano. Forse è stato per questo che abbiamo sentito il Vangelo delle Nozze di Cana e che il Papa ci ha invitato a darci la mano e a recitare tutti insieme l’Ave Maria

Benedetta l’occasione di poter stare e sentirsi vicini al Papa che sorride, che esorta e che motiva! Vicini al Papa che prega e che chiede che preghiamo per lui! A colui che crede e ci ha fatto prendere l’impegno di difendere la famiglia al di sopra di tutto!

Vicino al Papa che semplicemente affascina … e che non ci ha lasciato altra scelta, se non quella di sentire la sua mancanza prima ancora di partire!

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Originale: Spagnolo. Traduzione: Maria D. Congiu, Roma, Italia

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